Benedetto il ‘ Va’ pensiero’ di Giuseppe Verdi. Per il ritorno a ‘casa’ di Tony Pappano, italiano d’origine, inglese di nascita ed americano di formazione, direttore musicale della Royal Opera House Covent Garden di Londra, deve ringraziare il destino e quel bis verdiano popolarissimo. Tutto può essere fatto risalire a quel bis, programmato da Chung e vietato da Berio, il 22 dicembre 2002, in occasione del concerto d’inaugurazione della sala grande (poi Sala Santa Cecilia) del grande Auditorium di Roma costruito da Renzo Piano e comunemente chiamato ‘Parco della Musica’.
Myung-Whun Chung era, all’epoca dei fatti, direttore principale dell’Orchestra dell’Accademia di santa Cecilia, al suo secondo incarico, e Luciano Berio, Presidente-Sovrintendente. Quel bis della discordia che segnò l’ufficializzazione del dissidio fra Luciano Berio e Myung-Whun Chung, avrebbe fatto stringere i tempi della trattativa già avviata con Antonio Pappano, come futuro sostituto del direttore coreano.
Bene informati giurano, infatti, che Berio, prima ancora del fattaccio, avesse messo gli occhi addosso a Pappano, come futuro sostituto di Chung. A suggerire il nome del noto direttore di origine italiana in grande ascesa sembra sia stato Vittorio Ripa di Meana, avvocato, e membro del consiglio di amministrazione ( in rappresentanza dei soci privati) della Fondazione ‘Accademia di santa Cecilia’. Il dissidio fra Berio e Chung, acuito da quello scontro, era di molto anteriore e fondato su ben altre ragioni. Innanzitutto il carattere dei due: dittatoriale il primo, chiuso il secondo. E forse anche i contratti ‘speciali’ fatti ad alcune prime parti dell’orchestra, chiamati direttamente da Berio; mentre Chung, responsabile dell’orchestra, aveva sempre seguito la strada dei concorsi, impegnandosi contemporaneamente in un lavoro continuo con le ‘prime’ parti. Quell’iniziativa di Berio, non condivisa da Chung, portò a Roma ottimi solisti, a condizioni molto favorevoli anche economicamente, alle qual dovevano seguire prestazioni ‘solistiche’, come previste nel contratto ‘speciale’. La decisione di berio procurò non pochi malumori fra i professori dell’orchestra e, di conseguenza, anche fra la direzione e la sovrintendenza. Dunque ragioni di dissidio fra Chung e Berio ce n’erano, prescindendo da Pappano.
Anche della ricerca subito orientata verso quel giovane direttore, quarantaduenne, ma già molto lanciato, la cui famiglia è di origini italiane, Berio non informò né Chung, neppure dopo che questi aveva comunicato ufficialmente all’orchestra che alla fine del suo secondo mandato romano avrebbe lasciato ( il che fece con una lettera, in occasione del definitivo trasferimento dei concerti da via della Conciliazione al nuovo Auditorium), né i rappresentanti dell’orchestra -l’uno e gli altri appresero la notizia, come tutti, dai giornali. Ad un sovrintendente che non fosse Berio, l’orchestra ceciliana e naturalmente anche Chung, questa non gliel’avrebbero fatta passare liscia. A Berio sì, anche per la complessa situazione creata dalla sua grave malattia.
Dunque da quel momento non si parlò più di rinnovo, ma di fine della collaborazione, con la scusa di quel dannato bis. Dispotico e duro nei modi con chi non lo assecondava, sovrintendente dal 21 settembre del 2000, Berio era divenuto più intrattabile a causa della grave malattia che lo condusse nel giro di pochi mesi alla morte. Ma da principio s’era circondato di persone di fiducia, ‘strettissima’ fiducia, che gli professavano dedizione totale ed ubbidienza assoluta , ‘perinde ac cadaver’, secondo l’antica regola gesuitica; e dunque chi gli si opponeva non era gradito e neppure tollerato, specie poi quando, come nel caso di Chung, quella sporca storia era finita sui giornali. Ma come andarono effettivamente le cose?
Chung e Berio avevano concordato il programma del concerto inaugurale. Tre nuovi brani commissionati per l’occasione a tre compositori italiani ( Vacchi, Colla,) poi la Fantasia beethoveniana, per pianoforte coro e orchestra op.80 ( Maurizio Pollini solista) e La sagra della primavera di Stravinskij a conclusione.
In quei giorni, sempre a causa della malattia, Berio era spesso lontano dall’Accademia. Durante le prove, dai rappresentanti del Coro era venuto a Chung il suggerimento di impegnarlo almeno in un bis, oltre che nella Fantasia di Beethoven. E Chung, accogliendo quella giusta richiesta, aveva provato il celebre coro verdiano dal Nabucco,‘Va pensiero’.
La mattina stessa del concerto, anzi pochi minuti prima del concerto, Berio bussa al camerino di Chung e gli intima, con fare poco rispettoso, che non si fa nessun bis. A nulla servono le ragioni del direttore; Berio ribadisce il suo no, con una durezza che il direttore principale dell’orchestra e responsabile del concerto inaugurale non gli perdonò. E fra i due iniziò una vera e propria guerra. Poco più di un mese dopo il fattaccio, in coincidenza del primo concerto dopo il trasferimento definitivo dell’Accademia nel nuovo Auditorium, che avvenne l’8 febbraio del 2003 ( Chung diresse la Sinfonia n. 8, ‘dei Mille’ di Gustav Mahler), il Corriere della Sera rese nota la lettera, indirizzata alla direzione dell’Accademia ed all’Orchestra, con la quale Chung diceva chiaramente che alla fine del suo secondo mandato, che coincideva con l’avvio della stagione 2005-2006, non intendeva prolungare la sua permanenza a Roma. Il direttore coreano, in verità, andava ripetendo con convinzione, già prima di quell’occasione, che dopo otto anni di permanenza in un posto era meglio cambiare aria, e qualche volta aggiungeva- ed aggiunge ancora ora - che non continuerà per molto tempo ancora a girare come una trottola per il mondo.
Berio proseguì nel suo durissimo atteggiamento con Chung, al punto che la successiva inaugurazione della stagione 2003-2004 ( 8 ottobre 2003, con Wozzeck di Alban Berg, in versione semiscenica, nel nuovo auditorium) gliela tolse; al suo posto chiamò Daniele Gatti. Chung tornerà sul podio dell’Accademia, dopo la morte di Berio avvenuta il 29 maggio del 2003, a dirigere una serata inaugurale, soltanto nella stagione 2004-2005. Il 16 ottobre 2004, l’ultima sua stagione da ‘direttore principale’ dell’Orchestra dell’Accademia, diresse l’Idomeneo di Mozart, con un cast straordinario, nel quale compariva, debuttante a Roma, anche Magdalena Kozena, compagna ufficiale di Simon Rattle, in un abito che rendeva di pubblico dominio anche la sua avanzata maternità...
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