giovedì 28 novembre 2024

'Banana' di Cattelan battuta per 6 milioni. Parla il bengalese, ambulante, che gliela vendette per pochi cent. nel 2019 (da Corriere della Sera)

 

L’ambulante bengalese che ha venduto la banana (di Cattelan) per 25 cent: «Come si fa a pagarla 6 milioni»?

È una storia paradigmatica di come l’arte sia diventata esasperata, surreale, non più agganciata alla realtà, foriera di disuguaglianze sociali. A raccontarla è il New York Times che è andato a ritroso cercando il venditore ambulante della banana acquistata per 6,2 milioni di dollari, compreso il milione di dollari di commissioni. Un’opera concettuale battuta all’asta da Sotheby's e acquistata dal collezionista cinese Justin Sun, fondatore della piattaforma di criptovalute Tron. Ma all’inizio della storia c’è un chiosco di frutta nell’Upper East Side di Manhattan, quadrante a nord-est della Grande Mela, a due passi da Central Park e dai musei più conosciuti del mondo. Lui, il protagonista della storia, si chiama Shah Alam, di origine bengalese. Per vivere vende decine di banane al giorno a 35 centesimi l’una, o quattro per un dollaro. Il suo posto di lavoro (ambulante) si trova appena fuori ingresso della casa d’aste Sotheby’s. E questo è stato l’elemento fondamentale perché un funzionario della casa d’aste l’acquistasse come ricambio delle banane marcite nel tempo in modo da batterla poi all’ultima asta.

Mercoledì 20 novembre Alam, 74 anni, ha venduto una banana che poco tempo dopo sarebbe diventata il simbolo dell’assurdità dell’arte. Qualche giorno fa era sotto la pioggia all’incrocio tra la York Avenue e la 72esima ad Upper East quando ha scoperto di essere stato, suo malgrado, l’iniziatore di una folle corsa al rialzo. Intervistato da un giornalista, rivela il New York Times, avrebbe detto con la voce rotta e un inglese stentato, che lui «è un uomo povero, non ho mai avuto denaro», e certo anche solo una parte minima di quell’incasso lo avrebbe sistemato per sempre.

Il viaggio della banana dalla bancarella di frutta a opera d’arte è iniziato nel 2019, quando l’artista Maurizio Cattelan ha esposto per la prima volta l’opera ad Art Basel di Miami Beach, fiera d’arte internazionale tra le più importanti del mondo. L’opera concettuale di tre edizioni, intitolata «Comedian», è una presa in giro implicita dell’assurdità del mondo dell’arte, in linea con l’opera maliziosa dell’artista conosciuto per il suo tratto irriverente. Era accompagnata da un dettagliato manuale del proprietario su come fissare la banana con il nastro adesivo e il permesso di rinfrescarla quando marcisce. (Cattelan ha acquistato le banane originali in un supermercato di Miami, ha affermato in alcune interviste). 

Video correlato: La Banana di Cattelan, venduta all'asta per 6,2 milioni di dollari (News Mondo)

La celebre “Banana” stavolta però ha bruciato qualsiasi previsione (la stima era di 1-1,5 milioni di dollari) realizzando la cifra monstre di 6,2 milioni di dollari. E pensare che «Comedian» solo cinque anni fa, veniva venduta a «soli» 120 mila dollari all’interno della fiera di Miami del 2019. L’offerta per il lotto n. 10, fissato a un muro con un taglio di nastro argentato, era partita da 800 mila dollari. Nel giro di cinque minuti, sette offerenti avevano portato il prezzo a oltre 5 milioni. L’artista non ha ricevuto alcun compenso per la vendita di Sotheby’s, che era per conto di un collezionista il cui nome non è stato reso noto, ma ha dichiarato in una e-mail di essere comunque entusiasta del prezzo raggiunto.

Ma nessuno finora aveva raccontato la storia di Shah Alam. Vedovo di Dhaka, Bangladesh, era un impiegato statale prima di trasferirsi negli Stati Uniti nel 2007 per stare più vicino a una delle sue due figlie, sposata che vive a Long Island. Ha detto che la sua casa è un appartamento al piano seminterrato con altri cinque uomini a Parkchester, nel Bronx. Per la sua stanza paga 500 dollari al mese di affitto. I suoi turni al banco della frutta durano 12 ore, quattro giorni alla settimana; per ogni ora in piedi, con qualsiasi tempo, il proprietario gli paga dodici dollari. Il suo inglese si limita principalmente ai prezzi e ai nomi delle sue merci: mele, tre per 2 dollari; le piccole pere, un dollaro ciascuna.

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