La tre giorni di esposizione del feretro con le spoglie di Costanzo in Campidoglio, si è conclusa da pochi minuti con il rito funebre celebrato nella Chiesa degli Artisti, davanti ad una folla dentro e fuori la chiesa; dentro volti volti del mondo dello spettacolo e del giornalismo, fuori la gente di Roma, una folla, che ha seguito il rito religioso che veniva trasmesso su schermi giganti , mentre il pubblico a casa, poteva seguirlo in diretta su Mediaset e Rai.
Noi che non partecipiamo ai funerali di nessuno , gli ultimi sono stati quelli dei nostri genitori, siamo rimasti incollati alla tv per seguire da casa lo svolgimento del rito funebre, cui l'intervento del ministro Sangiuliano, aveva dato l'imprimatur della solennità ( che avranno voluto dire i funerali 'solenni'? in che senso questi lo erano? Forse perchè si è trattato di una Messa da requiem accompagnata dai canti di un coro a cappella? o perchè c'era la tv a renderli solenni?).
A differenza di tante messe che, facendo fuori e dentro la chiesa, abbiamo seguito, quella che si è celebrata per il saluto religioso a Costanzo ci ha coinvolti per le ragioni che desideriamo brevemente spiegare e che rappresentano per noi le giusta modalità di un 'rito' liturgico'.
Partecipazione, commozione in chiesa; sull'altare il celebrante, officiava senza sbavature il rito che, è un rito 'di gioia', come ha fatto notare il vaticanista Filippo Di Giacomo, giacché il Vangelo che si legge, è quello che racconta il 'sepolcro vuoto' e la Resurrezione di Gesù. E niente lagne brutte e inascoltabili quali nelle messe vengono solitamente cantate, come nessuna la cantilena, una lagna, con cui si legge spesso il testo evangelico. Che va letto, sempre e comunque, mai cantato.
La commozione e la partecipazione è stata certamente sostenuta dalla presenza della musica, ben scelta e ben eseguita ( anche se forse andava ripresa con maggiore fedeltà), da un coro misto 'a cappella', che, a conclusione della cerimonia religiosa, ha intonato due perle della musica sacra: l'Ave Maria di Tomas Luis da Victoria e il magnifico Sicut cervus palestriniano.
Se c'è un paio di appunti che vorremmo muovere alla cerimonia è il lungo excursus che il celebrante ha fatto, durante l'omelia, sulla vita, soprattutto professionale, di Costanzo - assolutamente non necessario - e l'esplodere degli applausi, mentre molto più opportuno sarebbe il silenzio per accompagnare la riflessione sul mistero della morte.
Infine. Cosa resta di 'artistico' in quella chiesa 'degli artisti', al di fuori dei funerali a personaggi famosi , nella quale la tv ci fa entrare solo per i morti, e finora mai per i vivi?
Nessun commento:
Posta un commento