Wagner e poi Vivaldi, Mozart e Verdi: la Stagione di Opera della Fondazione I Teatri Reggio Emilia porta al Teatro Municipale Valli nella Stagione 2022/23 quattro opere: Tannhäuser, forse la creatura artistica più amata dal suo autore: Il Tamerlano ovvero la morte di Bajazet con l‘Accademia Bizantina di Ottavio Dantone; Don Giovanni nella lettura di Mario Martone e Un ballo in maschera, una delle grandi opere della maturità di Verdi.
A Reggio Emilia, Tannhäuser manca da 12 anni, e inaugura la Stagione il 18 e 20 novembre, nella produzione proveniente dal Festival di Heidenheim, in Germania, dove sta per debuttare in una coproduzione Opernfestspiele Heidenheim OH!, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia. Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini e Czech Philharmonic Choir Brno, con direzione di Marcus Bosch, regia di Georg Schmiedleitner. «Con il Tannhäuser intendo provocare una grande rivoluzione, perché sento che con esso ho compiuto un passo gigantesco nella direzione del mio ideale», scriveva Wagner dell’opera che, col gigantesco scandalo provocato a Parigi dall’esecuzione del 1861, lo aveva consacrato come quell'”artista dell’avvenire” a cui, da Baudelaire in poi, guarderà tutta l’arte moderna: pietra di paragone ineludibile, nel bene e nel male, per il resto dell’800 e molto oltre.
E’ affidata alla intensità dell’Accademia Bizantina, diretta da Ottavio Dantone, Il Tamerlano, ovvero la morte di Bajazet, interessante e molto poco rappresentata (e a Reggio Emilia mai messa in scena prima) opera barocca di Vivaldi in scena il 27 e 29 gennaio 2023. Bajazet, potente sultano dell’impero ottomano, viene sconfitto da Tamerlano, condottiero mongolo, e si suicida: si tratta di personaggi storici, simboli della grandezza e del declino dell’impero con cui la Serenissima aveva dovuto confrontarsi per tutto il corso della sua storia. La ‘tragedia per musica’ composta da Vivaldi (qui eseguita nell’edizione critica ricostruita da Bernardo Ticci) è un pasticcio, ovvero un’opera, una forma assai peculiare di opera barocca, in cui vi confluirono non solo pagine preesistenti dell’autore, ma anche di altri compositori: all’epoca una prassi consolidata, che non toglie nulla all’irresistibile incisività della scrittura vivaldiana. Una nutrita coproduzione Ravenna Manifestazioni/Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Teatri di Piacenza, Fondazione I Teatri di Reggio Emilia, Fondazione Teatro Comunale di Modena, Fondazione Teatro del Giglio di Lucca.
“Ho avuto la visione della tribuna di questo Don Giovanni in una notte insonne. Un’apparizione improvvisa, generata da chissà quale gorgo psichico, qualcosa tra il teatro elisabettiano, una arena spagnola, degli scranni di tribunale”. Così Mario Martone parla del suo Don Giovanni, altro titolo in scena al Teatro Municipale Valli il 24 e 26 febbraio, nell’allestimento del Teatro di San Carlo di Napoli – coprodotta da Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro Regio di Parma e Fondazione I Teatri di Reggio Emilia – e ripresa da Raffaele Florio. Corrado Ravaris dirige l’Orchestra dell’Emilia Romagna Arturo Toscanini e il Coro del Teatro Regio di Parma. Don Giovanni sarà Vito Priante, mentre Carmela Remigio vestirà di nuovo i panni di Donna Elvira. Libertino, eroe, malvagio – Don Giovanni è molto più del personaggio di un’opera: figura apparsa per la prima volta nel 600, emerge nell’opera di Mozart come una vera forza della natura, non soggetta a nulla e nessuno – almeno fino alla scena finale e a quell’invito a cena che non può rifiutare. Don Giovanni è un “dramma giocoso”, secondo la definizione di Mozart, in cui la dimensione tragica e quella comica si fondono in uno dei vertici assoluti della civiltà musicale europea.
Un ballo in maschera secondo il critico e musicologo Massimo Mila è “il Tristano e Isotta di Verdi”. Una delle grandi opere della maturità, dove gelosia, tradimento, amore e rinuncia – tipici temi verdiani – si uniscono a un’inedita leggerezza e ironia nel raffigurare lo sfondo su cui si snoda il poema di un amore impossibile e disperato. Il 17 e 19 marzo viene proposto nell’allestimento del Teatro Regio di Parma, in coproduzione con Fondazione I Teatri di Reggio e Teatro Comunale di Modena con la Filarmonica dell’Opera Italiana Bruno Bartoletti e il Coro Lirico di Modena diretti da Fabrizio Maria Carminati e regia di Massimo Gasparon.
Ulteriori informazioni: www.iteatri.re.it/tipo/opera
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