La regista del docufilm, Anselma Dell'Olio, ha dichiarato: "Nel film metto a confronto il vasto, singolare incanto che suscitava il suo nome nelle grandi capitali culturali mondiali e il baffo moscio con il quale era trattato in Italia. Con la sola eccezione delle sue opere liriche, per le quali nel suo Paese ha avuto una minima parte degli onori, del rispetto, della gloria e della venerazione che lo circondavano all'estero".
Non dice giusto Anselma Dell'Olio, forse perché a differenza della produzione cinematografica che Lei forse conosce meglio di noi, della presenza di Zeffirelli nel teatro d'opera in Italia, che è stata senza dubbio rilevante, la Dell'Olio sa poco.
Da anni all'Arena di Verona con gli spettacoli d'opera firmati da Zeffirelli, si sono allestite intere stagioni; è accaduto anche quest'anno (Turandot, Carmen ecc...)
Tanto per fare un elenco sommario, c'è la sua storica regia di Bohème di Puccini, intramontabile, ripresa in tutto il mondo tantissime volte, ma anche quella sua Fille du régiment di Donizetti, firmata a quattro mani con Crivelli regista, messa su addirittura, se non andiamo errati, oltre mezzo secolo fa per il Massimo di Palermo e tuttora circolante con identica freschezza.
E, poi, dai grandi palcoscenici a quelli minuscoli, le opere per il teatrino di Busseto, per il quale egli ha messo magistralmente in scena sia Traviata che Aida.
Semmai questo eccesso di spettacoli di Zeffirelli in alcune istituzioni - l'Arena in questo si è distinta sotto la gestione Gasdia, sovrintendente per aver appoggiato la lista 'di destra' dell'ex sindaco Sboarina - a noi personalmente ha recato disturbo. Strafare non fa bene neanche ad un grande, geniale arista dello spettacolo come Zeffirelli.
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