Tornano i 5000 spettatori (e più) ogni giorno, all’imbrunire, al teatro greco di Siracusa per il nuovo ciclo di rappresentazioni classiche. Dopo il «deserto della pandemia» (come lo ha definito il ministro della Cultura Dario Franceschini collegato da Roma) che ha costretto l’Istituto Nazionale del Dramma Antico a ripiegare su singole serate nel 2020 e a contingentare le presenze, pur con il ritorno degli spettacoli tradizionali, lo scorso anno, la primavera-estate 2022 vedrà riempirsi nuovamente la millenaria cavea sul colle Temenite, dal 17 maggio al 26 luglio, per oltre due mesi di recite consecutive.
Il via con Agamennone di Eschilo nell’allestimento firmato da Davide Livermore che così come a Milano (dove ha siglato quattro inaugurazioni consecutive alla Scala) anche a Siracusa ci ha preso gusto (è alla sua terza), con «l’archetipo della trilogia eschilea» come sottolinea il regista che è anche l’artefice di quello che può considerarsi un evento ovvero non solo la ripresa di «Coefore Eumenidi» (solo il 6 luglio) proposto nel 2021 ma anche la proposta dell’intera trilogia in un solo ed unico giorno (il 9 luglio), una sorta di appuntamento-maratona (quasi cinque ore) con il mito. Nel cast di “Agamennone” Sax Nicosia, Laura Marinoni, Stefano Santospago, Gaia Aprea; scene dello stesso Livermore, costumi di Gianluca Falaschi.
Secondo debutto il giorno successivo, 18 maggio, con Edipo re di Sofocle, regia di Robert Carsen, la tragedia per eccellenza, secondo l’artista canadese, quella che oscilla «tra l’accettazione fatalistica di un destino ingiusto e la determinazione dell’uomo per cercare di combatterlo». Giuseppe Sartori è il protagonista affiancato da Maddalena Crippa, Rosario Tedesco, Graziano Piazza, scene di Radu Boruzescu, costumi di Luis F, Carvalho. Carsen stabilirà probabilmente un record, a Siracusa: per il coro della tragedia ha voluto infatti 80 coristi.
Terzo e ultimo debutto quello di Ifigenia in Tauride di Euripide, il 17 giugno. In quello stesso teatro all’aperto, da oltre un secolo temutissimo dai più grandi attori italiani, dove suo padre Vittorio si confrontò tra gli anni ’50 e ’60 con alcuni personaggi classici che popolarono la sua infinita galleria di interpretazioni, sarà Jacopo Gassman a metterla in scena affascinato da «una tragedia scura e inquieta» che rivela «aspetti ambigui e sfuggenti». Anna Della Rossa sarà Ifigenia, con lei in scena Ivan Alovisio, Massimo Nicolini ed ancora Santospago e Tedesco (affiancare giovani interpreti per lanciarli da questo palcoscenico ad attori celebri e navigati è uno dei fiori che si appunta all’occhiello Antonio Calbi, sovrintendente dell’Inda).
Il 26 luglio chiusura con uno spettacolo di teatro-danza, Aprés le Troyennes del coreografo brasiliano (ma attivo in Belgio) Claudio Bernardo con la sua compagnia As Palavras, un omaggio alle celebri «Troiane» che Thierry Salmon, il regista belga prematuramente scomparso, creò nel 1988 per le Orestiadi di Gibellina. Con le musiche di quello spettacolo, composte da Giovanna Marini, quattro attrici e quattro danzatrici si confronteranno specularmente con i personaggi di Ecuba, Cassandra, Andromaca ed Elena.
In una delle serate verrà festeggiato con il premio Eschilo d’oro, il 91enne Glauco Mauri che proprio sul palcoscenico del teatro greco di Siracusa affrontò per la prima volta, mezzo secolo fa, nel 1972, il primo Edipo della sua carriera.
Soddisfatto del lavoro preparatorio Antonio Calbi per il quale nessun altro trittico come quello in scena quest’anno, può rappresentare meglio i nostri tempi «in bilico sulla sospensione cui ci ha costretti la pandemia e la guerra che ci ha ricacciato nella notte dei tempi come se le ferite del ’900 non ci avessero insegnato nulla: le parole di questi tre drammi – chiosa Calbi – risuonano potenti ed eloquenti come mai prima».
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