Se ne sono accorti tutti, dentro Fratelli d’Italia, del gelo calato da alcuni giorni tra il ministro della Cultura Alessandro Giuli e il ministro della Difesa Guido Crosetto. I due non si parlano più e il motivo è lo scontro durissimo avuto sul museo Egizio di Torino la scorsa settimana. Tanto feroce da rendere necessario l’intervento di Arianna e Giorgia Meloni.
A scatenare le ire di Crosetto è la nomina di Evelina Christillin a presidente della Fondazione del museo Egizio di Torino. Una conferma che Giuli ha voluto poche ore prima dell’apertura delle celebrazioni per il bicentenario della Fondazione, per non lasciare il museo nell’incertezza, perché il mandato era in scadenza. Lo ha fatto senza consultarsi con Crosetto, fondatore di Fratelli d’Italia e storico punto di riferimento del partito in Piemonte, che protesta con Giuli: «Christillin ci detesta», gli fa notare.
Pesano, nei ragionamenti del ministro della Difesa, i numerosi interventi pubblici della presidente della Fondazione, sui giornali e in televisione, in cui non ha mai lesinato forti critiche nei confronti di Fratelli d’Italia e del governo. Brucia, forse, anche la sensazione di non essere stato preso in minima considerazione.
La nomina è nei poteri di Giuli, è lui titolato a firmare la conferma dei presidenti delle fondazioni museali italiane e difende la sua scelta, sottolineando che non è legata ad alcun rapporto tra i due.
A Crosetto, poi, fa sapere di aver comunque concordato il nome con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, piemontese anche lui e fedelissimo della premier.
Insomma, il partito è stato informato e l’accordo prevede da una parte la conferma di Christillin, mentre dall’altra si apre una riflessione sul direttore Cristian Greco, il cui mandato andrà in scadenza a giugno.
Ecco, è noto che Crosetto e Delmastro non siano mai stati - per usare un eufemismo - particolarmente affiatati. La risposta di Giuli si trasforma quindi in benzina sul fuoco. Il ministro della Difesa reagisce rabbioso, facendo capire che il peso politico in Regione ce lo ha lui, non Delmastro. E finisce per mandare entrambi – Giuli e Delmastro – a quel paese.
Ma è uno strappo che riesce a farsi ancor più profondo. Di fronte alla placida fermezza di Giuli, Crosetto lascia intendere che non dimenticherà lo sgarbo e il ministro della Cultura l’interpreta come una velata minaccia.
Partono quindi da Giuli una serie di telefonate di fuoco, prima ad Arianna Meloni, poi gli sms alla premier, che in quel momento è in Argentina per incontrare il primo ministro Javier Milei. Per Giuli lo scontro sulla nomina è nulla rispetto a quella sorta di intimidazione che sente di aver subito da parte del ministro della Difesa. È «gravissimo», ripete a tutti.
E solo i messaggi di rassicurazione che Meloni gli invia in serata riescono a tenere, per ora, lo scontro sotto la cenere.
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