La meravigliosa ex prima ballerina étoile del Teatro alla Scala viene definita ucraina dall’incauta Wikipedia italiana perché nata a Lutsk. In realtà è russa. Il padre, un militare di stanza a Kyiv sino al 1995, le ha dato la cittadinanza di quello che poi sarebbe diventato il marito di lei, il famoso violinista russo Vadim Viktorovich Repin. Insieme i due continuano a esibirsi in eventi di musica e danza in giro per la Russia, come hanno sempre fatto dopo il loro matrimonio. Zak-Zak, come viene nominata dagli amici, è ancora in forze come étoile assoluta al Balletto del Bolshoi ma ormai raggiunta un’età matura, 43 anni a giugno, è anche star televisiva; organizza da 15 anni un festival per ragazzini di tutte le scuole russe e lo ha fatto anche in questo 2022 con i soldi del governo russo: dunque se ne sta a Mosca. Forse perché in passato è stata pure la prima ballerina accolta da Putin nella duma, il parlamento già zarista? Nient’affatto. Zak-Zak è contro la guerra, ma cosa dovrebbe fare se vive a Mosca e continua a lavorare? Certo ha rinunciato al Gala Fracci della Scala; non ballerà nella Giselle di luglio, ma resta “artista ospite”. Eppure, dall’8 al 10 settembre il Teatro Regio Opera Festival già annuncia il suo ritorno in Italia in un “Zakharova e Repin” dal titolo Pas de Deux for Toes and Fingers: la star danzerà con compagni di cordata del Bolshoi e anche con Tissi, già in Italia. Il direttore artistico del Regio, Sebastian F. Schwarz, non teme ritorsioni.
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Che la coppia sia contro la guerra, risulta a Marinella Guatterini che conosce bene il mondo della danza. Non abbiamo ragione per dubitarne. Ma solo a lei. Dichiarazioni pubbliche in proposito non se ne conoscono. Può bastare questo, senza che neanche un cenno di tale convinta posizione risulti a chicchessia? Si può supporre forse che il di lei marito, Repin, violinista di valore ( come lo è del resto la Zakharova per la danza), dissenta convinto dalla moglie nell'appoggio a Putin? Il violinista recita in questa storia di distruzione e violenza, la parte del famoso 'cavallo di Troia', serve far tornare la moglie sui palcoscenici dell'Occidente.
A noi non basta, e il Teatro Regio di Torino dovrebbe pretendere una esplicita dichiarazione di condanna dell'invasione russa in Ucraina, anche se annacquata, almeno formale
Altrimenti che senso avrebbe la recente decisione della UE di tornare a richiedere ai russi, ai cittadini comuni intendiamo, il visto per entrare in Occidente, mentre non lo si richiede da chi è stato molto vicino a Putin, al quale si ritiene lo sia ancora, contro cui sono state messe tante sanzioni? ( P.A.)
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