Salviamo il Palazzo Ina di Piero Bottoni dal SuperBonus 110%: l’appello arriva dai docenti della Scuola di Architettura, Urbanistica e Ingegneria delle Costruzioni e della Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio del Politecnico di Milano, preoccupati che i Bonus per la riqualificazione edilizia possano “portare ad un intervento di sostituzione del rivestimento e di modifiche consistenti di parti significative dell'edificio, intervento che potrebbe danneggiare irreversibilmente una testimonianza così significativa dell'architettura moderna nella città di Milano”.
Palazzo Ina è infatti una delle opere maestre dell'architetto razionalista Piero Bottoni, realizzata tra il 1953 e il 1958 in corso Sempione (Milano), il cui valore culturale sta nella sperimentazione architettonica che rappresenta: una lama bianca alta 64 metri (19 piani) eretta perpendicolarmente a corso Sempione che affronta il tema del rapporto con la strada, mediato tramite un volume più basso.
“La dimensione eccezionale e la scala urbana che impone il suo inserimento nella città ne fanno un riferimento visivo protagonista per l’intero contesto urbano e la funzione residenziale ne risolve il suo disegno architettonico con il ritmo della misura umana” si legge nel testo a corredo dell’appello. “Le due differenti soluzioni dei lunghi fronti principali raccontano una apertura verso il cuore della città e un’immagine più turrita per chi arriva da fuori. Questi fronti sono l’esito di una più ampia ricerca sull’abitare che si esplicita in una esemplare distribuzione che, nell’alternare tipologie di dimensioni diverse, imprime al fronte quel movimento che caratterizza un’immagine ormai imprescindibile nel paesaggio di questa parte della città”.
Insieme ad architetture come il Palazzo della RAI di Gio Ponti, la casa Rustici di Pietro Lingeri e Giuseppe Terragni e il Palazzo Vespa della Piaggio di Luigi Vietti, il Palazzo Ina di Bottoni rappresenta “uno degli edifici più importanti della Milano degli anni Cinquanta, per quel carattere unico ed eccezionale che ha assunto nella storia e nell’immagine collettiva della città; l’ottimo stato di conservazione rende il manufatto una testimonianza fisica unica del contesto culturale di una stagione del Novecento in cui arti, architettura e urbanistica sposavano con efficacia un ruolo sociale nella formazione della città che si concretizzava fin nei dettagli costruttivi e nella raffinatezza dei particolari materici”.
Per salvarlo, dunque, i firmatari dell’appello chiedono di aderire alla richiesta del 23.12.2021 alla Sovrintendenza per avviare con urgenza il procedimento di dichiarazione di interesse culturale ai sensi dell’articolo 10 comma 3 lettera d) e 13 del D.Lgs. 42/2004.
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