Sanremo? 'sanremizza' tutto, anche l'Inno nazionale. Lo attacca Gianni Morandi, come una melliflua canzonetta; e solo nella seconda parte il direttore De Amicis riesce ad imporre il ritmo che un inno nazionale come il nostro ha e un inno in genere deve tenere.
Poi, mezzora di bellezza pura con Benigni, per onorare i 75 anni della nostra 'bellissima' Costituzione, un sogno che i padri e le madri costituenti - fra i quali anche Bernardo Mattarella, padre del Presidente, per la prima volta presente nella sua lunga storia al festival - ci hanno lasciato, affidandoci il compito di farlo diventare realtà.
Dopo di che comincia il Sanremo che ci interessa pochissimo e che non amiamo, perchè ci annoia.
Ci annoia non vedere mai su quel palco una cantante od un cantante che non siano mascherati e tatuati dalla testa ai piedi; il che ci obbliga a pensare che più che un festival della canzone si tratti di una sfilata. Anche sul podio, cosiddetto, dell'orchestra, si avvicendano personaggi buffi che definire direttori è un insulto, e anch'essi sono mascherati. Una sfilata di carnevale che gode, causa festival, di un sottofondo musicale.
Infine, Amadeus. Qualcuno gli ordini di dire duemilaventitre, come vuole la lingua italiana, e non come un esercito sempre più numeroso di analfabeti televisivi si ostina a dire, lui compreso: ventiventitre.
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