domenica 18 settembre 2022

Giambrone e Pizzo. Prima lo nomina poi lo manda via anzitempo. La vera causa del dissidio insanabile fra i due

 


                    È Oscar Pizzo il nuovo direttore artistico della Fondazione Teatro Massimo 

«Con la nomina del direttore artistico» – dichiara il Sindaco Leoluca Orlando – «si avvia a compimento il riassetto della dirigenza del Teatro Massimo all’insegna della specificità delle competenze. A pochi mesi dalla nomina di Francesco Giambrone alla sovrintendenza, si sta infatti rapidamente definendo non un semplice “vertice” gestionale ma un polo di eccellenza musicale che sarà determinante nell’opera di riposizionamento del Teatro Massimo nel panorama musicale internazionale».

«Con il nuovo Direttore artistico» – afferma il Sovrintendente Francesco Giambrone – «si delinea sempre più chiaramente l’assetto della governance artistica e prende forma il progetto che tra qualche giorno sarà definito fin negli ultimi dettagli con la nomina del Direttore musicale. Il Direttore artistico che dal 2015 guiderà la programmazione del nostro teatro è infatti uno dei protagonisti della vita musicale italiana degli ultimi anni, attivo a tutto campo, dalla divulgazione alla sperimentazione. Sono certo che con lui sarà possibile dare corpo a quel progetto di rilancio della Fondazione a partire dalla qualità della programmazione e dalla ricerca dell’eccellenza artistica. La grande esperienza di Oscar Pizzo nel campo dei nuovi linguaggi garantisce poi quella attenzione che un grande teatro d’opera deve avere nei confronti della musica d’oggi, della ricerca e dell’innovazione.

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Un anno prima della scadenza del suo contratto,  da luglio del 2018, Oscar Pizzo non è più il direttore artistico della Fondazione Teatro Massimo: è stato licenziato due settimane fa. La notizia ha scatenato la polemica con ripercussioni politiche. Il Teatro ieri pomeriggio si è limitato a diffondere una nota di poche righe: "Il maestro Oscar Pizzo non è più direttore artistico della Fondazione Teatro Massimo. Si apre così una nuova fase nella vita del Teatro che, dopo un quadriennio segnato da importanti risultati, si prepara a cambiamenti di rilievo e a un diverso assestamento della sua struttura".

A innescare la scintilla è il M5S che dopo la nota stringata diffusa dal Teatro interviene sulla vicenda esprimendo preoccupazione per l'accaduto: "Temiamo che gli interessanti e innovativi progetti artistici su cui Pizzo stava lavorando per il Teatro, e che stavamo monitorando a livello nazionale da diversi mesi nell'ambito della riforma del Fus (fondo unico per lo spettacolo ndr) per valorizzare questo genere di esperienze stiano subendo un brusco stop. Giambrone ha affermato che il Teatro con questo licenziamento si prepara a cambiamenti di rilievo e ad un diverso assestamento della sua struttura, ma questo significa che il soprintendente si assumerà interamente la responsabilità delle conseguenze per il Teatro e la città. Il Movimento 5 Stelle monitorerà con attenzione gli sviluppi, aggiornando il Ministro che tra meno di un anno dovrà nominare il nuovo soprintendente".

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           La vera causa del 'licenziamento' di Pizzo

I giornali, all'arrivo ed alla partenza affrettata di Pizzo da Palermo, hanno nel primo caso, salutato lo sbarco di un musicista di valore, nonostante il cognome, chiamato da Francesco Giambrone; nel secondo, evidenziato l'intenzione di Giambrone di procedere a tracciare un nuovo corso  per il futuro del teatro che dirigeva, per volontà e grazia del sindaco Orlando - del quale era stato a più riprese anche assessore, e suo fratello, dello stesso partito, vice sindaco e aperto sostenitore - nel quale la presenza di Pizzo era di inciampo. 

Come mai si sono chiesti i giornali se negli anni di permanenza di Pizzo a Palermo, il teatro, a detta di tutti, ha fatto grandi progressi? Orlando scende a difendere il suo pupillo dicendo che sbaglia chi pensa che i successi del Massimo siano da ascrivere alla presenza di Pizzo; comunque non esclusivamente alla sua presenza, perché la linea del teatro la detta il sovrintendente , cioè Giambrone.

 Qualcuno ha pensato che al di là di qualche difformità di veduta, fra i due  non correva più buon sangue, dal momento che è risultato chiaro a Giambrone, PD, che a sostenere Pizzo c'erano i Cinquestelle, i quali allora si alleavano per formare il Governo addirittura con la 'bestia', secondo vulgata, Salvini. 

 Forse c'entra anche questo. Ma, secondo noi - e crediamo di essere nel giusto - la vera causa dell'allontanamento anzitempo di Pizzo, l'abbiamo trovata in  quella foto diffusa al momento dell'arrivo a Palermo del nuovo direttore artistico, chiamatovi da Giambrone.

 In quella foto, impietosa, si vede ad occhio nudo che Pizzo a Giambrone, gli mangia in testa - come si dice in gergo. Dagli oggi dagli domani, Giambrone alla fine si è seccato di dover sempre alzare gli occhi per parlare con il suo direttore artistico, suo sottoposto, salvo nei casi in cui gli abbia ordinato di mettersi seduto prima di cominciar qualunque colloquio. Ma questo non l'ha potuto fare sempre, e men che meno quando erano per strada, dove  quello spilungone di Pizzo aveva la meglio su Giambrone. E del resto non era colpa di Pizzo se era costretto dalla natura a guardare sempre dall'alto in basso Giambrone. Ma lui non glielo ha perdonato.

Questo pensavamo l'altra sera, quando abbiamo visto, nella Cavea dell'Auditorium, Giambrone in platea e Pizzo salire in palcoscenico, dopo che si era inchinato (abbassato) per salutare con  un abbraccio Fuortes , un tempo suo datore di lavoro, ed anche sua moglie. Ma evidentemente Fuortes non soffriva della stessa sindrome di Giambrone.

Il quale, ora, mi domando, che fa, continua a  guardare in cagnesco Pizzo attivo sulla stessa piazza romana, o, in nome degli affari, ha fatto pace con il suo ex direttore artistico che gli 'mangiava in testa'? A questa domanda ora non sappiamo rispondere, ma forse più avanti sì. (Pietro Acquafredda)  

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