Ci è gradito citare Paolo Isotta che al momento in cui lasciava il Corriere si difese da chi lo attaccava, dicendo che c'è grande differenza fra chi, all'improvviso, acquista autorevolezza - solo apparente - per il ruolo che occupa, e chi invece è chiamato ad occupare un ruolo a causa della sua competenza e, conseguentemente, di una autorevolezza già posseduta.
Naturalmente intendeva dire, a sua difesa, che lui al Corriere della Sera c'era arrivato a seguito della sua riconosciuta competenza -tralasciamo certe spigolosità ed asprezze del suo carattere - in fatto di musica, mentre talvolta, a suo dire, perfino ai vertici dei giornali (e non solo dei giornali) ci si arriva solo perché la proprietà - con qualche diritto - o il potere anche politico - senza nessun diritto, se non il potere di ricatto - lo decidono; e non sempre sulla base della competenza; piuttosto su quella della affidabilità: termine molto delicato, usato da Isotta in senso spregiativo.
Questo 'mondo alla rovescia' si manifesta ogni giorno ascoltando, in tv più che altrove, gente che parla e straparla, dicendo autentiche castronerie perché non sa di cosa parla, o a difesa di certi poteri o capi bastone, senza i quali molti starebbero a casa a fare la calzetta. Che oggi la fanno - come ha mostrato, lodevolmente nel caso specifico, appunto anche la tv - sia le femmine che i maschi.
Il discorso include naturalmente anche i politici eletti non dal popolo (che naturalmente non è esente da errori ed abbagli ) ma dai capipartito come tutti, compresi i diretti interessati, vanno denunciando ogni giorno.
Potremmo fare dei nomi, ma datosi che l'elenco sarebbe molto lungo, evitiamo. Però basta accendere la tv - perchè è lì che sfilano quotidianamente tanti 'inutili' casi, taluni anche 'umani' - per dedurre che certuni e certune - come si usa stupidamente precisare oggi - quando aprono bocca, troppo spesso o non sanno di che parlano, o pur sapendolo, sanno cosa gli viene indicato, anzi imposto di dire, pena la non candidatura e rielezione nelle successive tornate elettorali, e subito la caduta in disgrazia. Il caso di alcune parlamentari estromesse da certi 'cerchi magici' per ragioni tutt'altro che politiche ne è esempio lampante.
E allora siccome a tutti rode dover tornare nell'ombra della incompetenza ed insignificanza, ci sia adegua, anche in considerazione che tali incompetenza ed insignificanza vengono compensate profumatamente.
A tal proposito proprio da quelle bocche fameliche ma soddisfatte - e chi non lo sarebbe?- vengono gli appelli a considerare chi non può arrivare oggi alla fine del mese o non riesce a mettere insieme quotidianamente il pranzo con la cena. Non sono credibili neanche quando si presentano travestiti da 'agnelli' a difesa dei deboli.
Loro - no, i nomi non vogliamo farli perché ci manca lo spazio materiale - per anni non conoscono cosa voglia dire svegliarsi ogni mattina ed inventarsi come portare a casa quattro soldi. Chi sulla faccia della terra, in qualunque nazione, darebbe ogni mese dai 15.000 ai 20.000 Euro circa a persone come... daje, niente nomi.
E poi c'è un'ultima questione sulla quale proprio poche ore fa si è pronunciato il Consiglio Superiore della Magistratura. Sulle cosiddette 'porte girevoli'. E cioè sulla necessità che i magistrati che entrano in politica non possano, finito il mandato, tornare a fare i magistrati. Perché non sarebbero più credibili.
Il discorso che riguarda i magistrati deve essere ovviamente esteso anche ad altre professioni che hanno rilievo sociale, ad esempio ai giornalisti.
Un giornalista che viene candidato e magari anche eletto (perchè chi è da eleggere lo decide il segretario di un partito), finito il suo mandato parlamentare non può tornare a fare il giornalista - parliamo naturalmente soprattutto dei cosiddetti 'opinionisti', e sono tanti! - se tale professione deve avere ancora un senso. Quale credibilità avrebbe ogni sua riga se sul rispetto da parte sua della deontologia professionale grava il peso del 'favore' che il politico di turno gli ha fatto e per il quale vanta un corrispettivo? Come ad esempio nel caso di... ancora nomi? No, niente nomi. E non certo per paura, che non abbiamo, vantando anche le molte primavera anagrafiche.
A ciò che si dice oggi, con qualche verità e cioè che le stagioni non sono più quelle di una volta, si può anche aggiungere che pure il mondo non è più quello di una volta, che anzi è 'alla rovescia'.
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