Delle opere infrastrutturali presenti in manovra, due sono quelle che interessano maggiormente il Sud: il Ponte sullo Stretto di Messina e l’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari. La prima finalizzata a collegare la Sicilia alla Calabria e la seconda necessaria per ridurre i tempi di percorrenza tra le due città principali del Mezzogiorno d’Italia. Entrambe necessarie non solo, quindi, a un efficientamento dei trasporti ma anche alla creazione di nuovi posti di lavoro. Ed è proprio su questo punto che spinge il governo.
Sarebbero circa oltre 100mila le unità da impiegare nei prossimi anni grazie alle stime fornite dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che ha annunciato l’arrivo a dicembre del progetto definitivo. “Stiamo portando avanti – ha spiegato – un’opera pubblica che servirà a milioni di persone a perdere meno tempo e a inquinare di meno, ma credo che creerà in tutta Italia, non solo in Sicilia e in Calabria, 120mila posti di lavoro. È qualcosa per cui mi impegno al massimo insieme ai treni pendolari e all’eliminazione dei passaggi a livello, che sono altrettanto importanti. Ho in ufficio una cartina geografica dell’Italia con i cantieri aperti e conto per la fine del mio mandato di avere un paese più moderno e più efficiente”.
Numeri altrettanto importanti sarebbero alla base della tratta Napoli-Bari. Lo studio frutto della collaborazione tra Svimez e Rete ferroviaria italiana, inserito nel Rapporto Svimez 2024, ha dimostrato l’influenza positiva sullo sviluppo economico e sociale del paese. Si tratta di numeri che, come spiegato dal sottosegretario al Mit Tullio Ferrante, “spingono il governo a lavorare con rinnovato slancio per accelerare i lavori e modernizzare le infrastrutture del Sud, vera chiave per la crescita del paese”. “Lo studio – ha riferito Ferrante – certifica che l’opera avrà un impatto diretto e indiretto sul valore aggiunto pari a 3,9 miliardi, con 53mila nuovi posti di lavoro, che diventano 4,4 miliardi e 62mila nuovi addetti se si considera anche l’indotto. La nuova linea a regime collegherà Napoli e Bari in appena 2 ore, riducendo drasticamente i tempi di percorrenza, e comporterà anche un notevole abbattimento delle emissioni nocive”. Per Ferrante l’attenzione da rivolgere è massima, trattandosi di un’opera commissariata. “Il Sud – ha aggiunto il sottosegretario – torna a correre e con esso anche l’Italia. La realizzazione delle opere commissariate è una priorità per il rilancio del Mezzogiorno e del paese. I lavori della prima tratta, Cancello – Frasso Telesino, procedono spediti e saranno già ultimati nel 2025, consentendo così di collegare i due capoluoghi in poco più di 2 ore e mezza”.
Entrambi i cantieri saranno finanziati con fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Finora di questi si è occupato Raffaele Fitto, a cui la presidente Giorgia Meloni aveva affidato anche le politiche di Coesione, gli Affari europei e il Sud. Ma ora che il plenipotenziario è stato nominato vicepresidente esecutivo della Commissione europea, viene da chiedersi chi prenderà il suo posto. Nelle scorse settimane la premier non si era sbilanciata e aveva rimandato la scelta al 12 novembre, giorno dell’audizione di Fitto al Parlamento Ue. Superata quella data, le ipotesi al vaglio sono sostanzialmente due.
Se optasse per uno spacchettamento, Meloni potrebbe tenere per sé la delega agli Affari Ue o conferirla al senatore di Fratelli d’Italia Giulio Terzi di Sant’Agata per poi affidare il Sud a Nello Musumeci, oggi ministro del Mare. Pnrr e Coesione invece – sondata senza successo la disponibilità di Alfredo Mantovano e Giovanbattista Fazzolari – potrebbero andare a uno dei due sottosegretari al ministero delle Finanze, e cioè Federico Freni della Lega ed Edmondo Cirielli di FdI. Diversamente, potrebbe essere individuato un tecnico in grado di gestire tutte le materie e questa sarebbe la scelta preferita dalla Ue: in tal caso in pole position ci sarebbe Roberto Cingolani, per una staffetta tutta pugliese tra Fitto e l’attuale amministratore delegato di Leonardo, che in passato aveva nelle sue mani la responsabilità della Transizione energetica durante il governo Draghi.
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