Più di tre righe a volo
Cari amici, «scrivo ancor tre righe a volo». Chiedo perdono ai presenti
all’assemblea che mi hanno già ascoltato a lungo. Una settimana fa si è
conclusa, per me nel migliore dei modi, visto che i più votati erano anche miei
candidati, la lunga avventura presidenziale. Era destino terminasse a Firenze
dov’era iniziata nel 1996, con la benedizione di Duilio Courir e gli auguri di
Leonardo Pinzauti mio predecessore. Lo dico per ricordare a me stesso di
appartenere a una generazione giurassica di critici. E per non scordare che se
allora ero il più giovane del direttivo ora sono il più vecchio. Giusto e
doveroso che sia capitata l’occasione giusta per passare la mano.
Come avrete letto, grazie alla fiducia generosa del direttivo, rimango
comunque a testimoniare la mia anzianità di servizio associativo – con Paolo
e Giampaolo, Franca Cella e Franco Chieco, siamo i testimoni della nascita
del Premio Abbiati e quella successiva dell’Associazione – con una delega e
una responsabilità che, inutile girarci intorno, mi fa molto piacere.
Nelle «tre righe» dovrei metterci una sorta di bilancio di questi quasi
trent’anni. Tranquilli, non lo farò. Per evitare di annoiarvi, anzitutto. E perché
sono convinto che – nonostante tutto ciò che sappiamo, e ci diciamo più o
meno lamentosamente, non senza fondamento, a ogni incontro – lo stato di
salute dell’ANCM già asserito bene dal numero di soci e di domande di
iscrizione, sia un dato di fatto. E dipenda in massima parte dalla voglia di
resistere, dalla passione per il mestiere e dalla professionalità dei suoi iscritti.
La loro quotidiana testimonianza sul campo è la ragione d’essere
dell’associazione.
Con i vari direttivi con cui ho avuto la fortuna di collaborare, e che ringrazio
ancora per la lealtà e la solidarietà fattiva, abbiamo cercato di ‘sfruttare’
quanto più possibile forze e idee dei colleghi, magari un po’ orientandole.
Mettendo sempre al centro di qualsiasi iniziativa il loro/nostro lavoro e il
dovere di difendere, dandole visibilità, la qualità-dignità professionale e la
competenza che i padri fondatori dell’ANCM ritennero imprescindibile nel
momento di creare un’associazione svincolata da Ordini e Federazioni. In cui
si entrava per condividere un’idea e chiedendo come dote di essere critici
musicali militanti, responsabili e competenti. E di cercare il dialogo senza
pregiudizi di corpo intellettuale con tutte le voci, informative, artistiche e
organizzative del nostro sfaccettato mondo musicale.
Non so quanto ce l’abbiamo fatta, a essere fedeli a quello spirito. Posso
garantire che in questi anni ci abbiamo provato anche quando pareva una
battaglia perduta in partenza. Sempre con il sostegno – fortunatamente anche
con qualche utile battibecco interno – dei diversi direttivi. Con l’appoggio
esterno delle istituzioni pubbliche (come i Ministeri dell’istruzione per
l’«Abbiati per la scuola», i Comuni di Fiesole e Bergamo, le Fondazione lirico
sinfoniche e le Università) e private con cui abbiamo collaborato
guadagnandone la fiducia.
Ma, lo sottolineo per l’ultima volta chiudendo: tutto ciò sarebbe servito a
poco se dietro – non sempre con l’assiduità di partecipazione che avremmo
voluto – non avessimo ‘sentito’ la forza del giudizio e della presenza
assembleare dei colleghi.
Quindi, l’ultima parola presidenziale è grazie a tutti. E in bocca al lupo.
Il mio augurio per Andrea, che si carica sulle spalle la presidenza in una fase
liquida – come si dice – ma che può essere molto costruttiva dell’evoluzione
professionale della critica musicale, è che sia fortunato come me. Ha dalla sua
età e idee da gazzella. Per quel che servirà, anche i dinosauri sperano di poter
ancora dare una mano.
Un abbraccio collettivo
Angelo
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