Le balene di Piano
Mozza il fiato il colpo d’occhio degli spazi enormi, infiniti della struttura musicale progettata da Renzo Piano a Roma. Inutile nasconderlo. Alla meraviglia si unisce poi commozione e gioia. Una volta tanto, in Italia, si è riusciti a costruisce un grande tempio laico destinato al culto della bellezza. Chi si deve ringraziare per questo straordinario regalo? Chiunque sia, forse anche noi stessi per qualche ragione, grazie!
Quando l’orologio elettronico con il conto alla rovescia segnerà l’ora zero, il giorno del Natale di Roma - 21 aprile 2002 - il mastodontico cantiere dell’Auditorium di Roma si fermerà e, come d’incanto, dal ventre di una delle tre balene, quella centrale, la mediana per capienza, usciranno le note dell’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini.
Comincerà così la vita pulsante di quegli enormi cetacei – altro che ‘scarabei’ o ‘pance’ di strumenti ad arco - arenatisi a ridosso della grande cavea, sotto il viadotto di Corso Francia, a Roma. L’immagine delle balene ha fatto colpo anche su Patti Smith, la profetessa del popolo rock, presente nel cartellone della giornata inaugurale.
“Avevamo fissato una data, e l’abbiamo mantenuta”, esordisce il sindaco Veltroni, giustamente orgoglioso, davanti ad una folla di giornalisti che per la prima volta metteva piede nel grande complesso architettonico destinato alla musica che, d’ora in avanti, sarà per tutti l’ “ Auditorium-Parco della Musica”. “ I romani – assicura Veltroni - non faranno confusione per la doppia titolazione”. Neppure quando, a dicembre, alla doppia titolazione saranno da aggiungere i nomi delle singole sale: la più grande, la ‘Santa Cecilia’; la mediana, che si inaugura oggi, l’unica delle tre terminata davvero, la sala
‘Giuseppe Sinopoli’; mentre, per la terza la suspense non è ancora finita. E neppure se dovesse esserci una titolazione ulteriore e complessiva del Parco. Abbastanza improbabile, quella circolata in questi giorni, ad Ottorino Respighi, un grande musicista, cantore della ‘romanità, al quale c’è chi ancora crede di dover far pagare la sua adesione al regime.
Il ‘Parco della musica’, progettato da Renzo Piano già parecchi anni fa, superando le molte incertezze e i vari intoppi sia burocratici che archeologici, come il ritrovamento della villa Romana visibile ed inglobata nell’area, ora è quasi una realtà. Diciamo ‘quasi’, perchè ci vorrà ancora un anno prima che sia completato e funzionante, compresi i numerosi servizi e poi negozi e sale cinematografiche (s’è letto anche questo).
Tutti - Walter Veltroni, Renzo Piano, Luciano Berio - sono di poche parole, perché “ in questi giorni s’è parlato fin troppo”. Hanno ragione. Ed anche perché la voce degli oratori, amplificata, non arriva bene in sala. Veltroni taglia corto alle giuste proteste: “ non vi preoccupate, la musica si sente bene! Ho assistito ad una prova generale dell’orchestra nell’altra sala. Vi posso assicurare che l’acustica è ottima. Desidero aggiungere ancora due osservazioni. Con questo auditorium, dopo molti decenni, Santa Cecilia viene risarcita di un grave danno subito con l’abbattimento dell’Augusteo. Alla fine anche i costi di questa struttura non sono molto distanti da quelli di strutture similari: 140 milioni di euro. Ma l’opera non finisce qui. Dopo la chiusura definitiva del cantiere dell’Auditorium, procederemo alla risistemazione dell’assetto urbanistico del quartiere”. Piano aggiunge solo di aver finalmente realizzato un sogno: “costruire a Roma la più grande struttura architettonica destinata alla musica nel mondo. Altrove ho costruito o ricavato singoli auditori, come al Lingotto a Torino e più recentemente, a Parma; qui le sale sono tre; vi saranno anche sale di registrazione, aule per lezioni di musica, museo di strumenti musicali ed altro che cambieranno la filosofia della produzione e dell’ascolto della musica.”
All’uscita dalla sala da settecento posti ( ancora lontana dall’essere terminata, sulla quale pesa anche il giallo della mancante buca d’orchestra, progettata in corso d’opera, alla quale gli orchestrali potranno accedere solo passando dalla platea), nella cavea all’aperto, sotto la quale si aprono i foyer delle tre sale, il cardinal Ruini, avendo ai lati Veltroni e Borgna, ha benedetto il complesso. E, dopo alcune parole di circostanza ed aver ascoltato l’Inno nazionale suonato dalla banda dei Vigili urbani di Roma, è stato salutato con baciamano di rito, imprevedibile!, nientemeno che da Patti Smith che con il cardinale si è anche fermata a parlare, per ribadire la dedica ‘ sincera’ del suo concerto di mezzanotte al papa sofferente. Il diavolo e l’acqua santa insieme, per la gioia di teleoperatori e fotografi di tutto il mondo.
Un brevissimo assaggio del concerto, destinato dal sindaco alle maestranze ( ma delle maestranze neppure l’ombra!), e dal quale sono stati tenuti lontani, per ordini superiori, i giornalisti - impediti da un cordone di carabinieri ( scandaloso!) - conferma l’impressione di Veltroni. Il suono è bello, ricco, luminoso; tutte le sezioni dell’orchestra si sentono alla perfezione, senza gli squilibri che i frequentatori dell’Auditorium di via della Conciliazione conoscono bene, ed il riverbero, di pochi secondi, è quello giusto. Ci saranno, sicuramente, aggiustamenti acustici successivi, ma la sala da mille e duecento posti, tutta di ciliegio, salvo che nelle pareti esterne che sono di mattoncini rossi, risuona bene e fin dal primo assaggio.
Anche gli orchestrali sono soddisfatti, come ci conferma Marco Fiorini, spalla dell’orchestra, che aggiunge: “siamo contenti di esserci finalmente entrati”, anche se l’orchestra ed il coro si pestano i piedi su quel palcoscenico troppo angusto. Ma questi sono dettagli.
Entrando nel ventre rotondo delle prime due balene, il pubblico vedrà sale rettangolari squadrate, come quella del Lingotto, per intenderci; la mediana – a differenza della piccola - ha gallerie su tre lati, mentre solo la grande, che si inaugurerà il 21 dicembre per decreto di Veltroni, avrà all’interno, una disposizione circolare delle file di poltrone, sia in platea sia nelle ‘terrazze’ che cingono l’orchestra, come nella grande sala della Philhahmonie di Berlino, progettata da Hans Scharoun nel 1963.
Al concerto inaugurale solo pochi invitati. Mille e duecento appunto. Gli altri potranno seguire la diretta di RaiTre condotta – che c’azzecca? - da Michele Mirabella.
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