lunedì 18 novembre 2024

Elezioni Regionali. E poi c'è Bandecchi che ogni volta che apre bocca, sembra essere uscito dalle aule della sua università, dove si insegna alta letteratura (da La Stampa)

" Se Meloni avesse candidato me, la Proietti stasera sarebbe stata a casa a lavare i piatt" - parola di Stefano Bandecchi

Elezioni europee - Conferenza stampa di Stefano Bandecchi© LAPRESSE

ROMA. Per Stefano Bandecchi il punto è molto semplice: «Se il candidato presidente del centrodestra fossi stato io, Proietti non avrebbe avuto nulla da festeggiare». Il sindaco di Terni non ci sta a fare la parte di quello che ha deluso le aspettative: «Noi i nostri voti li abbiamo portati, Alternativa popolare è in linea con il risultato delle Europee – spiega – a pesare è stato il calo di altri partiti della coalizione».

Lega e Fratelli d’Italia?

«Ciascuno può analizzare i numeri: i voti persi dalla Lega non sono stati compensati da Fratelli d’Italia, anzi. Del resto, ricordiamoci che questa è storicamente una delle regioni più rosse d’Italia e cinque anni fa era stata strappata da una Lega, all’epoca molto potente».

Contavano su di lei, per un “effetto Scajola” come in Liguria. Non c’è stato.

«Solo chiacchiere fatte a sinistra, sapevamo fosse difficile, ma noi abbiamo fatto la nostra parte, abbiamo preso più o meno gli stessi voti delle Europee. Potevo fare il gol finale, se mi avessero messo in condizione di segnare. La verità è che gli umbri hanno scelto il Pd, come quasi sempre negli ultimi 50 anni. Il popolo è sovrano e ha deciso da chi farsi governare. Ho fatto i complimenti a Proietti».

Mentre la neopresidente ha detto che la sua è la «vittoria di chi non si è fatto sopraffare dall’arroganza verbale, da metodi scorretti, da chi sputa in faccia ai cittadini». Ce l’ha con lei…

«È scema o fa finta di esserlo, non so perché abbia voluto ricordare fatti che non la riguardano. Le sarò rimasto impresso, del resto sono un bell’uomo. Io potrei ricordare che lei in campagna elettorale ha strappato con arroganza una pagina del programma del centrodestra. Peccato, è partita col piede sbagliato. Dovrebbe considerare che sono il sindaco di una città importante della regione che deve amministrare. E che se fossi stato io il suo avversario…».

Cosa?

«Se il candidato del centrodestra fossi stato io, lei stasera non avrebbe festeggiato niente, era a casa a lavare i piatti».

È una sindaca, come lei, oltre a essere laureata in ingegneria e docente universitaria.

«Non mi pare molto sveglia, né mi sembra abbia dimostrato niente nella sua vita. Ha vinto grazie ai voti presi dal Pd. Ma stia tranquilla, da oggi veglieremo noi su di lei con il nostro governo ombra. E sarà un’ombra oscura».

Dai complimenti siamo passati alle minacce?

«Guardi, è a sinistra che sono tutti incattiviti con me, vorrebbero cancellarmi, ma non possono. Fanno bene a temermi, ma dovrebbero capire che io non mi chiamo Silvio Berlusconi, anche se le nostre iniziali sono le stesse. E non sono un piccolo Trump, come qualcuno di loro ha detto».

Certi paragoni non le dispiacciono poi molto, lo ammetta.

«Mi fanno ridere, si divertono a dipingermi come non sono. Io, poi, se fossi stato americano avrei votato per Harris».

Davvero?

«Certo, ma sono contento che abbia vinto Trump, ha preso a schiaffi gli intellettuali di sinistra. Comunque, quando loro pagheranno 2.500 stipendi al mese e avranno un patrimonio di 3 miliardi ne riparliamo. Altrimenti non possono confrontarsi con me».

Ormai si sente a suo agio nel centrodestra, giusto?

«Sì, mi sono sentito accolto e accettato. Dall’altra parte c’è un’accozzaglia di ladri di case e ladri di polli, non fa per me. Io sono un uomo di centro, un liberale, cristiano, popolare».

Ed era il candidato giusto per vincere in Umbria: l’ha detto a Meloni?

«Chiariamo: io ero candidato presidente con il mio partito. Poi, quando ho deciso di entrare nella coalizione di centrodestra, ho sostenuto la candidatura della governatrice uscente Tesei, persona perbene. Quindi, nessuna polemica, dico solo che, se avessi corso io, avremmo vinto».

O forse l’astensione sarebbe stata ancora più alta…

«Questo lo dice lei. Lo sa perché la gente non va più a votare? Perché la politica ha perso appeal, ha demandato il suo potere a dirigenti, magistrati e pure ai giornalisti. A livello locale, per le amministrative, contano le persone, la qualità dei candidati».

Appunto.

«Ecco, siamo d’accordo. Arrivederci».

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