È il risultato di un lavoro pubblicato sulla rivista Nature Genetics e condotto da ricercatori del Karolinska Institutet di Stoccolma in collaborazione con colleghi canadesi e statunitensi, i quali sono partiti dalle conoscenze raccolte finora (in studi precedentemente pubblicati) sulle sequenze genetiche protettive nei confronti dell'infezione da SARS-CoV-2 per arrivare a isolare un gene singolo alla base dell'effetto protettivo.
Lo studio ha coinvolto 2.787 pazienti COVID-19 di discendenza africana ricoverati in ospedale e 130.997 persone sane come gruppo di controllo. I risultati sono stati confrontati con quelli di un precedente ampio studio su individui di discendenza europea. Finora era nota una ampia sequenza genetica protettiva nei confronti del Covid in forma grave, ma non era chiaro quali fossero i geni contenuti in detta sequenza e specificatamente implicati in questo effetto protettivo. Gli esperti hanno confrontato il Dna di individui di diversa discendenza proprio per risalire alle origini di questa protezione. Hanno visto che l'80% degli individui di discendenza africana ha la variante protettiva rs10774671-G nel proprio Dna. Gli esperti hanno visto che il gene protettivo contiene le istruzioni per produrre una proteina (chiamata OAS1) più lunga della sua versione normale e questa proteina allungata è già nota per la sua capacità nello sconfiggere il virus SARS-CoV-2.
"Conoscere i fattori di rischio (o protettivi) genetici nel dettaglio è un aspetto cruciale per procedure allo sviluppo di nuovi farmaci anti-COVID-19" - afferma uno degli autori del lavoro, Brent Richards, della McGill University in Canada. (ANSA).
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