Ieri abbiamo letto una lunga intervista di Emilia Costantini, per il Corriere, a Chiara Muti, attrice e regista e, prima di tutto, figlia della nota coppia e moglie di un noto pianista, ormai stabilitasi in Francia, nel sud del paese.
Siamo rimasti davvero sopresi dal racconto dell'ultimo parto di sua madre, che, se corrisponde a verità, bisogna dire che Cristina Mangiavillani in Muti è proprio una fuori di testa, per lo meno lo era.
Abitavano a Ravenna - racconta Chiara - ma lei voleva che anche l'ultimo figlio, il terzo, come gli altri due, nascesse a Firenze. Che ti fa allora la ragazza, mentre suo marito era a Filadelfia, e cominciarono a farsi sentite le avvisaglie del parto imminente? Si mette in macchina con la borsa 'degli attrezzi' - c'era anche un paio di forbici per tagliare eventualmente il cordone ombelicale, nel caso avesse partorito durante il viaggio - e parte alla volta di Firenze. Per sua fortuna, ed anche per quella del nascituro, riesce ad arrivare a Firenze ed a partorire in ospedale, assistita dal suo ginecologo. Una così la si dovrebbe ricoverare, per guarirla o quanto meno curarla dall'incoscienza. Ma era giovane e suo marito era spesso lontano da casa...
Questa storia ci ha fatto venire in mente quella, più volte raccontata da Muti, della sua nascita a Napoli, mentre la famiglia risiedeva a Molfetta, dove suo padre esercitava la professione medica.
La madre voleva che tutti i figli nascessero a Napoli, perchè un giorno - diceva - se avessero loro chiesto dove erano nati era meglio poter rispondere Napoli piuttosto che Molfetta, che nessuno sapeva dove fosse.
L'altra storia curiosa narrata da Chiara Muti è quella riguardante le sue 'mezze giornate' passate a cinema. Mio padre - ha confessato - la mattina mi accompagnava al cinema (allora si poteva, senza temere che si facessero brutti incontri in una sala cinematografia come anche altrove), mi lasciava e lui tornava a casa a studiare. Tornava a prendermi nel pomeriggio. In quale paese vivevano? Non abbiamo mai saputo di un cinema che apriva la mattina e proseguiva le proiezioni fino alla sera.
Per fortuna non ha detto, come fanno tanti figli di papà ingrati, che il cognome l'ha danneggiata. Anzi ha ripetuto che è orgogliosa del cognome che porta e riconoscente dall'aiuto che dalla famiglia, in ogni senso, ha ricevuto. Anche per trovare un/una agente, sappiamo come andò, quando cominciò a muovere i primi passi nel mondo del teatro, alla fine degli studi, molti anni fa, venticinque più o meno.
Dei nostri amici andarono al Festival di Ravenna, forse invitati dai Barilla, dove naturalmente incontrarono anche i Muti. Barilla, in confidenza con i nostri amici, dietro richiesta del direttore e di sua moglie ovviamente, chiesero loro di cercare a Roma un agente per la figlia del direttore. Al loro ritorno a Roma ce ne parlarono. Quei nostri amici conoscevano bene, perchè a loro volta amici, la più nota agente per attori. Combinarono un incontro e Chiara Muti entrò in quella agenzia, da dove poi ne uscì - non ricordiamo dopo quanti anni - per farsi rappresentare da una nostra amica, forse indicata dall'agente precedente.
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