martedì 6 settembre 2022

Giacomo Puccini al Conservatorio di Milano ( da Giacomo Puccini, Sonatore del Regno, di Pietro Acquafredda. Edizioni Clichy)

 

1880, 10 novembre. «Carissima mamma, l’esame

di ammissione è andato bene e giusto stamattina sono

stato al Conservatorio e ho veduto che sono stato il

migliore di tutti, modestia a parte; però ci è sempre un

pelo: mi ha detto Bazzini che vi è la questione dell’età

ma ha detto il direttore Ronchetti che saranno scelti i

migliori esaminati allora spero bene tanto più che mi

ha detto il direttore che sull’età ci passeranno sopra

visto che io ho compiuto gli studi. Il 16 dicembre co-

minciamo le lezioni. Mangio male ma ora mi cambio”.


***


1880, 9 dicembre. «Carissima Mamma... Mi sono

fatto un orario così disposto. La mattina mi alzo alle

otto e mezza; quando ci ho lezione vado; in caso di-

verso studio un po’ di pianoforte. Mi basta poco, ma

bisogna che lo studi. Seguito: alle dieci e 1/2 faccio

colazione, poi esco. All’una vado a casa e studio per

Bazzini un paio d’ore; poi dalle tre alle cinque via ac-

capo col pianoforte, e un po’ di lettura di musica clas-

sica... Alle cinque vado al pasto frugale (ma molto di

quel frugale!) e mangio un minestrone alla milanese,

che per dire la verità è assai buono. Ne mangio tre

scodelle, poi qualche altro empiastro; un pezzetto di

cacio coi bei [vermicelli - è il gorgonzola, N.d.R.] e

un mezzo litro di vino. Dopo, accendo un sigaro e

me ne vado in Galleria a fare una passeggiata in su e

in giù, secondo il solito. Sto lì fino alle nove e torno a

casa spiedato morto. Arrivato a casa faccio un po’ di

contrappunto, non suono perché la notte non si può

suonare. Dopo infilo il letto e leggo sette o otto pagine

d’un romanzo. Ecco la mia vita...» (Puccini).


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1881. «In causa delle sue continue assenze non giu-

stificate il Consiglio accademico in adunanza del 26

gennaio 1881 infligge a Giacomo Puccini la multa di

L.10» (Atti del Conservatorio di Milano).


***


1882. «Giacomo Puccini - questo grande musicista

nacque a Lucca l’anno... e puossi ben dire il successore

del celebre Boccherini. Di bella persona e d’intelletto

vastissimo portò nel campo della arte italiana il soffio

di una potenza quasi eco dell’oltrapica wagneriana!»

(Puccini, «autonecrologio», in un quaderno di appunti).


***


1882, 6 dicembre. «I miei studi vanno bene e lavo-

ro assai. Il freddo quassù è straordinario ed è maggiore

degli anni scorsi: sono perciò a pregarla di un favore

che spero troverà giusto. Debbo studiare e come sa io

studio specialmente di sera tardi fino a notte inoltrata

e avendo una camera fredda fredda mi abbisognerebbe

un po’ di fuoco. Io non ho denari perché, come sa,

quelli che lei mi manda sono per il puro necessario,

perciò avrei bisogno di qualche cosa per comprarmi

una di quelle stufe economiche da brace che fanno

assai caldo» (Puccini a Nicolao Cerù, suo prozio).


***


1882. «Il mio insegnante, Ponchielli, è così distrat-

to che gli porto lo stesso compito che ho preparato a

casa per il maestro Bazzini. Gli ho anche sottoposto

la stessa fuga tre o quattro volte facendo soltanto pic-

colissimi cambiamenti» (Dante Del Fiorentino, 1952).


***


1883, 8 gennaio. «Egregia signora... il di Lei figlio

Giacomo è uno dei migliori allievi della mia scuola

[classe, N.d.R.] e di lui sono contento. Direi conten-

tissimo se si accudisse con un po’ più di assiduità poi-

ché, quando vuole, fa bene. È necessario che il suo

Giacomo, all’infuori di ciò che deve fare per la scuola,

si occupi seriamente dell’arte sua, studiando indefessa-

mente da sé, col guardare gli autori, e scrivere... scrive-

re, buttar giù musica. Rapporto al diploma l’otterrà di

certo alla fine dell’anno scolastico quantunque, glielo

dico francamente, un altr’anno in Conservatorio non

ci farebbe male. Comunque sia, raccomandi a suo fi-

glio di non mancare anche alle altre scuole (lezioni,

classi), così otterrà la classificazione complessiva. E dal

canto mio sia pur sicura che farò di tutto per giovargli,

anche per procurargli un posto, qualora capitasse. Ma

ciò non può avvenire che finiti i suoi studi. In ogni

modo non trascurerò nulla, appena mi si presenterà

l’occasione... di Lei dev.mo A. Ponchielli» (Amilcare

Ponchielli ad Albina Magi).


*****


1883, luglio. «Voialtri a Lucca l’avete sempre con

le raccomandazioni; maledetto a chi l’ha inventate... si

vede che Carlo Lodovico vi ha sciupato la testa a tutti.

Voialtri non sapete che tipi sono Ponchielli e Bazzini»

(Puccini alla madre).


*****


«Mi sentivo l’ispirazione e scrivevo a casa, per stra-

da, a scuola, all’osteria dell’Aida, o all’Excelsior del

bravo sor Gigi, che ci dava da mangiare senza la scioc-

ca pretesa che poi si pagasse il conto; scrivevo su fo-

glietti, pezzi di carta, margini di giornale...» (Arnaldo

Fraccaroli, 1925).


*****


1884, 10 giugno. «Ho sentito a dir molto bene del

musicista Puccini. Ho visto una lettera che ne dice tutto

il bene. Segue le tendenze moderne, ed è naturale, ma si

mantiene attaccato alla melodia che non è né moderna

né antica. Pare però che predomini in lui l’elemento

sinfonico! Niente di male. Soltanto bisogna andar cauti

in questo. L’opera è l’opera: e la sinfonia è la sinfonia,

e non credo che in un’opera sia bello fare uno squarcio

sinfonico, per sol piacere di far ballare l’orchestra» (Giu-

seppe Verdi, lettera ad Opprandino Arrivabene).

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