Grande, statuario, cortesissimo, indimenticabile. Nicolaj Ghiaurov è stato uno dei più straordinari cantanti lirici del ‘900: elegante Don Giovanni nell’opera di Mozart, troneggiante Mefistofele nel "Faust" di Gounod, imponente zar nel "Boris Godunov" di Mussorgskij, per non dimenticare i suoi eccellenti ruoli verdiani. Originario della Bulgaria, il maestro Ghiaurov scelse Modena come sua città d’adozione: una scelta musicale e sentimentale, nel nome dell’amore per Mirella Freni che divenne la sua compagna non solo sul palcoscenico ma anche nella vita. E proprio a Nicolaj Ghiaurov (scomparso nel 2004 e sepolto al cimitero di San Cataldo) è intitolato il concorso internazionale di canto lirico, promosso dall’associazione Actea, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, del Comune di Modena, dell’Ambasciata di Bulgaria e dell’Istituto bulgaro di cultura. "Siamo felici di poter riprendere il nostro premio, dopo la pausa forzata dello scorso anno, legata alla situazione pandemica", spiega il maestro Lucio Diegoli, presidente di Actea. Le audizioni per le fasi eliminatorie si sono svolte online nel mese di dicembre, ma la serata finale si svolgerà in presenza, domenica 9 gennaio alle 18 al teatro San Carlo. La commissione giudicatrice, presieduta dal basso Roberto Scandiuzzi, è composta da artisti ed esperti di fama internazionale, fra cui il mezzosoprano Anna Maria Chiuri, la pianista Silvia Silveri, il tenore Giovanni Coletta, direttore artistico, Micaela Magiera, figlia di Mirella Freni, oltre a manager e presidenti di associazioni culturali e agenzie di casting. Dalle selezioni è emersa una rosa di quindici cantanti, promettenti e di alto livello, che saranno i protagonisti del concerto e si contenderanno i premi in palio, consistenti in borse di studio, un buon augurio per una brillante carriera.
Al concerto finale sono stati ammessi i tenori Mariano Antonino Sanfilippo, Jaebeom Park, coreano, e Juin Yoon, cinese, i baritoni William Allione, Andrea Piazza, Hwan An e YangJin Jang, cinesi, i bassi Tangbo Jiang, cinese, Giorgi Manoshvili, georgiano, e Bozhidar Bozhkilov, bulgaro, il controtenore Christian Gil Borrelli, spagnolo, i soprani Claudia Nicole Calabrese, Alessia Panza e Minji Kim, coreana, e il mezzosoprano Danbi Lee, coreana. Sul palco del San Carlo li ascolteremo in una selezione di arie celeberrime, che spazieranno da "Lucrezia Borgia" di Donizetti, all’ "Attila" e al "Trovatore" di Giuseppe Verdi, così come ai "Puritani" di Vincenzo Bellini e al "Giulio Cesare" di Haendel. L’evento si terrà in osservanza delle disposizioni anti Covid. I posti al teatro San Carlo sono limitati: gli organizzatori consigliano quindi di prenotarsi e di arrivare con anticipo all’ingresso per evitare attese dovute al controllo dei green pass. Per info e prenotazioni, acteamodena@gmail.com o 3335953569.
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Il Teatro del Collegio San Carlo, a Modena, è stato inaugurato nel 1737. E’ stato ottenuto dalla trasformazione dei locali al piano superiore dell’antica Osteria del Montone che, in quegli anni, era stata acquistata e inglobata nel palazzo del Collegio in costante espansione. L’attività teatrale era parte integrante dell’educazione dei giovani nobili che venivano iscritti al Collegio e che qui si esibivano più volte all’anno, solitamente alla presenza dei duchi d’Este, di parte della corte e talvolta delle famiglie: erano prove di cui si conservano anche numerose testimonianze d’archivio, musiche, programmi di sala e libretti a stampa.
Il fervore dell’attività teatrale portò alla scelta di rinnovare la sala solamente pochi anni più tardi, nel 1753, dandole la pianta che possiamo vedere tuttora ma con un arredo al passo con i tempi: un doppio ordine di palchi permetteva agli spettatori di affacciarsi sulla sala e di godere della rappresentazione mentre i palchi di proscenio erano riservati ai duchi e alla corte. Il teatro fu ridecorato più volte per adeguarlo ai gusti e alle necessità: ad esempio nel 1874 fu aperto un oculo centrale per far salire e scendere il lampadario.
Nel 1929-30 fu necessario intervenire rifacendo completamente il tetto, il solaio e il soffitto del teatro. La sala fu abbassata perdendo le proporzioni settecentesche, fu eliminato il secondo ordine di palchi – rimane ora una balconata che corre lungo i tre lati della sala – e il nuovo soffitto fu decorato nel 1932-33 da Arcangelo Salvarani in collaborazione con gli allievi dell’Accademia di Belle Arti: protagonista dell’affresco inquadrato da una cornice mistilinea è Minerva circondata dalle Arti Liberali.
Il teatro ospitò, nel tempo, anche altre attività e negli anni Trenta del Novecento alcune foto testimoniano la sua parziale destinazione a palestra, con attrezzi ginnici collocati sul palcoscenico.
L’intervento di profonda ristrutturazione dell’intero palazzo, occorso fra gli anni Ottanta e gli anni Novanta del Novecento, ha riguardato anche il teatro tornato alla sua destinazione originaria. Nella sala si possono ancora notare le decorazioni tardo barocche, di sobria eleganza, e il profilo della balconata lignea marmorizzata; dalle pareti ci osservano i ritratti di alcuni degli allievi migliori del Collegio, nominati “Principi” dell’Accademia interna, accanto agli stemmi in legno dipinto rappresentanti le armi dei casati nobiliari di alcuni allievi presenti al San Carlo fra la fine del Seicento e l’inizio del Settecento.
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