mercoledì 14 settembre 2022

Scuola e Sanità sono l'ultima preoccupazione della politica in Italia

SCUOLA.  Il ministro Bianchi, alcune settimane prima che l'anno scolastico prendesse l'avvio, ha dichiarato: quest'anno, a  differenza dei precedenti, quando inizieranno le lezioni ci saranno tutti i professori e tutto il personale scolastico necessari agli istituti.

I Presidi hanno risposto al ministro, già qualche giorno prima  dell'avvio delle lezioni, confermando poi a lezioni avviate: mancano molti professori, compresi i supplenti e manca anche il personale ausiliario.

 Queste due affermazioni non sono compatibili, una delle due è falsa; magari non del tutto, ma sempre falsa resta.

Allora delle due l'una: O i presidi accusano il ministro di essere un bugiardo; o il ministro assume provvedimenti contro i dirigenti che  intendono infangare il nome del ministero dell'istruzione. 

 E, invece, non accade nè l'una nè l'altra cosa. E il Paese sta a guardare.


SANITA'. Nessuno dimentica l'impegno dei sanitari nel recente periodo, quello più drammatico degli inizi, della infezione da Covid. Di fronte al sacrificio di tutto il personale sanitario la politica ha fatto promesse di ogni genere. Ora che la Pandemia anche se non del tutto debellata, sembra essersi attutita, la sanità in Italia torna al punto di partenza, con tutti i disservizi che aveva e che continua ad avere. Come ad esempio le cosiddette 'liste di attesa' anche per esami od interventi che necessiterebbero tempi certi e stretti.

 Nella polemica, indirettamente, è intervenuto nei giorni scorsi anche il prof. Garattini, a seguito della denuncia di un paziente sulla attività cosiddetta 'intramoenia', quell'attività, cioè, esercitata nelle strutture sanitarie, ma a pagamento dagli stessi sanitari in organico nella struttura. Per essere chiari. Se si ha bisogno di  un esame urgente e la struttura glielo fissa  alle calende greche, un modo c'è per risolvere il problema, senza ricorrere a strutture private, dove paghi e l'esame si fa in ventiquattrore. Ci si rivolge agli stesso sanitari della struttura pubblica, ma pagando, allora l'esame i fa in tempi normali.

 Cioè, l'ospedale che non può fare un esame nei tempi che il caso richiede, quello stesso esame, nella medesima struttura, si fa pagando. In partica i sanitari esercitano la libera professione nella struttura pubblica nel cui organico  sono inseriti. Insomma sono medici 'pubblici' e nello stesso tempo 'privati'.

Perchè gli ospedali mantengono tale anomalia? Perché dall'attività 'intramoenia' dei suoi dipendenti guadagna  altri soldi, evidentemente necessari, per mandare avanti la struttura, non bastando quelli pubblici. 

 C'è chi si arrischia a dire, ma di rischio ve n'è pochissimo, che le 'liste di attesa' per esami ed interventi vengono considerate come una sorta di manna per le strutture pubbliche, perché le consentono di guadagnare attraverso l'attività 'privata' dei sanitari 'pubblici'.

 Naturalmente esiste un altro problema, reale, che è quello degli organici incompleti, e della sanità territoriale che non funziona e che quindi   fa sì che i malati si rivolgano direttamente, e in prima istanza, alle strutture sanitarie pubbliche.

Ma se tutto questo continua ancora ad essere oggetto di pura discussione - perchè a noi ci piace parlare!- l'efficienza delle strutture sanitarie pubbliche, delle quali  molte garantiscono eccellenza nelle cure, resterà un miraggio.

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