Al premier indiano Narendra Modi che si diceva preoccupato per la guerra, Vladimir Putin ha replicato che la Russia vorrebbe mettere finire al conflitto «il prima possibile», ma è l'Ucraina a «rifiutare i negoziati». A Samarcanda, in Uzbekistan, incontrando il leader del mondo orientale, il presidente russo ha scaricato su Kiev le responsabilità del protrarsi della guerra. Ma lo ha fatto in un momento in cui l'esercito ucraino sta portando avanti una controffensiva sorprendente a sud e a est del Paese rivendicando la riconquista di migliaia di chilometri quadrati di territorio e mentre il presidente cinese Xi Jinping lo ha gelato sull'Operazione speciale mostrandosi molto cauto, pronto a sostenere la Russia nel suo confronto con la Nato ma senza essere coinvolto direttamente in Ucraina. Putin ha detto comunque di non avere alcuna fretta di portare a termine l'Operazione speciale, che non subirà alcuna correzione, sottolineando che «solo per il momento» Mosca ha reagito «con moderazione ai danni inflitti dalle forze armate ucraine alle proprie infrastrutture civili», ma la risposta sarà più seria se gli attacchi continueranno. Il presidente russo ha poi accusato Kiev di aver tentato di effettuare «attacchi terroristici a centrali nucleari russe», ribadendo che Mosca farà tutto il possibile per prevenire queste azioni.
L'Onu intanto ha annunciato l'intenzione di inviare una squadra di esperti per indagare sulle fosse comuni ritrovate a Izyum, città appena riconquistata alle forze filo-russe, in una delle quali sono stati rinvenuti oltre 440 corpi, per lo più di civili. Su alcuni cadaveri c'erano segni di tortura, alcuni avevano le mani legate e risultano essere stati uccisi a bruciapelo. Secondo il commissario della Verkhovna Rada per i diritti umani, Dmitry Lubinets, sarebbero state sepolte intere famiglie, comprese quelle con bambini. «Russi torturatori e assassini», ha commentato il presidente Volodymyr Zelensky. In un'altra delle zone riconquistate da Kiev, nella regione di Kharkiv, nell'Ucraina nord orientale, sono state invece scoperte dieci camere di tortura.
Giornata intensa anche sul campo, quella di ieri, con diversi attentati contro figure di spicco delle amministrazioni installate dai russi nei territori conquistati. A Kherson, nell'Ucraina meridionale, ci sono state potenti esplosioni e secondo i media ucraini potrebbe essere stato colpito l'ufficio del vice governatore filorusso Kirill Stremousov. C'è stato poi un grave attentato nella regione filorussa del Donbass, dove una bomba ha centrato l'edificio della procura generale dell'autoproclamata Repubblica Popolare di Lugansk uccidendo il procuratore generale Sergei Gorenko e la sua vice Yekaterina Steglenko. A Berdyansk, invece, città portuale dell'Ucraina sud-orientale, nella regione di Zaporizhzhia, sono morti in un attacco il vice capo dell'amministrazione locale filo-russa e sua moglie, che guidava la commissione elettorale territoriale. Per Leonid Psechnik, capo dell'autoproclamata Repubblica di Lugansk, l'attentato dinamitardo avvenuto negli uffici della Procura nel centro di Lugansk proverebbe che «l'Ucraina, sotto la guida dell'attuale leadership, è uno Stato terrorista».
La controffensiva di Kiev sta ponendo Putin in una posizione sempre più difficile, mentre l'Ucraina continua a rafforzare il suo esercito. Gli Stati Uniti hanno annunciato un nuovo invio di armi per 600 milioni di dollari, ma la Casa Bianca ha escluso che nell'ultimo pacchetto di aiuti militari all'Ucraina ci siano i sistemi missilistici a lungo raggio, una fornitura che comporterebbe il rischio di una pericolosa escalation.
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