Quante volte abbiamo sentito dire anche al capo in testa dell'Accademia di Santa Cecilia, cioè a dall'Ongaro, ma non solo a lui, che dopo la pandemia e a causa della pandemia - e la stessa cosa si va ripetendo oggi anche per la disastrosa guerra - nulla sarà più come prima?
L'hanno detto in tanti, ed invece, passata la pandemia - benché siamo precipitati in un' altra emergenza da un paio di mesi e non sappiamo quando ne usciremo - tutto è tornato come prima. E temiamo che questo accada in ogni settore, benché quello di cui noi ci occupiamo sia fra i meno rilevanti per la vita dei cittadini, e cioè le abitudini inveterate delle nostre istituzioni musicali, come in questo caso.
Abbiamo pubblicato, non senza averlo prima letto con attenzione, il cartellone dei concerti della prossima stagione dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia, ultima per Tony Pappano da direttore musicale, che poi sarà direttore 'emerito a vita'.
Ci sarebbero tante cose da dire sul cartellone, a cominciare da tutti i capricci che Pappano ha voluto togliersi, prima di partire definitivamente per Londra ( Elektra, Settima di Mahler ecc...), a fine 2023, da dove poi tornerà a Pasqua del 2024, per portare l'orchestra, la sua ormai 'ex' orchestra, a Salisburgo.
Alla presentazione della stagione, Pappano ha spiegato le ragioni di queste due scelte. per l'Elektra di Strauss ha detto che per ben tre volte l'ha dovuta affidare a Londra ad altri direttori, adesso vuole prendersi la rivincita e dirigerla lui; per la Settima mahleriana, un incidente simile. più volte rimandata a Dresda dove era in programma, causa pandemia, finalmente può dirigerla e a Roma, prima di lasciare.
Ma non è di Pappano che qui vogliamo parlare, né dell'unica iniziativa volta a creare e portare nuovo pubblico per i concerti - e cioè le agevolazioni nei biglietti ( under 18 gratis se accompagnati da adulti), e l'abbassamento dei costi per gli under 35 anni.
Non è di questo che vogliamo parlare come anche di altro.
Bensì del ritorno a 'tutto come prima' nella scelta dei musicisti invitati. Sempre gli stessi o quasi e gli italiani, sempre più assenti, soprattutto i giovani, della cui promozione a tutti i livelli anche Santa Cecilia si è sempre vantata.
Sfidiamo chiunque, dopo aver dato un'occhiata attenta all'elenco degli artisti ospiti, a dirci cinque nomi di italiani presenti, s'intende di giovani italiani. Eppure in questi ultimi tempi, ed anche prima, si parla spesso di giovani musicisti che sono autentici fuoriclasse. Ad esempio, il violinista Gibboni, come il pianista Gorini. E non sono che due esempi, ma altri ne potremmo fare. Di loro, perfino di loro osannatissimi, non v'è traccia nel cartellone della sinfonica come della cameristica. Perchè? Non hanno agenti introdotti come altri in Accademia? O non ne hanno affatto e quindi l'Accademia li snobba - o, come si direbbe a Roma, li 'schifa'? Tante volte si è avuto il sospetto, mai dimostrato, che certe presenze fisse in Accademia come altrove, abbiano ragioni non tutte trasparenti. Ma non basta il sospetto, ci vogliono prove.
Ancora non ne riusciamo a capire le ragioni. Con la memoria andiamo ad un caso del passato per il quale noi personalmente ci spendemmo, dalle pagine di Piano Time, all'indomani della sua vittoria a Mosca del Concorso Ciaikovsky. Parliamo di Mario Brunello, il violoncellista. Eravamo negli anni Ottanta, aveva vinto il prestigioso concorso, e le massime istituzioni italiani non lo degnarono per qualche anno della benché minima attenzione. Oggi è di casa a Santa Cecilia. E sia.
In queste ore - a dimostrazione che nulla è cambiato nè mai cambierà, con nostra grande immutata meraviglia - ci è venuto alla mente un altro nome che vediamo assente dal cartellone di Santa Cecilia, anche da quando c'è dall'Ongaro al vertice. Quello di Gloria Campaner, bellissima ma soprattutto bravissima pianista, compagna oggi di Alessandro Baricco (a proposito, auguri Baricco!)
E la ragione della nostra meraviglia deriva dal fatto che qualche anno fa, dall'Ongaro, quando non aveva ancora fatto la sua 'presa della Bastiglia' a Roma, ed era sovrintendente della Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e dominus delle trasmissioni musicali di Rai 5, costruì una intera puntata della trasmissione 'Lezioni di piano' della durata di 35 minuti circa, in compagnia della Campaner, loro due soli, per esaltarne le doti di pianista. Dall'Ongaro era estasiato di fronte alla bellezza, ancora acerba, della pianista ed alla sua bravura già matura - si può dire così. Perché allora non l'ha invitata a suonare a Santa Cecilia? O se volete, perché le fece quel panegirico televisivo allora? Forse che la Campaner ha deluso le 'sue' aspettative? A noi, per quel poco che sappiamo di lei, non sembra; anzi di recente, in un video, l'abbiamo vista ed ascoltata suonare magnificamente, e spiegare con padronanza e chiarezza inusitate la musica eseguita.
Questo non è che un altro dei tanti, troppi, casi inspiegabili della nostra vita musicale.
Che lo è ancora di più se minimamente ricordiamo una delle precedenti stagioni dell'Accademia, durante la pandemia. Nella quale sempre dall'Ongaro aveva detto che era significativa la presenza degli artisti italiani. E non perché la pandemia aveva reso più difficoltosi gli spostamenti da un paese all'altro, ma perché voleva dimostrare che in Italia vi sono musicisti bravissimi che non hanno nulla da invidiare a quelli stranieri. Dove sono finiti allora quei bravissimi musicisti italiani?
Ecco appunto. Passata, anche se non completamente, la pandemia, tutto è tornato come prima. O, se volete, peggio di prima. Il mistero si infittisce. Ci resta però la curiosità di sapere che cosa sia successo dopo quella trasmissione tv, fra Gloria Campaner e Michele dall'Ongaro, e cioè: perché sia caduto il gelo, in quella che considerammo allora una rivisitazione 'professionale' dell'antica favola, fra 'la bella e la bestia' (lungi da noi, naturalmente, ogni intento, anche minimo, di denigrare ed ingiuriare chicchessia)
Nessun commento:
Posta un commento