domenica 8 gennaio 2023

Arezzo. La comunità ucraina vorrebbe che fosse cancellato il concerto della Netrebko di febbraio

 "Condanno espressamente la guerra all’Ucraina e il mio pensiero va alle vittime di questa guerra e alle loro famiglie. La mia posizione è chiara. Non sono membro di nessun partito politico né sono alleato con nessun leader della Russia. Riconosco e  mi rammarico che le mie azioni o affermazioni passate possano essere state fraintese. Infatti, ho incontrato il Presidente Putin solo una manciata di volte in tutta la mia vita, soprattutto in occasione di  premi in riconoscimento della mia arte o alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi. Altrimenti non ho mai ricevuto alcun sostegno finanziario dal governo russo e vivo e sono residente fiscale in Austria. Amo la mia patria, la Russia, e cerco pace e unità solo attraverso la mia arte”. “Dopo aver preso la mia pausa annunciata, riprenderò ad esibirmi a fine maggio, inizialmente in Europa”.


Questo scriveva sul suo profilo social Anna Netrebko, il 30 marzo del 2022, un mese dopo l'invasione dell'Ucraina da parte dell'esercito russo. Ma solo a seguito delle infinite sollecitazioni perchè condannasse la guerra ed il suo fautore cioè Putin, dissociandosi anche dal suo mentore Valery Gergiev. Il quale quella guerra di invasione non ha mai condannato e neppure Putin, suo amico . Di Gergiev può dirsi, che è 'amico' di Putin, perchè se a San Pietroburgo ha stabilito la sua corte, lo deve anche all'appoggio di ogni genere di Putin. Al quale il noto direttore non ha mai fatto mancare il suo sostegno, anche in altre occasioni dolorose come questa.

 Gergiev non ha mai condannato Putin, perchè la sua amicizia ritiene superiore ad ogni progresso e prosecuzione di carriera in tutto il mondo. Dunque il suo legame con Putin deve essere fortissimo, tuttora, e somiglia a quello di Kirill, il patriarca, che al dittatore non ha mia fatto mancare appoggio e benedizione.

 Netrebko, condannando la guerra, avrebbe dovuto dissociarsi anche da Gergiev e rinunciare definitivamente alla sua carriera in Russia, la cui entità non può essere certo paragonata a quella che ha in tutto il resto del mondo. E, del resto, la dichiarazione della cantante sulla Russia, sua patria,  non si sposa bene con il suo trasferimento in Austria, dove ha scelto di vivere. 

 Le istituzioni musicali, riconoscendone il valore, si sono affrettate, dopo una sua dichiarazione di facciata, a riammetterla nei teatri. Troppa fretta. Perchè quella sua 'pausa dal lavoro', proclamata dopo gli inviti a condannare la guerra, è servita solo a salvarsi la faccia di fronte al mondo che l'accusava; poteva evitarsela se da subito avesse posto mente alla distruzione di persone e cose che quell'assassino,  a capo del suo paese, stava perpetrando in Ucraina. E non l'ha fatto.

 Ora quella stessa indignazione nei suoi confronti emerge ad Arezzo, dove Lei è attesa per un concerto il prossimo 7 febbraio. Con le medesime scuse da parte degli organizzatori imbarazzati, già tante volte udite, e senza che Lei approfitti dell'ennesima polemica per essere più decisa nella condanna dell'assassino dittatore che sta riducendo l'Ucraina in macerie, uccidendo migliaia di civili e mandando allo sbaraglio tanti giovani del suo paese i quali, se liberi di scegliere, certamente, nella maggioranza, sceglierebbero di rinunciare.

 Se la nostra opinione può avere un minimo peso, diciamo apertamente che alla Netrebko ancora in bilico, dovrebbe esser vietato di cantare in Occidente. Non giova cantare, in nessuna parte del mondo, quando i suoi 'fratelli' Ucraini ogni giorno piangono morti su morti. Le immagini tragiche, da genocidio, della distruzione in Ucraina non possono essere né alleviate né cancellate da nessun canto, da nessuna voce, neppure da quella preziosissima della Netrebko.

 

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