mercoledì 20 novembre 2024

Per il Ministro Valditara il passaggio nei discorsi dal bar al Parlamento è brevissimo ( da Huffpost Italy)

 

Giuseppe Valditara, o di come i peggiori discorsi da bar possano farsi discorso pubblico

Ieri sono stata alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin. Una grande emozione ascoltare il padre di Giulia, Gino, e vedere la trasformazione di un enorme dolore privato in una risorsa a disposizione di tutte e di tutti. 

Mi sono venuti i brividi, però, alle parole del Ministro Valditara, oggi supportate dalla premier Giorgia Meloni, che hanno sporcato, in modo grave, un luogo e un momento preziosi per la memoria di Giulia e di tutte le donne vittime di violenza. Il Ministro ha pensato di raccontarci che il patriarcato è finito ormai da tempo, dimenticandosi del gender pay gap e della disoccupazione femminile, sorvolando sui carichi di cura tutti sulle donne e del fatto che le posizioni di potere sono ancora saldamente nelle mani degli uomini. 

Ci ha poi deliziati raccontando che il femminicidio non è frutto del senso di possesso degli uomini sulle donne, ma di un’inedita fragilità del maschio contemporaneo con buona pace di fiumi di inchiostro spesi dalle scienze sociali e dalla psicologia per spiegare la stretta relazione tra cultura patriarcale, possesso e perdita di ruolo in una società che cambia. 

Ma il clou è arrivato in fondo: l’aumento della violenza è legato all’immigrazione, sostiene il Ministro intervenuto in ricordo di una giovane donna uccisa da un italianissimo coetaneo. Al Ministro devono essere sfuggiti i dati che da decenni dicono una cosa chiara: la violenza maschile sulle donne non ha età, né classe sociale, né geografia. Un solo tratto accomuna la maggior parte dei delitti: l’assassino ha le chiavi di casa. Si tratta di un partner o di un ex, di un padre o di un fratello. È spesso la famiglia la culla oscena dei femminicidi, proprio perché sono esito di una cultura patriarcale [dal greco: la legge -arkè- del padre -patr].

Non ho voluto ieri commentare quelle affermazioni per un senso di rispetto nei confronti della famiglia Cecchettin, che è invece mancato al Ministro.

Oggi sento peró l’esigenza di una riflessione pubblica su un Governo che strumentalizza e travolge qualsiasi circostanza per fare propaganda di odio ed esclusione contro i migranti. Sento l’esigenza di una riflessione sul fatto che i peggiori discorsi da bar possano farsi discorso pubblico e che la caricatura dell’uomo nero che stupra le donne arrivi anche alla presentazione della Fondazione Giulia Cecchettin.

È gravissimo e dobbiamo tirare fuori le parole per denunciarlo. Almeno noi che non siamo docenti della scuola statale e quindi siamo al riparo (?) da ritorsioni politiche come il dimezzamento dello stipendio o la sospensione dal servizio, come accaduto di recente all’intellettuale e docente Christian Raimo, reo di aver criticato le politiche del Ministero in una sede di dibattito politico.

L'occasione per alzare la voce è già sabato 23 novembre, quando si svolgeranno le manifestazioni nazionali, a Roma e Palermo, in vista della giornata internazionale per l'eliminazione della violenza maschile sulle donne. Non facciamoci aspettare. 

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