La Procura di Genova ha chiuso le indagini sul crollo del ponte Morandi, il viadotto autostradale della A10 collassato il 14 agosto 2018 causando la morte di 43 persone. In queste ore la guardia di finanza sta notificando gli avvisi agli indagati. L'inchiesta è durata quasi tre anni, nel corso dei quali sono stati eseguiti due incidenti probatori, uno sullo stato di salute del viadotto e un secondo sulle cause vere e proprie del crollo.
Gli avvisi di conclusione indagini consegnati sono 69, tra manager, tecnici e dirigenti pubblici e privati, ai quali si aggiungono le due società coinvolte, Aspi e Spea, entrambe del gruppo Benetton. I pm parlano di "incoscienza", " negligenza", "immobilismo", "comunicazioni incomplete, equivoche e fuorvianti" e " manutenzioni inadeguate".
Dalla tragedia sono nati altri filoni di indagine cha hanno fatto luce sul modus operandi del vecchio management dell'azienda improntato, secondo l'accusa, al massimo risparmio sulle manutenzioni per garantire maggiori dividendi ai soci.
La procura ha aperto fascicoli per i falsi report sullo stato di salute di altri viadotti, sulle barriere fonoassorbenti pericolose, fino alle gallerie dopo il crollo della volta della galleria Berté il 30 dicembre 2019.
In tutti i filoni di indagine sono coinvolti l'ex a.d. di Aspi Giovanni Castellucci, finito anche ai domiciliari poi tramutati in interdittiva per un anno, l'ex numero due Paolo Berti e l'ex numero tre Michele Donferri Mitelli. Grazie alle indagini e al cambio dei vertici era partito un piano di controlli e investimenti sulle infrastrutture liguri, che l'estate scorsa ha portato enormi disagi sulla viabilità autostradale.
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