domenica 25 aprile 2021

Se l'Europa non si sbriga a darci i soldi del Recovery Plan, alle prossime celebrazioni al Quirinale chiameranno qualche musicista direttamente dalla strada

 La celebrazione ufficiale della festa della Liberazione,  nel Palazzo del Quirinale, poco dopo mezzogiorno, vista in diretta su Rai Uno, ci ha gettati nello sconforto più totale, nonostante che la giornata fosse cominciata bene a causa del vaccino assunto (prima dose). 

E non per la graziosa e brava Greta Scarano, ormai sulla cresta dell'onda dopo che è riuscita a far perdere l'equilibrio sentimentale anche al commissario Montalbano, che ha fatto da presentatrice; mille volte meglio lei delle cosiddette 'presentatrici' di professione - e sapete a chi ci riferiamo: alla signora di 'Ballando, su tutte - bensì  per quel duo musicale che ha accompagnato con alcuni interventi la celebrazione:  Daniele Di Bonaventura ( bandoneon) e Marcello Peghini ( chitarra, che fosse a 10 e non 6 corde non cancella lo sconforto). 

I quali hanno suonato tre o quattro brani che, salvo una composizione originale di Di Bonaventura  assolutamente fuori luogo, erano arrangiamenti o improvvisazioni sull'Inno Nazionale e su quello del 25 aprile: Bella ciao. Dimessi, senza nessun entusiasmo o slancio. E già che il bandonenon, neppure nella danza, abbandona mai quella mestizia in cui il suo suono è impastato.

 Quei due musicisti, pur bravi senza dubbio, ci facevano capire quanto siamo messi male in Italia. L'Italia è davvero tanto povera, riflettevamo, che sono dovuti ricorrere a due musicisti che sembravano raccolti in qualche  sottopassaggio della metropolitana di Roma dove tentano di allietare i passanti con le loro musiche, malinconiche solitamente, e guadagnarsi qualche soldo. 

 Ricorrere alla musica popolare per celebrare la liberazione che ebbe proprio il popolo a protagonista, poteva esser un'idea; magari si poteva invitare qualche coro nel cui repertorio non è difficile trovarvi canti della Resistenza. Ma quel duo,  col repertorio mogio mogio, è troppo, anche per un paese povero. 

Ci viene però un dubbio: non è che anche in questo caso alla radice della scelta (strumentisti e repertorio) c'è qualche cervellone di Rai Cultura? Perchè non pensiamo che il Quirinale abbia il tempo  e la persona incaricata nello staff per occuparsi di questa materia.

Che depressione! 



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