sabato 16 luglio 2022

FEDERCULTURE. 18° Rapporto annuale: 'Impresa Cultura'. La pandemia ha messo a terra l'intero settore. Ci sono segnali di ripresa

 Il 18° Rapporto Annuale Federculture presentato a Roma alla presenza del ministro Dario Franceschini fa il punto su due anni di pandemia. 

Il settore della cultura in tutti i suoi ambiti è stato travolto dalla crisi: tra 2019 e 2021 si assiste ad un preoccupante allontanamento da parte degli italiani dalle attività culturali. Tutti i settori registrano veri e propri crolli della partecipazione: - 81% cinema, -85% teatro; -72% musei, -82% concerti. Anche sull’occupazione gli impatti sono stati importanti. 

Al lavoro culturale dà ampio spazio il volume, nel quale dati, saggi e analisi evidenziano fragilità e criticità nuove e preesistenti la crisi attuale. Nei due anni di pandemia l’occupazione culturale è diminuita del 6,7% e negli ambiti più strettamente culturali il calo arriva all’11%. 

Sul settore insistono poi problematiche ulteriori, che Federculture ha indagato attraverso un’indagine sul campo: il lavoro culturale sconta una scarsa riconoscibilità, disomogeneità e frammentarietà nei contratti e nelle tutele. Seppure il settore abbia beneficiato di importanti e fondamentali misure di sostegno e investimenti per la ripresa, l’organizzazione delle imprese della cultura rinnova l’appello a Parlamento e Governo per interventi concreti e strutturali non più rinviabili: un forte sostegno ai consumi culturali delle famiglie attraverso misure di detrazione delle spese; revisione delle aliquote Iva sui prodotti culturali; estensione delle tutele nel mondo del lavoro con l’adozione del Contratto Unico per la cultura. Gli effetti di due anni di pandemia sul settore della cultura ci sono e sono pesanti. 

I dati raccolti nel 18° Rapporto Annuale Federculture “IMPRESA CULTURA. Lavoro e innovazione: le strategie per crescere” parlano chiaro: da un punto di vista dei consumi e della partecipazione culturale degli italiani lockdown, restrizioni, limitazioni alla vita sociale hanno portato gli italiani ad un vero e proprio abbandono delle attività culturali fuori casa. Il Covid, e quanto ne è conseguito, ha avuto impatti importanti sia in termini economici, di spesa, sia a livello di partecipazione individuale. In particolare nei settori dello spettacolo dal vivo, cinema, teatri e concerti, i numeri (2019/2021) sono allarmanti: -75% della spesa per questi intrattenimenti, crollo della fruizione con variazioni negative intorno all’80%. E non se la cavano molto meglio musei, mostre e affini: in questo caso, sempre nel periodo 2019/2021, il calo della spesa delle famiglie è del 26,6%; mentre dal punto di vista della fruizione (residenti che dichiarano di aver fruito di attività culturali nell’arco dei 12 mesi) nell’ambito delle visite a musei e mostre la variazione è del -72%. Si può affermare che un vero e proprio ciclone si sia abbattuto sul settore, dal quale arrivano negli ultimi mesi segnali di recupero dovuti in particolare alla ripresa del turismo che, seppure ancora lontano dai livelli pre-Covid del 2019, sta tornando a crescere: nel 2021, sul 2020, + 41% di arrivi e +39% di presenze; nel primo trimestre 2022 sono triplicate entrambe le voci rispetto agli stessi mesi dello scorso anno (oltre +200%). 

Il panorama è preoccupante, ma bisogna anche guardare ai segnali positivi dei primi mesi di quest’anno che fanno sperare in una sostanziale ripresa. 

Nel 2022 alcuni fattori di una possibile inversione di tendenza ci sono. Ad esempio il successo delle domeniche gratuite nei musei che in sole tre giornate (maggio-giugno-luglio) hanno riportato nei siti statali oltre 400.000 mila visitatori, o il Salone del Libro di Torino che ha avuto il record di presenze nell’edizione 2022 con più di 168mila ingressi, ma anche il dato del Bonus Cultura per i diciottenni che, ancora in corso, conta 396.651 registrazioni per un valore di 65,7 milioni di euro che i giovani spendono in libri, concerti, musica, cinema. 

Oltre i dati di scenario, nel Rapporto 2022 Federculture ha deciso di affrontare in particolare il tema del lavoro nella cultura sia con analisi e dati dei principali protagonisti dei diversi settori, sia attraverso una specifica indagine rivolta alle imprese culturali. Il quadro che emerge è fatto di luci, ombre e criticità da affrontare. I dati generali del settore ci dicono che anche sull’occupazione culturale la pandemia ha avuto pesanti riflessi: in due anni si sono persi 55mila posti di lavoro, il 6,7%, oltre il triplo di quanto accaduto nell’occupazione totale dove la variazione negativa è stata del 2,4%

In più la perdita di posti di lavoro è maggiore nei settori della cultura “in senso stretto”, -11%, e tra i giovani (under 35) -12,6%. Un settore fragile, nel quale si riscontrano alti livelli di professionalità e qualità del lavoro accanto a endemica precarietà e frammentarietà delle tutele e delle modalità organizzative, come documentano i risultati dell’indagine che Federculture ha condotto presso le imprese culturali. Sono molti ancora i nodi, vecchi e nuovi, da affrontare e seppure non si possa non riconoscere l’impegno del Ministero della Cultura e del Governo per sostenere e rilanciare il settore - per affrontare la crisi sono state messe in campo risorse poderose: oltre 4 miliardi di euro di interventi e aiuti per fronteggiare l’emergenza sono stati stanziati dalle prime fasi della pandemia a tutto il 2021; il Pnrr per Cultura e Turismo mette in campo 6,68 miliardi di euro – da Federculture viene sottolineata l’urgenza di intervenire con riforme concrete e coraggiose, da tempo attese. «Stiamo affrontando anni impegnativi– chiosa il presidente di Federculture Andrea Cancellato - che sollecitano risposte e scelte né scontate, né casuali, né superficiali. Proprio la crisi ci ha messo sotto gli occhi l’importanza della cultura nella nostra società e nella nostra vita. Non possiamo, né dobbiamo, farne a meno. A questo avevamo alluso quando abbiamo indicato nella cultura il nuovo “welfare” dell’Italia, tanto quanto la cura e la prevenzione della salute di tutti i cittadini. Per questo oggi è necessario un intervento “drastico” e “incisivo” per la ripresa del consumo e della partecipazione culturale delle famiglie, anche con interventi di “emergenza” che possono essere avviati in via provvisoria come la detrazione fiscale dei titoli di ingresso a mostre, concerti, cinema, ecc. Allo stesso modo servono interventi di sistema sul regime Iva per i prodotti culturali e incentivi agli investimenti nel settore. 

Al Legislatore e al Governo, in particolare al ministro Dario Franceschini, chiediamo di continuare nella strada intrapresa di considerare la cultura e la fruizione culturale un obiettivo per il Paese, per il suo rinnovamento, per il suo futuro.»

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