venerdì 16 settembre 2022

Dall'Accademia pianistica di Imola all'Accademia di Francia a Roma. Piano Time, negli anni '80, ne segnalò, sostenendole, alcune novità

In questi giorni, ed anche oggi, leggiamo notizie su due istituzioni che ci furono molto care fin dagli anni (1983-1990)  in cui dirigevamo Piano Time, ed anche dopo, e per le quali segnalammo da subito le novità che anche oggi vengono richiamate.  E le sostenemmo.

 Cominciamo con l'Accademia pianistica 'Incontri col maestro'- come si chiamava allora -di Imola, il cui 'maestro' era Franco Scala.

 Si trattava di una associazione gestita da Scala, cui aderivano tanti giovani pianisti, desiderosi di aprirsi al mondo della musica internazionale e del concertismo, durante gli ultimi anni di studio in Conservatorio. 

La visitammo più di una volta,  da quando era ospitata in casa sua a quando si trasferì nella nuova sede messa a disposizione dalla città, colpiti dalla novità dell'insegnamento: ad intervalli, dilatati nel tempo, venivano invitati noti pianisti in carriera che per un paio di giorni incontravano i giovani studenti, sotto l'occhio vigile di Franco Scala. Per gli studenti valeva aprirsi al mondo della musica, abbattendo le mura troppo chiuse ed eccessivamente protettive dei Conservatori.

Decidemmo allora di far conoscere meglio in Italia quell'Accademia, allora privata, offrendo ad essa uno spazio fisso su Piano Time, la rivista mensile di musica, la più nota in Italia negli anni Ottanta, intitolato all'Accademia di Imola, sottotitolo: 'La voce degli studenti'.

 I quali raccontavano mese dopo mese la vita in Accademia. Dopo qualche anno, l'Accademia divenuta ormai una presenza imprescindibile per gli studi pianistici in Italia, fu ufficializzata e alla sua presidenza venne chiamato Vladimir Ashkenazy. Per quell'avvenimento facemmo di più, dedicammo la copertina di Piano Time ad Ashkenazy che con una sua dichiarazione esclusiva confermava la qualità degli studi ivi impartiti, riconoscendo i meriti di Scala. 

 Fummo anche onorati di far parte del Comitato d'onore dell'Accademia; vi restammo per qualche anno, e fino a quando non si concluse il nostro impegno alla direzione di Piano Time. Da allora anche i rapporti con Scala si interruppero, e la cosa ancora ci rattrista Lo ricordiamo oggi, avendo letto dell'Accademia di Imola, nella consueta rubrica di Concita De Gregorio, su Repubblica

Da Imola a Roma, dall'Accademia Pianistica all'Accademia di Francia-Villa Medici.  In quegli stessi anni Ottanta venne introdotta una inattesa novità nel regolamento riguardante i cosiddetti 'pensionnaires', tutti francesi fino ad allora, che risiedevano, avendo meritato una borsa di studio governativa, a Villa Medici, sede dell'Accademia di Francia a Roma, da dove erano passati, dalla sua fondazione,  artisti ed anche musicisti di valore (Berlioz, Debussy fra i più noti).

 Fra gli ospiti, per la prima volta, vi ebbe accesso, alla stregua dei francesi, un italiano, musicista (adesso l'Accademia ospita regolarmente anche artisti e studiosi di altri paesi): Claudio Ambrosini, veneziano.

 A questa seconda novità, di rilievo, di quegli anni, offrimmo similmente uno spazio di racconto mensile su Piano Time, intitolato, ca va sans dire, 'Un italiano a Villa Medici', che Ambrosini tenne per tutto il periodo della sua permanenza a Villa Medici.

Un immenso piacere ci ha fatto leggere questi giorni,  nella programmazione di 'Ferrara Musica' curata da Enzo Restagno, una serie di concerti pianistici intitolata 'Piano Time' nel corso del 2023, al cadere dei 40 anni esatti dalla prima uscita dell' omonima rivista: primo numero aprile 1983. Ma si tratta ovviamente di una pura coincidenza, anche se la rivista era ben nota anche a  Restagno, che  vi collaborò pure.

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