A scriverla oggi quella prima biografia di Tony Pappano, nominato al vertice dell'Orchestra dell'Accademia di Santa Cecilia - nella primavera del 2003, con decorrenza effettiva due anni dopo - dovrei rivedere quel che gli dissi la prima volta che lo incontrai, a maggio 2003, al Covent Garden, Londra, dopo che mi aveva manifestato il suo entusiasmo per la nomina romana. Maestro - allora non ci davamo ancora del tu, né ci chiamavamo per nome, come poi abbiamo fatto - gli dicemmo: Santa Cecilia non è mica i Wiener Philharmoniker. Pronta la risposta: neanche io sono Karajan, ma insieme ecc...ecc...
Santa Cecilia era, all'epoca, una buona orchestra sinfonica, senz'altro la migliore in Italia, anche perchè la iniezione di giovani valenti strumentisti operata da Berio ( uno dei pochissimi suoi meriti, fra i tanti demeriti , fra cui massimo il dispotismo ed il disprezzo del 'pubblico', del quale aveva detto in una occasione: se non capisce peggio per lui, impari!) aveva prodotto i suoi frutti, sotto la direzione di Chung, con il quale Berio si rese responsabile di una rottura definitiva al momento dell'inaugurazione della sala grande del nuovo auditorium (l'abbiamo raccontata in seguito anche nella nostra biografia del direttore).
Dunque tanto entusiasmo da parte di Pappano ci era parso eccessivo, anche se alla base poteva esserci la gioia di tornare nella 'terra dei padri', quella in cui erano nati e vissuti per anni i suoi genitori.
Perchè adesso non potrei più replicare a Pappano allo stesso modo? Perchè Santa Cecilia, non si sa da quale consesso di critici, è stata messa fra le cinque orchestre più grandi del mondo, al pari di Wiener e Berliner, se non addirittura superiore anche a quelle. E Pappano, a leggere le critiche di questi suoi 18 anni di permanenza a Roma, e quelle che ci venivano contemporaneamente da Londra, poco ci è mancato che venisse paragonato a Karajan. Mai una critica, mai un errore e neppure un inciampo in 18 anni. Addirittura meglio di Karajan, al quale negli ultimi anni di carriera gliene hanno suonate, naturalmente anche per altre ragioni/vizi, che, anche quelli, non sono mai venuti fuori per Pappano: cavaliere/direttore senza macchia e senza paura.
Dunque Santa Cecilia, meglio dei Wiener e Pappano di Karajan. E cosi al massimo del feeling e successo reciproco, fra l'orchestra e il suo direttore musicale, questi lascia per Londra. Un giorno o l'altro doveva pur accadere, come nelle migliori famiglie e nei più grandi amori, talvolta.
E così da quando si è sparsa la notizia della sua partenza per Londra, sono almeno un paio di anni, si è cominciato a pensare al suo successore. Ancora oggi, a sette mesi esatti dal termine del suo contratto a Roma , a differenza di quanto accade in quelle 'orchestrine' - detto senza ironia, secondo il responso dei critici - dei Wiener e Berliner dove le decisioni vengono sempre assunte con mesi se non anni di anticipo, oggi si legge che lunedì prossimo verrà ufficializzato il nome del direttore che succederà a Pappano a partire dalla prossima stagione.
Non ci si dice, senza attendere un minuto in più perchè siamo già fuori tempo massimo: il direttore sarà... ma si ha l'ardire di rimandarci a lunedì.
Una farsa in una orchestra che è quel che è, retta da un sovrintendente che si crede fra i grandi musicisti del nostro tempo.
Il nome che emerge dal segreto di pulcinella rivelato ad un critico 'quasi portavoce' dell'Accademia, è quello di Daniel Harding, non ancora cinquantenne nonostante sia in carica da alcuni decenni, che ha un vasto repertorio, e che divide la sua vita ed anche il suo tempo fra il podio e la cabina di pilotaggio di aerei di linea ( le prime interviste verteranno certamente sulla passione/professione del volo, a nessuno fregherà dell'orchestra!).
Fosse Harding, come sembra ormai certo, anche se dall'altare ceciliano la proclamazione ufficiale avverrà lunedì, ricreare con l'orchestra il medesimo rapporto che aveva Pappano - che, pure lui, all'inizio ha avuto qualche problema - sarà difficile se non impossibile. Naturalmente dovrà provarci, se non vuole che l'orchestra gli renda la vita difficile.
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