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Eppure al suo esordio la storia di Andrea Tomassini, 18 anni, perugino, ha avuto i toni cupi della tragedia. «Durante la gravidanza le ecografie erano andate tutte bene, nessun problema. Dopo la nascita la doccia gelata: una nuova ecografia, fatta solo per scrupolo dato che l’indice di Apgar era fermo a 6, evidenziò un ematoma cerebrale e si scoprì che al settimo mese c’era stato un blackout di ossigeno al cervello. La diagnosi era ischemia prenatale e lo sapemmo tre giorni dopo la felicità del parto. Era il giorno di sant’Andrea, 30 novembre del 2003, il suo primo onomastico». Nel racconto di Mirco Tomassini, 56 anni, una brillante carriera nel settore della finanza, vibra ancora tutto il dolore vissuto quasi 19 anni fa, quando con la moglie Paola, sua coetanea e collega nel mondo dell’economia, precipitò dalla gioia del primo figlio al baratro di una notizia più tragica dell’altra: «Quello che ti uccide, in questi casi, è che nessuno sa dirti che cosa succederà a tuo figlio, vivi giorno per giorno in balìa degli eventi, lo stillicidio di paure è quotidiano. L’unica cosa che ci hanno detto subito è che quando un’ischemia accade verso la fine della gravidanza il deficit non è mentale ma solo motorio...». E infatti a 2 anni Andrea, le gambette chiuse nel bozzolo di due rigidi tutori, nel test di intelligenza si portava a casa un bel 100 su 100. A 2 anni e mezzo già leggeva, le lettere e pure le note musicali, scritte sulla tastiera giocattolo che strimpellava con gusto. La crisalide usciva dal bozzolo e spiegava le sue piccole ali, dimostrando prima ai genitori, poi via via a insegnanti, compagni di scuola, amici e fan, che quel suo corpo parzialmente bloccato non poteva che accelerare i talenti della sua mente. Aveva 4 anni quando iniziò a studiare il pianoforte con la mano destra (la sinistra è quasi immobile), poi è passato a comporre le musiche e successivamente anche i testi delle canzoni. Quel ragazzino sempre col sorriso stampato in faccia ha inanellato uno dopo l’altro i successi scolastici, dimostrando che dover camminare con un deambulatore e dover sillabare per farsi capire non intacca ciò che si è: superati con la media del 9 gli anni del liceo di Scienze umane, un mese fa alla maturità si è guadagnato un 100 e lode, confermando le motivazioni con cui l’anno scorso il Comune di Perugia lo aveva iscritto (primo minorenne) nell’Albo d'Oro dei cittadini illustri: “Esempio di impegno, volontà e tenacia, con i suoi talenti ha regalato a tanti la speranza che le difficoltà possono essere superate e che la gioia di vivere è la stella polare di ogni azione”.

Il successo è arrivato non a caso nel dicembre del 2020, in piena pandemia, quando Andrea si accorge che i suoi coetanei, che pure hanno tutti e quattro gli arti funzionanti e a differenza sua articolano perfettamente le parole, sono scoraggiati. L’isolamento, la didattica a distanza, la paura del contagio, le certezze che si sgretolano hanno rubato loro i sogni e la voglia di reagire, così Andrea pensa «se ce l’ho fatta io...» e si mette al computer a comporre una canzone, titolo “Mai mollare”: “Di difficoltà ne ho superate tante perché non mi sono mai una volta arreso – recita il testo –, una cosa che ho imparato nella vita è che ogni volta che si cade ci si deve rialzare. Non esiste obiettivo che non abbia ostacoli, ma è proprio il desiderio di conquistarlo che non ci abbandona alla paura. Io non ho paura”.

Non è un inno a se stesso ma una strigliata a chi non ce la fa. Arrivano i servizi in televisione, le lettere del presidente Mattarella e persino di papa Francesco, soprattutto le email di sconosciuti che grazie a lui hanno ripreso coraggio. «Però con “Mai mollare” sentivo di aver presentato me stesso solo dall’esterno, partendo da una melodia orecchiabile – afferma Andrea –, ora dovevo presentare il me stesso interiore, invitando gli ascoltatori a non avere paura di mostrarsi per quello che sono veramente. Per questo ho scritto “Il Tempo di un secondo”», una canzone trascinante per melodia e riflessioni (dal 1° giugno è su tutte le piattaforme musicali): “Guardati allo specchio, dimmi cosa vedi; osserva ogni riflesso di quel che sei e credi, non avere paura della verità, questa è la strada per la felicità…”. Versi che non vengono dalla retorica astuta di un paroliere di professione, ma dalla dura vita di un ragazzo che allo specchio si confronta tutti i giorni da quando è nato, e lì si vede ben diverso dai suoi coetanei, ma ama la sua vita così com’è e ci invita, accoratamente, a non lamentarci ognuno della propria: «Il messaggio è di riprendere in mano la nostra vita, non lasciamo che ci scivoli addosso – dice Andrea –, abbracciamola forte così com’è e accettiamo tutto ciò che ci offre, senza pretese». È evidente che ha scoperto il segreto della felicità: si ama come è, sa di valere, sa dare agli altri, non pretende più del giusto. Sa anche affidarsi a una fede certa: «Nella canzone scrivo che qualunque sia la strada so che non è finita... Un pensiero che oggi va anche a tutti coloro che a causa della guerra stanno soffrendo».

Andrea Tomassini ha un canale Youtube in cui le sue canzoni sono affidate alla professionalità di ottimi musicisti (e amici) come Aurora Scorteccia, maestra al “Pentagramma”, la scuola di musica convenzionata con il Conservatorio di Perugia dove Andrea studia da anni, il suo maestro di pianoforte Manuel Magrini, il cantante Gianluca Carnevali, Michele Rosati per l’arrangiamento, Stefano Federici per l’intero progetto. E adesso anche lo Studio Vagnetti che ha realizzato il videoclip di “Il Tempo di un Secondo” in cui Andrea è un cartone… animato dalla speranza.

«Nostro figlio ci ha sconvolto la vita, ma in meglio», commenta il padre, «all’inizio ho litigato con Dio, poi col tempo ho scoperto che ci aveva mandato un dono dal cielo. Spesso di fronte a una sfida così le famiglie si sfasciano, io e mia moglie ci siamo uniti di più. Ero un uomo “in carriera”, come si dice, ma la sua nascita ha rimesso in gioco tutto, il lavoro è passato in secondo piano, prima c’è la mia famiglia, l’amore coniugale, soprattutto l’amore di padre. Il coraggio però ce lo ha dato lui, sempre solare, mai triste, forte come un gigante perché da subito ha accettato la sua diversità». Eppure ha già superato tante operazioni per la distensione dei muscoli, persino la rimozione delle ghiandole salivari, ma niente scalfisce la sua fiducia né spegne la mitezza e l’umiltà che lo hanno fatto amare da insegnanti e compagni. «Noi genitori a volte ci stupiamo ancora di quel sorriso perenne, ma forse gli deriva dal pregare così tanto».

Fino ai 16 anni ha fatto equitazione, nuoto, sport in carrozzina, poi il Covid ha fermato tutto, ma non lo studio e la musica. Adesso lo attende l’università di Perugia, facoltà di Lettere Moderne, dove due associazioni convenzionate stanno organizzando il servizio di accompagnamento da casa all’ateneo e da un’aula all’altra. «Vedremo se è vero – sospira il padre –, la sua testa è molto più avanti della mia, ma le barriere fisiche sono sempre troppe». L’altro sogno, forse già infranto sul nascere, ne è una prova: Andrea vorrebbe anche iscriversi al Conservatorio, «ma per entrare devi superare una prova pratica di pianoforte con due mani, non potrà mai farcela. A meno che non siano flessibili: in fondo vuole comporre e oggi lo si fa con strumenti digitali». Andrea non si scompone, fin dove lo lasceranno andare arriverà, e dove lo fermeranno cercherà altre strade.

Il Piccolo Principe continua la sua marcia, insomma. Soltanto stupito, dal suo asteroide, che sulla Terra qualcuno possa ancora pensare di farsi la guerra.