Per spiegare l'ipocrisia di Leoluca Orlando, attuale sindaco di Palermo, giunto a fine mandato e non ricandidabile, torniamo con la mente agli ultimi mesi di Virginia Raggi sindaca di Roma
Quando Fuortes, nominato Ad della Rai, lascia la sovrintendenza dell'Opera di Roma, i partiti dicono chiaro e tondo alla sindaca uscente che non si azzardi a nominare il successore di Fuortes che resterà in carica per cinque anni, quando il sindaco potrebbe non esser più Lei, Virginia Raggi - come del resto è poi accaduto.
La tragedia che investe anche le nostre massime istituzioni culturali è che vengono affidate spesso a mani inesperte, ma fedeli al politico di turno che ha la facoltà di nominarli. Ciò difficilmente sarebbe tollerato in ambito privato, dove un'azienda deve far profitto e chi viene messo a dirigerla deve garantirlo, altrimenti ne va di mezzo il padrone che irresponsabilmente, gli ha affidato la sua azienda.
Nel pubblico ciò non accade. La fedeltà di un sovrintendente conta più della sua competenza ed efficienza.
Torniamo alla Raggi. Se la sindaca, agli ultimi mesi di incarico avesse immediatamente nominato persona nota per la sua competenza amministrativa, e non tanto per essere a Lei gradita, nessuno di nessun partito avrebbe avuto nulla di ridire.
E l'altolà di Giorgia Meloni alla sindaca uscente, nasceva solo dalla sua volontà di metter uno dei suoi a guidare l'Opera, diremmo a presidiare il teatro che ad ogni cambio di vertice viene invaso da una nuova ondata di collaboratori e consulenti da premiare per la loro fedeltà al politico di turno, quasi mai per la competenza e per la necessità di riempire ruoli vacanti.
A Palermo sta accadendo la stessa cosa, ma con finale diverso. Giambrone, fedelissimo del sindaco, di cui altro fedelissimo è suo fratello, Fabio, politico di professione, già parlamentare e vice di Orlando, sa che non potendosi più ricandidare Orlando, suo protettore, egli fra qualche mese sarebbe stato fatto dimettere dal successore di Orlando che avrebbe messo al Teatro Massimo un sovrintendente di sua fiducia. Magari il prof. Cognata che era già stato sovrintendente e che era stato costretto a dimettersi proprio da Giambrone che gli aveva addebitato sconquassi amministrativi, mentre la Corte dei Conti ne aveva lodato la corretta amministrazione e la riuscita impresa di aver sanato alcuni buchi lasciati proprio da Giambrone nel suo precedente passaggio dal Teatro Massimo, all'epoca della prima sindacatura di Orlando. All'epoca tutti i giornali senza distinzione difesero Cognata da Giambrone che lo aveva estromesso vigliaccamente.
Negli anni in cui fu per la prima volta sovrintendente, Giambrone aveva voluto al suo fianco come direttore artistico Marco Betta, il quale andò via poi insieme a lui nel 2002.
Ma al suo ritorno al Massimo, dopo parecchi anni, e dopo l'uscita senza ragioni di Cognata, Giambrone si riprende il Massimo con la benedizione di Orlando e la spinta di suo fratello, ma come direttore artistico chiama a Palermo un musicista siciliano che aveva lavorato a Roma all'Auditorium, Oscar Pizzo (certo il cognome qualche perplessità a Palermo avrebbe dovuto far sorgere!) non Marco Betta. Il perchè sarebbe interessante che Giambrone lo spiegasse. E invece no. Senonchè passa qualche anno e Giambrone fa fuori Pizzo, rispedendolo a Roma e si impegna a curare lui anche la direzione artistica: del resto non è laureato in medicina?
Poi dopo la nomina, indovinata del direttore musicale, richiama Marcio Betta, alla fine dello scorso anno, alla direzione artistica.
Poi lui, Giambrone, con un incarico fino al 2024, fiuta l'aria cattiva e dice chiaramente a chi può aiutarlo ancora una volta, Orlando, che vuole andar via da Palermo, orfano del 'suo' sindaco, per non essere messo alla porta dal successore.
Orlando ovviamente chiama Gualtieri, o Franceschini o Nastasi, e prospetta la situazione da prossimo disoccupato di Giambrone, il quale ha già governato per tre mandati il Massimo di Palermo ed anche il Maggio Musicale Fiorentino, da dove - non dimentichiamolo! - dovette scappare prima della fine del suo mandato, causa bilanci in rosso, sostituito dal commissario Nastasi.
Prima di tornare al Massimo fa un giro per le università insegnando qualunque cosa, e ripassa anche - come accaduto la volta precedente - dall'Assessorato alla cultura, dalla quale silura Cognata.
Per la sua riconferma, la seconda di seguito, un paio di anni fa, l'allora ministro ebbe a ridire, ma Orlando fece la voce grossa ed il ministro avallò la riconferma.
Ora è a Roma, dove troverà sulla sua strada Oscar Pizzo che nel frattempo ha preso moglie e si è accasato a 'Eur Cultura' da dove ha occupato la Nuvola con spettacoli di ogni genere, alcuni anche prodotti dall'Opera di Roma (forse questi salteranno?) - staremo a vedere.
E Palermo? A Palermo Orlando non ha aspettato un minuto di più dopo il trasferimento di Giambrone a Roma ed ha nominato Betta sovrintendente, oltre che direttore artistico, per fargli presidiare il Massimo, anche quando lui non sarà più sindaco, cioè fra poco più di qualche mese.
Orlando, se fosse stato all'altezza del suo impegno e delle sue responsabilità, avrebbe forse fatto meglio a far tornare Cognata al Massimo di Palermo, dopo avergli presentato le sue scuse per la precedente cacciata ad opera di Giambrone ma appoggiata da lui medesimo.
Perchè con l'arrivo del futuro nuovo sindaco, potrebbe ripetersi proprio quello che accadde quando Orlando tornò a fare il sindaco. E cioè che Betta, rappresentante della vecchia amministrazione, non va più bene, con qualche filo di verità - teniamo presente che Betta per la prima volta amministra un teatro - e viene mandato via; al suo posto arirverà un altro. Voglia il cielo che sia il prof. Cognata, o 'La vendetta'!
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