Nessuno slittamento, gli studenti italiani torneranno a scuola il 10 gennaio, come previsto. La quarta ondata della pandemia non accenna a placarsi ma il governo mantiene la linea rigorosa e conferma il calendario scolastico, seppure probabilmente con alcune modifiche almeno per quanto riguarda quarantene e distinzioni tra vaccinati e non nelle classi. Le Regioni spingono per eliminare il distinguo e, nel contempo, aumentare la soglia di positivi superata la quale le classi finiscono in Dad. Intanto, nuove riunioni tecniche a palazzo Chigi in vista di quella che appare sempre più una certezza, ovvero l'estensione del super Green pass al lavoro. Un tema piuttosto complesso, soprattutto per quanto riguarda il mondo del privato. Per questo cresce l'attesa per il consiglio dei ministri di mercoledì, quando le ipotesi potrebbero diventare realtà, forse già da febbraio.
Governatori e sindaci hanno espresso preoccupazione in vista della riapertura delle scuole, dove stanno comunque già arrivando le prime forniture di mascherine ffp2. Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha addirittura proposto di rimandare di 20-30 la ripresa delle lezioni in presenza per "raffreddare il contagio". Un'idea che ha trovato d'accordo anche il presidente della Toscana, Eugenio Giani, e quello del Veneto Zaia, seppur con qualche riserva. A chiudere definitivamente le porte alla proposta è però palazzo Chigi, la cui linea - ribadita più volte nei giorni scorsi dal ministro dell'Istruzione, Patrizio Bianchi - è quella di tenere aperte le scuole e relegare la didattica a distanza solo alle strette necessità. Proprio per questo, a sette giorni dal rientro in classe, le Regioni provano a mitigare preoccupazioni e necessità lanciandola proposta di eliminare la distinzione - definita "discriminatoria" da più parti, presidi compresi - tra vaccinati e non. In vista della Commissione Salute che si riunirà domani, l'idea è quella di rivedere la definizione di un numero minimo di contagi in classe, che permetta indistintamente a tutti gli alunni di andare in Dad.
Al momento, su quest'ultimo aspetto l'ipotesi è di valutare tre o quattro contagi e, sotto questa cifra, prevedere l'autosorveglianza per tutti. Il tema del rientro è anche al centro del confronto tra i governatori nella Conferenza delle Regioni e nell'incontro in programma tra il ministro Bianchi e i sindacati. Resta poi il nodo dell'estensione del super Green pass sul lavoro, considerato che sul tema al momento non c'è convergenza all'interno della maggioranza, con una linea più rigorista e favorevole espressa da Pd, Leu e Forza Italia e le criticità espresse invece da lega e M5s contrari al provvedimento. I tempi stringono e una decisione, soprattutto in vista di una probabile impennata di casi dopo le ferie natalizie, dovrà essere presa nei prossimi giorni per poi partire già dal prossimo mese, dando il tempo a chi non lo ha già fatto di vaccinarsi o completare il ciclo con seconda dose o booster.
Landini: "Il governo renda i vaccini obbligatori per tutti"
Vaccino obbligatorio per tutti, non solo per i lavoratori. È quanto chiede in un'intervista a Repubblica il segretario generale della Cgil Maurizio Landini che considera "insufficiente" l'obbligo ai soli luoghi di lavoro. "La recrudescenza del virus impone al governo un'assunzione di responsabilità", afferma. La profilassi deve essere resa obbligatoria per tutti, secondo Landini, "perché il virus riguarda tutti", e non solo i lavoratori. Dopotutto, prosegue, "i luoghi di lavoro, grazie ai protocolli che abbiamo firmato con il governo e le aziende, non sono risultati focolai della trasmissione del virus". La trasmissione del virus, sostiene il sindacalista, "avviene fuori dai posti di lavoro, sui mezzi di trasporto pubblici, nei luoghi affollati". Il numero uno della Cgil chiede anche di "cancellare con una legge tutte quelle forme di lavoro precario ingiustificato, dal lavoro a chiamata alle finte partite Iva". Queste devono essere sostituite, per Landini, "con un unico contratto di ingresso al lavoro fondato sulla formazione e che punti alla stabilità del rapporto di lavoro".
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