Mario Draghi rischia di andarsene proprio nel momento in cui l'Europa ha più bisogno di lui. A Bruxelles c'è apprensione per l'ennesima (ma la meno attesa) crisi governativa italiana. "Seguiamo con preoccupato stupore", aveva detto il commissario europeo all'Economia, ex premier dell' Italia, Paolo Gentiloni. La crisi che rischia di travolgere l'uomo del whatever it takes, il salvatore dell'euro la cui leadership è tanto importante per l'Italia quanto per l'Unione Europea, alle prese con un conflitto ai suoi confini, quella guerra in Ucraina e le sue ripercussioni economiche con prezzi e l'inflazione alle stelle. C'è bisogno di leader carismatici in questo difficile momento per il vecchio continente che con il Next Generation Ue ha messo in campo 800 miliardi di euro per rilanciarsi dopo i duri mesi della pandemia ma si ritrova orfano di Angela Merkel e con Emmanuel Macron alle prese con una maggioranza debole e dunque più concentrato sulla politiva interna.
E Mario Draghi, con la sua statura internazionale, sembra il "faro" giusto per l'Europa come ha avuto modo di dimostrare in questi 17 mesi di guida dell'Italia in almeno tre questioni cruciali: le sanzioni alla Russia, la riforma della governance economica, il tetto al prezzo del gas e uno strumento di debito comune per alleviare il peso economico della crisi energetica, che sia Recovery o Sure.
Leadership
L'autorevolezza di Mario Draghi è rimasta indiscussa in questi diciassette mesi alla guida di una delle prime economie - ma anche tra le piu' bistrattate - dell'eurozona. Nonostante non siano mancati punti di frizione con gli altri leader (con i Paesi del Nord spesso sui conti) ma qualche volta anche con la Commissione, in particolare nella fase iniziale della gestione dell'acquisto congiunto dei vaccini. Ma Draghi resta l'ex presidente della Bce. Quando parla, gli altri lo ascoltano. La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, più volte ha "enfatizzato la collaborazione" con Draghi in questi mesi di lavoro. La vice presidente della Commissione, Margrethe Vestager, ha sottolineato quanto sia stata (o lo sia ancora) stretta la collaborazione con i ministri che si occupano dei suoi dossier: Colao, Franco e Cingolani.
Riforma governance economica
Sulla spinta di Draghi già a settembre la Commissione europea presentera' le sue proposte per la riforma del Patto di stabilita' e per gli interventi contro il caro energia, che potrebbero comprendere anche un price cap. All'ultimo vertice dei capi di Stato e di Governo dell'Unione Draghi aveva insistito per un summit straordinario a luglio proprio sull'energia. Alla fine si terra' - il 26 luglio - una riunione straordinaria dei ministri dell'Energia.
Guerra in Ucraina
Nessuno puo' negare il ruolo che ha avuto il presidente del Consiglio italiano nella reazione europea all'invasione russa dell'Ucraina. Sua la proposta di congelare gli asset della Banca centrale russa all'estero, costati a Mosca 300 miliardi di dollari. Suo il sostegno fin dal princpio della concessione dello status di Paese candidato a Kiev, quando persino Francia e Germania erano contrari. Draghi è stato uno dei primi a lanciare l'allarme sulla crisi del grano e a mobilitarsi per sbloccare i porti ucraini. Ed e' uno dei migliori candidati per poter mettere allo stesso tavolo i presidenti di Russia e Ucraina, Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Per caratura ma anche grazie al filo diretto che ha con gli Stati Uniti. Anche per questo von der Leyen ha bisogno di Draghi.
Covid e vaccini
L'Italia è stata l'unico Paese ad aver bloccato l'esportazione delle dosi di Astrazeneca in piena crisi di fornitura. Allora era guidata da Draghi da meno di un mese. Draghi e von der Leyen hanno organizzato a Roma il Summit globale per la salute per non ripetere gli errori del passato. Non è secondario che, in piena crisi del Sofagate (quando la leader Ue fu lasciata senza sedia da Erdogan e Michel), nessuno l'abbia difesa come ha fatto lui. Sfiorando l'incidente diplomatico con Ankara.
Piano nazionale di ripresa e resilienza
Ma soprattutto Draghi è riuscito a dimostrare ai frugali europei che l'Italia è in grado di elaborare un Piano di ripresa e resilienza mastodontico (il piu' corposo tra i Ventisette) ed essere in grado di rispettare tutte le scadenze per ottenere i fondi promessi. Almeno finora, sotto la guida dell'ex presidente della Bce.
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