Questa sera nel 'tempio della lirica mondiale'- per quei pochissimi che ancora non conoscono questa definizione, si tratta del Teatro alla Scala, sbarca per la prima volta Paolo Conte, singolare cantautore applaudito ed apprezzato in tutto il mondo. Sbarca in duplice senso: per la prima volta in tutta la sua vita da musicista mette piede nel suddetto 'tempio della lirica' - lui musicista - e per la prima volta accompagnato dal un suo gruppo strumentale vi tiene un concerto.
Il concerto di Conte ha suscitata una accesa discussione, anche fra gli ammiratori del cantautore. Ha cominciato Maranghi con una lunga lettera al quotidiano Il foglio nella quale ha spiegato che Paolo Conte potrebbe aprire la strada ai tanti possibili questuanti che vorrebbe anch'essi, cantare alla Scala. No, dice Maranghi, di professione editore tv (Classica) ed anche regista d'opera 'dilettante', perchè senza averne i titoli (di studio e formazione), in coppia con un Gavazzeni (se la memoria non ci inganna, Paolo Gavazzeni, quando era all'Arena di Verona vi portò, come Fuortes a Roma, cantanti che con l'opera non avevano nulla da spartire. Ricordiamo bene?). La Scala deve restare La Scala; quel che ha consentito Meyer mai e poi mai sarebbe accaduto dai tempi di Fontana in avanti.
Sulla stessa linea è intervenuta su Repubblica Milena Gabanelli, in trasferta dal Corriere. La Scala deve restare La Scala, dobbiamo preservare la sua identità. Anche se, correggendo Maranghi, elenca le altre volte in cui musica 'diversa' in un modo o nell'altro è già entrata alla Scala. In tutto quattro o cinque volte, se abbiamo contato bene.
E poi bacchetta Sgarbi che intervenendo a sua volta su Il Foglio, dopo la lettera di Maranghi, ha scritto che Paolo Conte ha il lasciapassare per la Scala, che non va chiusa. Gli fa notare la Gabanelli che tanta larghezza di vedute, lui non mette nella valutazione delle cosiddette 'pale eoliche' che deturpano la bellezza del paesaggio. Ma come lì non si deve toccare il paesaggio per nessuna ragione anche quando si abbatte la produzione di anidride carbonica, e qui invece si può nei confronti della identità storica della Scala?
Ed ora permetteteci di aggiungere qualcosa a quanto abbiamo già scritto all'indomani della pubblicazione della lettera contestatrice di Maranghi. Innanzitutto una domanda. L'Opera di Roma non è come e quanto la Scala, un tempio della lirica, con una sua storia non meno gloriosa di quella del teatro milanese?
Allora, perchè quando Fuortes ha programmato nella stagione estiva di Caracalla (ma anche in teatro, al chiuso) i concerti di Baglioni - serie 'EXTRA' - nessuno, tranne noi, ha gridato allo scandalo? E Fuortes programmò a Caracalla, una ventina di serate, quante ne prevedeva subito dopo la programmazione operistica.: 20+20. Venti non una sola. Dunque non doveva sfuggire all'attenzione dei puristi e puritani a giorni alterni.
Certo nessuno si augura né vuole e neppure accetterebbe che in ogni nostra grande istituzione musicale vi sia una programmazione metà 'normale ' e metà no. Ma se la programmazione 'normale' di ciascuna istituzione, ogni tanto - episodicamente - ospita musica 'altra', non c'è bisogno di gridare allo scandalo.
Nè questo può giustificare la richiesta/scambio, ad esempio, di Sgarbi, di ospitare a Sanremo, Giuseppe Gibboni, il nostro valente giovane violinista. Non serve. Ogni luogo resti quel che è mantenendo e difendendo la sua identità, ma se, una volta 'ogni morte di papa' si esce fuori dal seminato, non casca il mondo.
Bisogna solo fare attenzione, da parte di chi governa le singole, istituzioni, a non cedere a sirene ammaliatrici con annesse mazzette o promesse di 'aiuti'. E' l'unica cosa da chiedere anzi pretendere. E a Paolo Conte, per questa sera, 'in culo alla balena', come solitamente usano farsi gli auguri gli artisti.
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P.S.
Non è che si sta provando l'efficacia del siluro lanciato contro Meyer che si vorrebbe far dimettere? La Scala ha detto che Meyer resta. Allora i siluranti, governativi e non, stanno puntando a far fuori Pereira, la cui colpa maggiore sarebbero le spese, a carico del Teatro, di una trentina di mila Euro - una montagna di soldi?; ora, il ricostituito asse Nardella-Nastasi, non promette nulla di buono, come già accadde ai tempi in cui costrinsero alle dimissioni Chiarot e Luisi per metterci Pereira, in uscita dalla Scala.
Via Pereira per metterci - si dice - Fuortes, a sua volta costretto ad andar via dalla Rai, sempre che ci riesca la Meloni. Ma Fuortes avrebbe preferito La Scala al Teatro del Maggio Fiorentino, evidentemente a digiuno anche della grande storia del melodramma in Italia, del teatro fiorentino e del suo festival di primavera, da cui ha desunto la denominazione.
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Documenti: Elton John a Roma, per l'Opera, estate 2015
Ignazio Marino, davvero soddisfatto per l’evento: “”Roma, i suoi spazi straordinari hanno un grande fascino e anche la capacità di produrre eventi culturali e spettacoli unici. L’appuntamento dell’estate con Elton John è un bell’omaggio di questo artista così amato in tutto il mondo alla città. Ed è bello che si inserisca in un programma prestigioso offerto di cui diventerà un appuntamento imperdibile per i romani e i tanti turisti che nei mesi estivi saranno in città”.
E il sovrintendente del teatro dell’Opera Carlo Fuortes: “”Elton John è uno dei più grandi e consacrati musicisti rock di tutti i tempi. La sua musica ha interpretato e segnato gli ultimi cinquant’anni di storia della società contemporanea come poche altre. E’ per noi un grande onore ospitarlo nel magnifico spazio delle Terme di Caracalla, una scenografia che ingloba e conquista ogni musica rendendola una esperienza indimenticabile”.
Documenti: Baglioni all'Opera di Roma, 2022
Claudio Baglioni torna dal vivo con «Dodici Note Solo», una nuova tournèe che partirà il 24 gennaio 2022 dal Teatro dell’Opera di Roma. Lo spettacolo vedrà il cantautore sui palchi di 50 tra i teatri lirici e di tradizione più prestigiosi d’Italia. «Dodici Note Solo» segnerà il grande ritorno della musica dal vivo: la prima vera tournée nei teatri, da quando la capienza è tornata al 100%
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La grande musica di una delle più grandi voci della musica italiana come nessuno l’ha mai sentita.
È Dodici note: tutti i classici di Claudio Baglioni, per la prima volta in un’inedita e raffinata dimensione classica: grande voce, solisti d’eccezione, grande orchestra e coro, dal 6 al 18 giugno.
Ma Dodici note è anche una ‘prima nella prima’: per la prima volta in assoluto, infatti, la stagione estiva dell’Opera di Roma alle Terme di Caracalla ospiterà dodici serate consecutive dello stesso artista. Fino a oggi, nessuno si era esibito per dodici spettacoli di fila, in questo spazio letteralmente unico al mondo, nel quale storia, arte e bellezza si fondono in una magia che non ha eguali.
«Accogliamo con gioia alle Terme di Caracalla il progetto musicale in dodici serate di Claudio Baglioni, accompagnato da orchestra e coro. – dichiara Carlo Fuortes, sovrintendente del Teatro dell’Opera di Roma – Negli ultimi anni, con una rigorosa attenzione alla qualità delle proposte, il palcoscenico ha accolto progetti unici dedicati a grandi artisti della musica di oggi: i concerti di Claudio Baglioni entrano di diritto tra questi».
Dodici serate, come le dodici note materia prima dell’ineguagliabile sogno della musica, e i dodici brani che compongono il nuovo album di inediti di Claudio Baglioni, in uscita nella primavera 2020. Tra queste tracce, “Gli Anni Più Belli”, brano inedito che dà il titolo al nuovo film di Gabriele Muccino, nelle sale cinematografiche dal 13 febbraio 2020.
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