venerdì 22 aprile 2022

Tre incendi sospetti in luoghi strategici ed a poche ore di distanza uno dall'altro, non lontani da Mosca. Sabotaggio? Avvertimento? Dissenso?

 Tre incendi in 48 ore, contro obiettivi strategici legati agli ambienti della Difesa militare russa. Semplici coincidenze? Anche se l'«ipotesi attentato», al momento, non trova conferma,  qualche analista sospetta che i due roghi dell'altroieri (l'istituto di ricerca a Tver e l'impianto di solventi a Dmitrievsky) e quello di ieri a uno stabilimento di impiantistica aerospaziale a Korolyov siano la conseguenza di un cyber-attacco in grande stile; hacker in grado di sabotare centraline elettriche, interferire nei pannelli di comando, provocando short circuit mirati; una moderna frontiera della tecno-war che implementa la guerra tradizionale dei bombardamenti.

In tutti e tre gli episodi le fiamme sono divampate improvvise e senza un'apparente causa scatenante. Il fuoco è partito dal nulla. O meglio dal «solito» corto circuito. Naturale o «pilotato»? Il tutto a poche ore di distanza dal lancio «di prova» del missile intercontinentale Sarmat col quale Putin ha lanciato l'ennesimo messaggio inquietante al mondo. E il tris di incendi alle porte di Mosca contro altrettanti edifici «bellici» potrebbe rappresentare una risposta all'operazione-Sarmat di Putin.

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