La scelta di promuovere la didattica a distanza nelle scuole non sembra ridurre in modo statisticamente rilevante i contagi da Covid-19 rispetto alle lezioni in presenza. È quanto suggerisce uno studio della Binghamton University, pubblicato su Nature Medicine, che ha raccolto e analizzando i dati delle prime 12 settimane di apertura delle scuole in Usa tra luglio e settembre 2020 (dunque prima che la variante Delta diventasse predominante e prima che fossero disponibili i vaccini).
Lo studio ha confrontato i modelli di organizzazione delle lezioni utilizzati in 895 distretti americani (circa la metà di tutte le scuole a livello nazionale) con i tassi di infezione raccolti dai Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie.
Dall'analisi è emerso che non c'erano differenze significative nell'incidenza di Covid-19 tra le contee che avevano scelto di far tornare i ragazzi a scuola in presenza rispetto alle contee che avevano preferito la didattica a distanza.
Nello studio solo alcune aree del Sud del Paese avevano fatto registrare un incremento dei tassi dei contagi, ma per i ricercatori queste differenza potevano essere legate alle diverse misure di mitigazione dei contagi decise a livello locale piuttosto che all'impatto della scuola.
Gli scienziati ammettono, tuttavia, che non esiste un modello esatto per la scuola. "I fattori che possono incidere sull'incremento dei contagi sono numerosi, è difficile stabilire una regola generale", dichiara Zeynep Ertem, dell'Università di Binghamton e primo autore delle studio, che allo stesso tempo sottolinea: "Dal momento che gli effetti del Covid-19 ci accompagneranno ancora per molti anni, resta comunque importante capire le conseguenze delle scelte, per offrire le risposte migliori per il futuro". (ANSA).
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