Barcellona - La segretaria di Stato dei Trasporti ed ex presidente di Adif, l’impresa statale che amministra le infrastrutture ferroviarie, Isabel Pardo de Vera e il presidente di Renfe, la compagnia ferroviaria spagnola, Isaías Táboas, hanno rassegnato lunedì scorso le dimissioni dal loro incarico in seguito allo scandalo dei treni disegnati troppo alti per entrare nelle gallerie, reso noto dalla stampa alla fine del gennaio scorso.
Treni troppo larghi non passano nelle gallerie
Dimissioni richieste a gran voce dalle Comunità autonome che si sono viste pregiudicate dall’errore di progettazione, Cantabria e Asturie, provocate e accolte dalla ministra dei Trasporti Raquel Sánchez nel tentativo di calmare le acque.
LE DIMISSIONI
Non è perciò stato sufficiente il sacrificio di due cariche intermedie di Renfe e Adif dei giorni scorsi per tamponare ciò che è stato definito “un pasticcio, una cosa raffazzonata” nelle parole di Miguel Ángel Revilla, presidente della Cantabria. I fatti, che raccontano “uno dei maggiori fiaschi ferroviari degli ultimi anni”, risalgono al 2020, quando Renfe s’impegna a rinnovare il parco macchine che transita sulla rete ferroviaria gestita da Feve con 31 treni nuovi, 21 destinati alla Cantabria e 10 alle Asturie, la cui immissione avrebbe dovuto ridurre l’età media di quelli circolanti dai 28 a 15 anni. Si tratta infatti di un’antica rete del secolo XIX, che presenta problemi da oltre due decenni, con treni che arrivano fino a 40 anni di attività, spesso a rischio di incidenti. L’impresa basca Caf si aggiudica l’appalto dei lavori di progettazione e costruzione dei treni per 258 milioni di euro, il contratto fissa in 220 mesi il tempo di esecuzione, fabbricazione e manutenzione. La Caf si accorge abbastanza presto dell’errore di Renfe nelle dimensioni indicate nella licitazione di gara: i treni sono infatti disegnati 20 centimetri più alti di quanto i tunnel della rete possano contenere, proprio perché in quella rete le gallerie sono più basse dell’abituale. E’ un errore di progettazione, le macchine non sono ancora state costruite, quindi non è stato speso neppure un centesimo. Ma ora i costi lieviteranno per risolvere il problema e ci sarà un ritardo di almeno un paio d’anni nella consegna, quando i primi treni nuovi sarebbero dovuti arrivare il prossimo anno...
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