venerdì 15 novembre 2024

La Corte Costituzionale boccia l'Autonomia differenziata in sette punti ( Rai News) Calderoli: andremo avanti (é al disopra della Consulta il Leghista già autore della 'porcata?)

 

La Corte costituzionale ha ritenuto non fondata la questione di costituzionalità dell’intera legge sull’autonomia differenziata delle regioni ordinarie, ma ha invece giudicato illegittime specifiche disposizioni del testo legislativo. Lo rende noto l’Ufficio Comunicazione della Consulta, in attesa del deposito della sentenza.

In particolare, la Corte ha richiamato il principio di sussidiarietà affermando che la devoluzione si deve limitare a specifiche funzioni legislative e amministrative e debba essere giustificata, in relazione alla singola regione. Incostituzionale anche il conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei LEP priva di idonei criteri direttivi, con la conseguenza che la decisione sostanziale viene rimessa nelle mani del Governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento. Bocciata anche la possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno di spesa e l’andamento dello stesso gettito che potrebbe premiare le regioni inefficienti. Illegittima, poi, la facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica.

Calderoli: rispettiamo la Consulta, valuteremo correttivi

"La decisione della Corte costituzionale ha chiarito in maniera inequivocabile che la legge sull’autonomia differenziata nel suo insieme è conforme alla Costituzione. Su singoli profili della legge attenderemo le motivazioni della sentenza, per valutare gli eventuali correttivi da apportare". Così il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, commentando la decisione della Corte Costituzionale. "La stessa Corte - prosegue il ministro - nel suo comunicato invita ad assicurare la piena funzionalità della legge e riconosce che l'autonomia differenziata 'deve essere funzionale a migliorare l’efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini'. Sono esattamente gli obiettivi che vogliamo realizzare e che realizzeremo. Detto ciò, la sentenza non incide sul lavoro che stiamo portando avanti con i negoziati avviati con le regioni, che proseguiranno nelle prossime settimane".

La Consulta ha esaminato i ricorsi delle regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania, le difese del Presidente del Consiglio dei ministri e gli atti di intervento ad opponendum delle Regioni Lombardia, Piemonte e Veneto.

Incostituzionale l'estensione della legge sull'Autonomia alle regioni a Statuto speciale

Secondo il Collegio, l'articolo 116 terzo comma della Costituzione - quello che disciplina l'attribuzione alle Regioni ordinarie di forme e condizioni particolari di autonomia - deve essere interpretato nel contesto della forma di Stato italiana. Una forma che, dicono i giudici "riconosce, insieme al ruolo fondamentale delle Regioni e alla possibilità che esse ottengano forme particolari di autonomia, i principi dell'unità della Repubblica, della solidarietà tra le regioni, dell'eguaglianza e della garanzia dei diritti dei cittadini, dell'equilibrio di bilancio".

La distribuzione delle funzioni legislativa e amministrative tra Stato e Regioni "non" deve "corrispondere all'esigenza di un riparto di poteri tra i diversi segmenti del sistema politico" ma deve avvenire "in funzione del bene comune della società e della tutela dei diritti garantiti dalla nostra Costituzione". É, dunque, "il principio costituzionale di sussidiarietà che regola la distribuzione delle funzioni tra Stato e regioni". La Consulta sottolinea che l'Autonomia "deve essere funzionale a migliorare l'efficienza degli apparati pubblici, ad assicurare una maggiore responsabilità politica e a meglio rispondere alle attese e ai bisogni dei cittadini".

Non modificare le aliquote dei tributi erariali

La Consulta ha individuato l'incostituzionalità della "possibilità di modificare, con decreto interministeriale, le aliquote della compartecipazione al gettito dei tributi erariali, prevista per finanziare le funzioni trasferite, in caso di scostamento tra il fabbisogno dispesa e l'andamento dello stesso gettito; in base a tale previsione, potrebbero essere premiate proprio le regioni inefficienti, che - dopo aver ottenuto dallo Stato le risorse finalizzate all'esercizio delle funzioni trasferite - non sono in grado di assicurare con quelle risorse il compiuto adempimento delle stesse funzioni".

Incostituzionale facoltatività del concorso dello Stato agli obiettivi di finanza pubblica delle regioni

Incostituzionale la "facoltatività, piuttosto che la doverosità, per le regioni destinatarie della devoluzione, del concorso agli obiettivi di finanza pubblica, con conseguente indebolimento dei vincoli di solidarietà e unità della Repubblica".

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La previsione che sia un decreto del presidente del Consiglio dei ministri a determinare l'aggiornamento dei Livelli essenziali delle prestazioni (Lep),e il ricorso alla determinazione dei Lep attraverso il Dpcm, sono tra i profili della legge sull'Autonomia ritenuti incostituzionali dalla Consulta.  Inoltre, la Corte costituzionale ha ravvisato l'incostituzionalità anche riguardo al conferimento di una delega legislativa per la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali priva di idonei criteri direttivi, da cui ne conseguirebbe che la decisione sostanziale venga rimessa nelle mani del governo, limitando il ruolo costituzionale del Parlamento.

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"Spetta al Parlamento, nell'esercizio della sua discrezionalità, colmare i vuoti derivanti dall'accoglimento di alcune delle questioni sollevate dalle ricorrenti, nel rispetto dei principi costituzionali, in modo da assicurare la piena funzionalità della legge". E' quanto si spiega nella nota della Corte Costituzionale in tema di Autonomia.  "La Corte resta competente a vagliare la costituzionalità delle singole leggi di differenziazione, qualora venissero censurate con ricorso in via principale da altre regioni o invia incidentale".

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Il centrosinistra esulta, ma resta il rebus referendum

La soddisfazione per aver avuto la conferma delle riserve mosse sulla riforma dell'Autonomia differenziata, ma anche l'incertezza su quel che accadrà ai quesiti referendari. Perché difficilmente il referendum potrà andare avanti, come osservano fonti parlamentari del Pd. Certo, viene spiegato, per ogni considerazione occorrerà attendere la sentenza, visto che quello fornito dalla Consulta è solo un comunicato. La Consulta ha rinviato la palla al Parlamento e se il Parlamento la cambia diventa un'altra legge, per cui il referendum decade. L'altra possibilità è che governo e parlamento non intervengano lasciando decadere i punti segnalati dalla Corte Costituzionale. A quel punto, si potrebbe andare avanti con il referendum per la parte che rimane in piedi, ma è difficile. 

Nonostante le difficoltà, Italia Viva ha già fatto sapere di voler procedere con il referendum, anche "per dare una spallata al governo". Da Avs a M5s, da Calenda al Pd, i partiti festeggiano quello che considerano il colpo del 'ko' alla riforma Calderoli e al suo stesso ideatore. "La Corte costituzionale ha dichiarato l'illegittimità di molte parti dell' Autonomia. Salvini mi aveva detto qualche mese fa che l'autonomia è in Costituzione e che me ne avrebbe regalato una. Direi che può tenersela e che magari può regalarla a Giorgia Meloni così magari la leggono insieme" ha detto la segretaria dem Elly Schlein parlando a Perugia.

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