martedì 18 gennaio 2022

Giambrone va dove dice Orlando. Ma a Orlando Giambrone dice dove altro vuole andare

 La storia professionale di Francesco Giambrone nel teatro lirico italiano è segnato dalla presenza di Leoluca Orlando al Comune di Palermo. Arriva Orlando e Giambrone fa l'assessore alla cultura del suo sindaco e poi si fa mandare a dirigere il Teatro Massimo. Dopo aver screditato chi lo aveva preceduto in quell'incarico ed averlo licenziato.

 Gli anni in cui Giambrone, richiesto da tutte le Università del pianeta e dalle istituzioni musicali di mezzo mondo, compresi i Conservatori, e dopo un passaggio da Firenze, al teatro del Maggio Fiorentino, da ove però lui e Arcà sono dovuti andar via prima del tempo per  ragioni di carattere  finanziario ( arrivò il Commissario a sanare i conti di quel teatro), per una decina d'anni dovette guardare il Massimo  con cannocchiale da casa sua. 

 Orlando nel frattempo, una decina d'anni, aveva frequentato tutti i Parlamenti del mondo, da quello nazionale a quello europeo; solo dopo torna a fare il sindaco di Palermo. E Giambrone?  Fa l'assessore della cultura, manda via Cognata, e ci si insedia lui al Massimo - nel 2014. Nello stesso anno chiama alla direzione artistica un musicista siciliano di origine - con quel cognome! - ma attivo nella Capitale, Oscar Pizzo. Pizzo arriva a Palermo accolto trionfalmente. Giambrone dopo neppure un triennio, e prima della fine del suo mandato manda via Pizzo. Cause?  Giambrone vuole dare un nuovo 'assetto' al teatro.

Il Movimento Cinquestelle palermitano  fa la voce grossa contro Giambrone e in difesa di Pizzo, ma niente da fare. Pizzo torna a Roma e Giambrone assume anche la direzione artistica, che poi è il suo vecchio pallino - sebbene egli musicista non sia.

Solo un paio di anni dopo chiama  Marco Betta che lui aveva incrociato già al Massimo nel corso del suo primo mandato da Sovrintendente, all'indomani della riapertura.

 Strano che non lo abbia chiamato nel 2014 al posto di Pizzo, licenziato nel 2018, se Betta era l'amico di una vita e la persona che nella Palermo della musica egli stimava di più (Betta all'epoca era libero da impegni istituzionali e magari gli sarà anche andata di traverso la calata di Pizzo a Palermo, voluta dal suo amico Giambrone).

E perciò è strano che in questi giorni i suoi fidatissimi gazzettieri al seguito, non facciano mai cenno alla chiamata di Pizzo a Palermo ed alla sua successiva cacciata, ad opera di quello stesso Giambrone che l'aveva prima chiamato ed anche osannato

 E strano è infine il fatto che Giambrone chiami Betta, dopo quasi due anni dall'uscita di scena di Pizzo,  e che  nelle sue mani chiederà al sindaco di  mettere il teatro che lui ha risollevato.

 Betta arriva al Massimo verso la fine del 2020, quando Giambrone sa già che a maggio di quest'anno, 2022,  Orlando lascerà il Comune e sa, di conseguenza, che lui che ha scritto in fronte 'mi manda Orlando' non sarà più gradito al Massimo dal nuovo sindaco.  Nulla impedisce di pensare che la richiamata di Betta serva solo per fargli presidiare il teatro, in attesa delle elezioni e nella speranza che il nuovo sindaco voglia lasciarlo lì. Intanto Orlando appena Giambrone va via, senza aspettare neanche un secondo, lo nomina al suo posto.

 Sebbene Betta non sia 'targato' Orlando nella misura un cui lo è stato Giambrone, di restare può solo sperarlo, con il uovo sindaco.

 Alla sua partenza  per Roma,  riceve un tributo di omaggio da tutto il personale. Non sarà che a Palermo, dopo  diversi anni alla guida del teatro, vigeva la regola che 'o sei con me o via da qui'?

 A  Palermo al sovrintendente uscente il sindaco Orlando dà la medaglia della città in segno di riconoscenza per il lavoro svolto. Poteva Orlando non dargliela, dopo il gran lavoro che lui e suo fratello Fabio hanno fatto per il Comune di Orlando (ed anche per loro stessi)?

 Sbarcato a Roma, Giambrone trova direttore artistico ( Vlad: resterà? non è chiaro dalle dichiarazioni di questi giorni), direttore musicale Mariotti, resterà) e la direttrice del corpo di ballo, palermitana, che lui conosce da bambina e dunque resterà.

 Ancora non si capisce cosa voglia fare, oltre a creare cori in città  da affiancare alle 'bande' che Gualtieri vorrebbe in ogni municipio, mentre si sa che vuol fare il Ring di Wagner che a Palermo si fece nella stagione 2013 - lui non era sovrintendente, c'era Cognata, che lui mandò a casa. Per il costo del Ring?

 Ma perchè senza il Ring un teatro italiano non è un teatro?

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