Tre incendi in 48 ore, contro obiettivi strategici legati agli ambienti della Difesa militare russa. Semplici coincidenze? Anche se l'«ipotesi attentato», al momento, non trova conferma, qualche analista sospetta che i due roghi dell'altroieri (l'istituto di ricerca a Tver e l'impianto di solventi a Dmitrievsky) e quello di ieri a uno stabilimento di impiantistica aerospaziale a Korolyov siano la conseguenza di un cyber-attacco in grande stile; hacker in grado di sabotare centraline elettriche, interferire nei pannelli di comando, provocando short circuit mirati; una moderna frontiera della tecno-war che implementa la guerra tradizionale dei bombardamenti.
In tutti e tre gli episodi le fiamme sono divampate improvvise e senza un'apparente causa scatenante. Il fuoco è partito dal nulla. O meglio dal «solito» corto circuito. Naturale o «pilotato»? Il tutto a poche ore di distanza dal lancio «di prova» del missile intercontinentale Sarmat col quale Putin ha lanciato l'ennesimo messaggio inquietante al mondo. E il tris di incendi alle porte di Mosca contro altrettanti edifici «bellici» potrebbe rappresentare una risposta all'operazione-Sarmat di Putin.
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