«L’ultimo disco che mi ha mandato, di quelli suoi personali, è un vinile storico di Edith Piaf, una raccolta di successi. Come spesso accade, Francesco lo ha accompagnato con un bigliettino di considerazioni: mi faceva notare quanto sia suggestiva ed evocatrice del mondo parigino, la carica umana della sua voce...».
Il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del pontificio consiglio della Cultura, non si è certo stupito dell’immagine del Papa che l’altro giorno, in centro a Roma, usciva da un negozio di musica con dei cd di classica. «Anzi, non vedo l’ora di sapere che cosa fossero, spero me li mandi presto», sorride. Bergoglio è un appassionato di musica, come Ravasi. E da qualche anno il cardinale ha creato in una stanza del dicastero una «audioteca» intitolata al pontefice e composta dei dischi che Francesco gli manda con regolarità, una raccolta di cui pochi sono a conoscenza.
Di quanti dischi parliamo, eminenza?
«Teniamo un registro aggiornato, ora il catalogo è di 1.728 cd e 19 vinili. Ci sono i dischi che gli sono stati regalati — da ultimo una raccolta di vinili di Penderecki — e quelli che il Papa aveva già e ascolta da tempo».
Di che genere?
«Soprattutto musica classica, direi. Ma Francesco, con la sensibilità tipica delle persone che amano davvero la musica, non si limita a un genere, non ha la rigidità di chi dice “dopo non c’è più niente”. Io, per dire, mi interesso pure del rap... Il Papa, ad esempio, mi ha mandato una raccolta di 25 canzoni gospel cantate da Elvis Presley, anche se non c’erano commenti e magari gliel’avevano donata...».
Ma com’è cominciato?
«La prima volta, ormai più di tre anni fa, mi ha spedito alcuni cd: so che a lei piace la musica, ha scritto, anche io la ascolto. Gli ho risposto che sarei stato felice di conoscere le sue scelte musicali. È iniziata così. Gli ho detto che pensavo di creare un’audioteca e una volta mi ha spedito un cartone intero di dischi: ormai questi li ho ascoltati... Superati i mille, gli ho mandato il primo registro, una classificazione scientifica».
Compositori preferiti?
«Mi raccontava che quand’era ragazzo c’era un programma radiofonico di opera, per lo più italiana, e lui lo ascoltava a casa con la madre. La passione per la musica è nata così. Mi ha mandato l’integrale delle registrazioni al Teatro Colón di Buenos Aires. Ma non ci sono solo le diverse opere di Verdi e dei compositori italiani. C’è una parte consistente di tango argentino, soprattutto Piazzolla. Di Mozart mi ha inviato l’opera integrale, quella di 200 cd della Deutsche Grammophon. Anche di Beethoven abbiamo tutto o quasi. E di Bach: la Passione secondo Matteo, quella secondo Giovanni, ma anche le Variazioni Goldberg, le Cantate... A me, che faccio fatica a sentirlo, ha stupito quanto segua con passione pure Wagner. E poi ci sono i commenti...».
I bigliettini di cui parlava?
«Le notazioni sono straordinarie, competenti. Si vede che ascolta la musica con attenzione, non come fosse un tappeto sonoro. Segnala gli interpreti, Karl Richter e Bach, Wagner diretto da Barenboim, fa notare quel soprano o tenore che gli pare particolarmente convincente nella parte… Sono biglietti scritti a mano, a volte quando è un singolo cd è lui stesso a impacchettarlo e scrivere il mio nome sopra...».
Che ne sarà di tutto questo?
«Ho raccolto i commenti di Francesco e mi piacerebbe pubblicarli. Per l’audioteca vedremo, io quest’anno concludo il mio mandato e valuterà il mio successore, ma penso sarebbe bello poterla aprire a studiosi di musica e del Papa, è indicativa della sua personalità e cultura».
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