Di bello e veramente attraente ci sarebbe stata la piazza, sul colle più alto di Roma, sulla quale si affacciano i due palazzi delle più importanti istituzioni del Paese, quello della Presidenza della repubblica e quello della Corte costituzionale, ma di sera non era godibile in tutto il suo splendore.
Sulla piazza un enorme palcoscenico e, prospiciente, una platea di un migliaio di posti numerati ( ve ne erano parecchi vuoti) che la occupava quasi interamente, per accogliere il pubblico invitato ad ascoltare la prima esecuzione di una nuova 'cantata' di Nicola Piovani, fatta 'propria' e sponsorizzata dalla Consulta, nella quale egli celebrava, attaccandosi al mito, i fondamenti della società del diritto.
La serata è iniziata con la giornalista Rai, Barbara Capponi, che ha spiegato al pubblico televisivo cosa sia la Corte costituzionale - spiegazione che poteva anche risparmiarsi, ma che forse serviva per intrattenerlo in attesa che Mattarella scendesse dal Quirinale.
Dopo l'esecuzione dell'Inno nazionale, ha preso il microfono Amato, presidente della Consulta che ha spiegato, a sua volta, come e perchè la Corte ha sposato l'iniziativa di Piovani; ed ha poi ringraziato il Teatro dell'Opera e la Rai che hanno reso possibile quella prima esecuzione.
Poi la musica. L'unica cosa che ci viene da dire della musica è che non era memorabile, anzi che era dozzinale assai. Nata dal tentativo continuo, ma inutile perché improbo e per lui quasi impossibile, che Piovani fa per affrancarsi dal suo mestiere di inventore di colonne sonore, di musica d'atmosfera, di motivi musicali - che sono poi le cose che sa fare meglio di ogni altra - che gli hanno meritato anche l'oscar per il film 'La vita è bella' ( nelle prime file erano presenti i coniugi Benigni, accanto a loro Corrado Augias, musicologo di riferimento della Rai).
La cantata, diciamolo senza mezzi termini, era di una noia mortale. Andrea Pennachi ha letto un testo, anch'esso lunghissimo, di tono prosaico, inframezzato da sbuffi strumentali: Piovani, l'autore anche del testo, spiegava come 2500 anni fa, nacque la civiltà del diritto, che si ritrova chiaramente ribadita anche in alcuni articoli fondamentali della nostra Costituzione. Alcuni dei quali tragicamente attuali, come quello che dichiara la guerra strumento inadatto a risolvere qualunque controversia. Argomento ribadito più volte, non senza ragione dati i tempi.
Nella cantata sono intervenute anche due soprani, Agresta e Combattelli , cantando testi poco poetici, ma molto 'impegnati', il che purtroppo fa spesso passare sopra la qualità della forma che ad essi si dà. Insomma niente di ragguardevole, anzi perfino lunga, la cantata che è durata un'ora circa.
Poi, come abbiamo visto tante altre volte, Piovani ha dato al pubblico il premio per aver assistito ed ascoltato in silenzio la sua opera, eseguendo due suite da due colonne sonore fra quelle sue più note: 'La notte di San Lorenzo' (Taviani) e 'La vita è bella' ( Benigni). Naturalmente applaudite e meritatamente; perché le uniche cose coinvolgenti della serata.
Anche Piovani ha preso il microfono, per ringraziare Mattarella e Amato ed anche per dirci - ancora un sermone - che il male peggiore del nostro tempo è il cinismo, dal quale dobbiamo provare con ogni mezzo a guarire. Terminato il quale ancora un 'motivetto' da colonna sonora e poi via. Finalmente.
La giornalista Rai è voluta a sua volta intervenire, non solo per i saluti di rito, ma per ribadire il senso della cantata, che tutti avevano capito non fosse alto perché Pennacchi, l'ha illustrato in lungo e largo con il testo scrittogli da Piovani e Carla Ponti.
Tirando le somme: la serata, centrata sulla cantata di Piovani e basta, è finita come si finisce nelle feste paesane, dando cioè al pubblico ciò che il pubblico vuole. Per intenderci: facce 'Casetta de Trastevere'.
E Rai Cultura? Lascia fare. Non è interessata a dare una linea, una impronta a tutto ciò che fa. Sembra che il maggiore suo interesse sia quello di esserci. E difatti la direttrice Silvia Calandrelli c'era e l'hanno inquadrata, oltre naturalmente a Carlo Fuortes, in prima fila.
P.S.
Il Sangue e la Parola – Non la Spada ma la Parola Illumini la Via ha raccolto davanti al video 498.000 spettatori pari ad uno share del 3.8%.
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