lunedì 18 aprile 2022

Michele Girardi, quo vadis?

 Michele Girardi musicologo, principe degli studiosi pucciniani, è stato incaricato dal 're' del melodramma in Italia, Giorgio Battistelli - 're' nel senso che di melodrammi ne ha scritti ormai tanti e, non contento, ne sforna a getto continuo ogni anno: nell'ultimo ben tre - che è anche direttore artistico del Festival Puccini di Torre del Lago ( ed anche dell'Orchestra Haydn di Bolzano, nonché presidente della Barattelli dell'Aquila e di altro ancora...) di organizzare e presiedere, nell'abito del prossimo festival pucciniano, un convegno sul melodramma, cui ha dato un titolo latino, come latino era anche il titolo della sua ultima opera, Julius Caesar: 'Quo vadis Opera'.

Ora noi non abbiamo la pretesa di suggerire nè a Battsitelli, che di opera ne sa e ne ha fatte più di 'Carlo in Francia', nè a Girardi che del melodramma pucciniano conosce anche l'inconoscibile, come articolare il convegno nè quali relatori invitare. Ma, nonostante ciò, ci permettiamo di far notare all'uno e all'altro, quanto segue.

 Innanzitutto che a parlare, primo fra tutti, Girardi dovrebbe invitare Battistelli al convegno, perchè in Italia nessuno più di lui ha fatto esperienze nel campo del melodramma, a partire da quel geniale Experimentum mundi che segnò il suo prepotente e spiazzante ingresso nel teatro musicale, passando poi attraverso il filone delle opere 'cinematografiche' (Pasolini, Fellini), la parentesi ecologista, e poi il grande teatro classico e moderno ( da Shakespeare a Goldoni, a Scarpetta), dopo la brevissima parentesi biblica, che ha connotato un suo momento mistico. Ecco perchè diciamo che ne sa e ne ha fatte più di 'Carlo in Francia'. Lui potrebbe raccontare questo suo percorso orami lungo, lunghissimo, di come abbia attinto ai diversi filoni di ispirazione, e di come il suo linguaggio musicale si sia evoluto di pari passo, adattandosi alle storie, e, infine, come abbia risolto l'ancora insoluto ed annoso problema del canto nel teatro musicale.

Oltre Battistelli, in Italia vi sono forse altri quattro o cinque compositori che hanno altrettanta competenza, derivata dall'esperienza diretta nel teatro musicale. I nomi li lascio indovinare a Girardi, magari dietro suggerimento di Battistelli che questi suoi quattro o cinque colleghi conosce benissimo, e magari invidia pure. 

Poi  consiglierei a Girardi di affrontare proprio lui,  un tema  che ha fatto diventare materia di studio per i suoi studenti all'Università, e cioè l'allergia di Claudio Abbado, anzi il suo rifiuto dichiarato per il melodramma pucciniano. Sarebbe interessantissimo sapere se motivato da ragioni ideologiche o musicali, o da ambedue. Girardi sa tutto - chi altri meglio di lui - e potrebbe parlarne.

In linea generale, poi, i compositori potrebbero risultare più interessanti, senz'altro più interessanti dei cosiddetti critici musicali; mentre forse studiosi, come musicologi di razza e studiosi di teatro   dovrebbero costituire l'ambito privilegiato dal quale attingere relatori per le giornate di studio al festival pucciniano. Come si comprende non ci stiamo candidando a parteciparvi. Tenere comunque fuori dal convegno la folta schiera di 'melologhisti', che Battistelli conosce bene  anche per esperienza diretta; e magari far intervenire compositori che fanno melodramma o opera o teatro musicale  in solitaria, autentiche mosche bianche, come Lucia Ronchetti che fa un teatro son i suoni 'personaggi', alla maniera della pittura senza figura di Kandiski, e come Salvatore Sciarrino il cui teatro musicale non contempla duplicati o imitazioni, e che ha una vocalità singolare. 

 Infine, siccome non ci riesce di farci i fatti nostri, lasciando che altri  compiano le loro scelte autonomamente, ci faremo premura di inviare a Michele Girardi un dossier con gli interventi che commissionammo a cinque compositori italiani, nel 1988 per la nostra rivista Piano Time, sul tema del melodramma - fra  i quali c'era anche Battistelli, oltre Tutino, Ferrero, Guarnieri, Pedini -  contenente anche ciò che che un illustre compositore 'lirico', Stokhausen, ci inviò, in risposta  agli appunti a lui mossi  per il suo ciclo scaligero 'Licht'. Questo dossier lo abbiamo ripubblicato, in anni recenti, 2008, sull'altra nostra rivista Music@, edita dal Conservatorio Casella dell'Aquila.

Certo il dossier è vecchio, anzi vecchissimo di 35 anni fa, ma come si dice: 'gallina vecchia...",  anche perché   come si dibatteva allora, si continua a dibattere ancora oggi sul tema del 'teatro musicale' moderno, sul quale non si sono raggiunte  conclusioni che lo colleghino a  ciò che il melodramma fu in Italia nell'Ottocento,  principalmente alla sua straordinaria popolarità. 

Non ce ne vogliano Battistelli e Giardi se abbiamo osato offrire loro suggerimenti non richiesti, per i quali potrebbero risponderci: chi sei tu per... ma non lo faranno per carità cristiana verso un vecchio burbero criticone.

Con sincera gratitudine, Pietro Aquafredda

Nessun commento:

Posta un commento