Dei flussi migratori di tanti giovani che dall'Estremo Oriente approdano in Italia per studiare il canto lirico, in quella che loro ed il resto del mondo, Italia esclusa, considerano la patria, si sa da molto tempo.
Noi siamo rimasti ai coreani, della Corea del Sud, che, negli anni in cui insegnavamo a L'Aquila, arrivavano da quel paese; mentre lì pochi erano i cinesi ed altrettanto pochi i giapponesi.
I Coreani che arrivavano in Italia appartenevano a famiglie che avevano disponibilità economiche e questo qualche farabutto di insegnante lo aveva capito.
E perciò metteva in atto ogni mezzo, seppure con un certo ipocrita garbo, per approfittare.
Quegli studenti , dopo aver superato lo scoglio della loro sistemazione logistica, dovevano superare quello ben più duro degli esami di ammissione. Naturalmente avevano studiato canto in patria, e, benchè conoscessero poco la lingua italiana, in Italia venivano, diciamo, per 'perfezionarsi'. Una volta conseguito il diploma, quelli più dotati avrebbero intrapreso in patria o in Occidente, la carriera artistica, ma la gran parte, tornata in patria, si votava all'insegnamento. Loro così dicevano: nelle università, dove avevano studiato e da dove provenivano - se ricordiamo bene.
Allora, appena arrivati si rivolgevano ai loro connazionali già presenti, per sapere come superare l'esame di ammissione.
E non era raro il caso che veniva loro consigliato di recarsi da qualche insegnante, ben noto nell'ambiente, magari legato familiarmente agli insegnanti di canto con cui avrebbero dovuto sostenere gli esami, per alcune lezioni propedeutiche. MA NON GRATUITE. E Lì il PRIMO SALASSO.
Primo ma non unico; qualche insegnante magari pretendeva pagamento aggiuntivo di altra natura: non c'è bisogno di specificare e spiegare quale.
Poi , seconda, ma non ultima tassa, quella per l'avanzamento negli anni di corso, e ultima - finalmente - per le lezioni private aggiuntive, a pagamento, per prepararsi a dovere e 'profumatamente' all'esame di diploma.
Se di tutto questo mercimonio, eravamo a conoscenza, seppure senza dati precisi e circostanziati, noi che insegnavamo Storia della Musica, e che quindi facevamo lezione contemporaneamente ad una ventina di studenti ( mentre gli studenti di canto fanno solitamente lezioni singole, e quindi è più facile mettere in atto il ricatto economico)... se eravamo a conoscenza anche noi di un simile traffico, indecente e da stroncare, lo erano certamente molti insegnanti ed anche i responsabili dell'istituto, i direttori.
Qualche anno fa si mise in atto un altro sistema per sfruttare economicamente l'interesse che gli studenti di canto dei paesi dell'Estremo Oriente avevano per lo studio in Italia. Si aprirono in alcuni paesi 'sedi staccate' di alcuni conservatori. Si lesse di viaggi inaugurali di direttori di Roma e L'Aquila, fra quelli che ricordiamo. Un altro pasticcio che - stando sempre a ciò che leggemmo e ricordiamo - vedeva insegnanti trasferirsi per qualche tempo laggiù per insegnare in loco a quegli studenti, con un'aggiunta al loro stipendio. Una specie di trasferta. Insomma una forma di sfruttamento 'a casa loro' . Non sappiamo se quel 'commercio' sia finito, se sia stato stroncato, o continui magnificamente.
Un vero problema che tutti questi studenti avevano ed hanno è la scarsissima conoscenza della lingua italiana. Per essere ammessi in Conservatori tedeschi, tanto per fare un esempio, è richiesta la conoscenza della lingua di quel paese. In Italia no.
Tante volte proponemmo ai nostri colleghi di Storia della Musica che volevano bocciare gli studenti che naturalmente parlavano la nostra lingua come nelle classiche comiche cinematografiche, di istituire per loro dei corsi OBBLIGATORI di lingua italiana. Non credo si sia fatto, almeno non si fece all'Aquila. Ma per questo dobbiamo ricordare l'impegno eroico profuso da buona parte di quegli studenti, per studiare e riferire in italiano la storia della musica che in misura ridotta avevano già studiato nelle 'università' dei paesi di provenienza.
Insomma ciò che si sarebbe dovuto fare per metterli a loro agio negli studi, non si faceva, mentre lo sfruttamento procedeva a gonfie vele.
Il caso del Conservatorio di Milano, di quei farabutti di insegnanti che sfruttavano e spremevano i loro studenti cinesi, non è che l'emersione di un fenomeno a tutti noto ma che nessuno si adopera per stroncare. Ora lo si deve fare, perchè deve essere diradato ogni dubbio sulla funzione educativa che anche gli insegnanti di materie tecniche, come il canto, sono tenuti a svolgere.
Quei farabutti, una volta accertate le loro responsabilità devono essere radiati dall'insegnamento. Vadano al mercato con un loro banchetto per vendere patate, e per far sentire, richiamando i clienti, la loro voce.
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