venerdì 23 settembre 2022

Alla vigilia dello spettacolo che Heiner Goebbels dedica a Henri Michaux ( Liberté d'Action, RomaEuropa), ci sovviene lo spettacolo che Marthaler dedicò a Scelsi, al Festival di Salisburgo, nel 2007. Parallelismi?

           Mimo e musica: affascina il mistero Scelsi

Salisburgo. Sala stracolma, ad Hallein, per la première di Sauser aus Italien, singolare spettacolo che concludeva a Salisburgo il ricco festival monografico dedicato all'italiano Giacinto Scelsi. Oltre una dozzina di concerti di vario genere e per diverse formazioni, tutti affollati, per il Kontinent Scelsi salisburghese. Sauser aus Italien - letteralmente: vino novello. Titolo misterioso, quantomeno strano, per uno spettacolo che il Festival ha commissionato a Christoph Marthaler, esponente della scena teatrale tedesca fra i più creativi, a conclusione della monografia dedicata a Giacinto Scelsi. Ma una spiegazione esiste. Semplicemente, al regista in cerca di un titolo che suonasse originale, il suggerimento lo fornì l'assaggio di un novello, non ancora «posato».

Non c'è invece, ancora una spiegazione, plausibile, sul «caso Scelsi», il musicista spezzino, morto a Roma l'8.8.88: in vita aveva sempre detto che l'otto aveva per lui un valore magico. In breve, il nome di Scelsi venne alla ribalta, appena dopo la sua morte. Alcuni musicisti italiani, fra cui Roman Vlad e Vieri Tosatti, rivelarono che tutta la musica attribuita a Scelsi l'avevano materialmente scritta loro, dietro compenso, sulla base di una traccia registrata dall'autore, che aveva comprato anche il loro silenzio. Secondo gli adoratori di Scelsi, il musicista non sapeva scrivere la musica e si faceva perciò aiutare. Secondo gli «aiutanti», invece, le tracce sonore che Scelsi forniva loro ogni volta su nastro, erano così flebili che si sarebbe potuto anche legalmente disconoscerne la paternità.
A questo problema, oggi nessuno più sembra dar peso, e Scelsi è diventato un autore di culto. Anche Marthaler non se ne cura e punta a sottolineare il mistero della sua musica. Una musica senza evoluzione e sviluppo, lenta anzi lentissima, concentratissima; poche note, addirittura una sola per i Quattro pezzi su una nota sola per orchestra del 1959. E costruisce il doppio «visivo» della sua musica attraverso tableaux vivants con attori navigatissimi, ai quali ha fatto prima compiere un salutare esercizio mentale: li ha messi di fronte alla musica di Scelsi per ore, dopo di che li ha invitati a immaginare minimi movimenti, altrettanto concentrati come la musica. Ha diviso lo spazio scenico verticalmente, in due. Sotto, un archivio musicale - il luogo del mistero scelsiano - sopra una terrazza, luogo della vita. Ne è scaturito uno spettacolo-concerto con attori, con la complicità degli strepitosi musicisti del Klangforum Wien. Non ha rinunciato ad una punta di ironia, con il curioso pezzo per chitarra (dalle Tre danze per Shiva) - fissando lo strumento a un tavolo con un attrezzo da falegname; e ha colto un cenno di tenerezza nella serenata per contrabbasso, dedicata a un'attrice in evidente stato di gravidanza. Due sole intrusioni musicali nelle oltre due ore di spettacolo: il Respighi dei Pini di Roma che ha trasformato gli immobili attori in atleti provetti, e una azzeccatissima Marcia funebre pucciniana, con la quale, dopo che tutti gli attori intorno al nero pianoforte, in un’improvvisata seduta spiritica, hanno invocato Giacinto Scelsi, s'è concluso lo spettacolo. Si replica fino al 28 agosto.

                                                          Pietro Acquafredda

                                               ( Il Giornale, 22 agosto 2007)

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