Il nuovo decreto aiuti, per continuare a proteggere famiglie e imprese dalla corsa dell’inflazione e dai rincari di benzina e bollette amplificati dalla guerra in Ucraina. Ma anche l’evoluzione del conflitto in Ucraina, che potrebbe portare alla necessità di nuovi invii di armi a Kiev. Sono ancora molte per il presidente del Consiglio Mario Draghi e per il suo governo dimissionario le “cose da fare” fino alle prossime elezioni fissate il 25 settembre. Tra gli appuntamenti in agenda anche i summit internazionali già fissati, dall’annuale assemblea dell’Onu a settembre al Consiglio europeo di fine ottobre. Anche se a questo appuntamento e, a maggior ragione al G20 di metà novembre, potrebbe partecipare il nuovo premier.
Con ogni probabilità, l’esecutivo impegnato negli ’affari correnti’, dovrà occuparsi anche della preparazione di numerosi decreti attuativi delle leggi delega già approvate o in via di approvazione in Parlamento, perlomeno quelle legate al Pnrr. Evitare il rischio di perdere i fondi europei, di fatto, sarà il primo impegno del governo in uscita, anche se, appunto, il primo atto a cui è chiamato è una direttiva che circoscriva gli ambiti per gli “affari correnti”.
Nel frattempo bisognerà riprendere il lavoro per mettere a punto il nuovo decreto “aiuti” - che dovrebbe valere attorno a 10 miliardi - da varare tra fine luglio e inizio agosto. In parallelo potrebbero proseguire i confronti con le parti sociali, con l’obiettivo di individuare alcune misure per proteggere i salari. Ma l’agenda è ancora da definire, così come non è ancora certo che, ad “affari correnti”, si riesca a portare avanti la proposta sul salario minimo.
Una delle urgenze da affrontare, in base all’andamento della pandemia, potrebbe essere anche il Covid, la cui gestione rientrerà nell’ordinaria amministrazione: tra le priorità il piano da far marciare per accelerare le quarte dosi agli over 60. In manovra il premier aveva assicurato che sarebbe arrivato poi un nuovo taglio del cuneo: ma con ogni probabilità la stesura della legge di bilancio sarà lasciata al prossimo governo.
A settembre, invece, l’appuntamento sarà con la Nadef che aggiornerà il quadro macro-economico, senza dare indicazioni delle nuove politiche: il documento potrebbe non avere il quadro programmatico, ma solo quello tendenziale a legislazione vigente.
Il lavoro più intenso, che coinvolgerà tutti i ministeri, sarà però quello legato all’attuazione del Pnrr: per assicurarsi anche la prossima tranche da 19 miliardi andranno infatti approvati i decreti attuativi della riforma della giustizia civile, penale e tributaria (se verrà chiusa in Parlamento), quelli che rivedono il codice degli appalti e, dopo il via libera che si otterrà grazie allo stralcio delle norme sui taxi, anche quelli del ddl sulla concorrenza.
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