"Fermatevi! La guerra è una follia". Il pacifismo di maniera butta tutto nel tritacarne della retorica, appiattendo le sfumature della realtà a suon di slogan. Così, anche il dramma ucraino si trasforma in un evento rispetto al quale sembrerebbero venir meno le categorie degli aggressori e degli aggrediti, fondamentali invece per leggere con lucidità gli eventi. Di tale equidistanza hanno peccato gli organizzatori della Marcia della pace Perugia-Assisi, in programma il 24 aprile prossimo in Umbria. Nella locandina che promuove la manifestazione, gli organizzatori chiedono infatti un generico stop alle armi, senza però specificare i destinatari di questo appello.
"Nessuno si rassegni alla guerra e alla corsa al riarmo! Nessuno si pieghi alle leggi della violenza. Nessuno ceda alla logica amico-nemico. Risolviamo i problemi che non abbiamo ancora voluto affrontare nel rispetto del diritto internazionale. Basta con la propaganda di guerra!", si legge nel manifesto con cui viene convocata la suddetta marcia. E ancora: "Fermiamo la circolazione dell'odio e dell’inimicizia. Facciamo pace. Prendiamoci cura delle vite degli altri, sempre, comunque e dovunque senza distinzioni di alcun genere". Affermazioni abbastanza generiche, soprattutto se raffrontate alla drammatica e ben più complessa attualità ucraina.
A rendere ancor più confuso il concetto, l'immagine scelta per promuovere la manifestazione: una donna e un bambino abbracciati, mentre sfuggono a due proiettili provenienti da direzioni opposte. Uno bianco e uno nero. Una rappresentazione che sembra mettere sullo stesso piano le parti coinvolte nel conflitto, aggrediti e aggressori. Occupanti e occupati. Russi e ucraini. Del resto, entrambi sparano e forse poco importa che lo facciano per motivi differenti. "È urgente l’apertura di un negoziato multilaterale serio, strutturato, concreto, onesto e coraggioso, sotto l'autorità delle Nazioni Unite", si legge ancora nel comunicato della marcia, che tuttavia chiama in causa proprio l'istituzione sinora più assente dai tavoli delle trattative.
Solo in un successivo stralcio del testo, gli organizzatori dell'evento pacifico precisano: "Siamo solidali con gli ucraini e con tutte le vittime di tutte le guerre dimenticate che continuano a insanguinare il mondo. Con i russi che si oppongono alla guerra, con chi è costretto a farla e con le vittime della persecuzione anti-russa. Con tutti i bambini e le bambine, le donne e gli uomini di ogni età che pagheranno le dure conseguenze della guerra, in Italia e nel resto del mondo". Considerazioni nelle quali si rintraccia però una certa timidezza nel fare distinzioni tra chi spara per difendersi (e difendere) e chi combatte per aggredire.
Un'analoga ritrosia la si era colta nelle parole pronunciate nei giorni scorsi dal presidente dell' Anpi, Gianfranco Pagliarulo, che aveva affermato: "Secondo noi sarebbe sbagliato identificare la resistenza italiana con la resistenza Ucraina". Strane titubanze della sinistra e di un pacifismo che, cadendo in contraddizione, non riesce a distinguere e condannare i fautori della guerra.
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