Per il Maggio Musicale Fiorentino quella di ieri è stata quasi una marcia trionfale. Perché l’idea di riuscire a cancellare con un colpo di spugna deficit, debiti e bilanci rosso profondo è di quelle da far tremare i polsi. Soprattutto dopo un anno e mezzo di incassi ridotti a quasi zero per la pandemia da Covid e in vista di un’altra appassionante avventura come quella della sala sinfonica nuova di zecca che sarà inaugurata a dicembre. L’entusiasmo del sindaco Dario Nardella, che della Fondazione del Maggio è anche presidente, è alle stelle: "Una notizia straordinaria: il Consiglio dei ministri ha inserito nella legge di bilancio appena approvata un fondo specifico di 150 milioni di euro a fondo perduto per ricapitalizzare le fondazioni lirico sinfoniche italiane.
Si tratta di una svolta storica". E dopo trent’anni di attesa per "una operazione strutturale e complessiva come questa" i ringraziamenti al governo Draghi e al ministro Franceschini sono d’obbligo. Si tratta in effetti di 100 milioni per il 2022 destinati al finanziamento delle fondazioni con gravi problemi economici e di altri 50 milioni per il 2023 riservati invece a finanziare gli investimenti delle fondazioni più virtuose.
"Grazie a queste risorse a fondo perduto tutte le città che hanno teatri potranno estinguere il vizio originale che in questi anni ha pesato moltissimo sulla capacità produttiva e artistica. Il Maggio fiorentino ha sofferto più degli altri, imponendoci sforzi senza pari. Come sindaco di Firenze, che dopo lo Stato è il principale contributore del teatro con una quota di 4,5 milioni all’anno, sono testimone in questi anni di grandi sacrifici".
"Questa operazione – continua – ci consentirà di estinguere lo stock di debito accumulato, un fardello insostenibile che ha condizionato tutte le politiche culturali del teatro portandoci a operare scelte difficili e dolorose come l’eliminazione del corpo di ballo e la razionalizzazione delle risorse umane. Grazie a questa misura strutturale il teatro potrà sopportare con ottimismo i futuri investimenti strategici alla pari degli altri teatri europei. In questi anni il Maggio ha sempre avuto i bilanci con un lieve utile che però è stato bloccato dalla necessità di fronteggiare i debiti verso lo Stato e verso i privati. E’ peraltro un bene che sia prevista una clausola in base alla quale qualunque fondazione beneficiaria di questa misura verrà commissariata se nell’anno successivo chiude il bilancio in passivo. Si tratta di un deterrente forte ed efficace che ci consente di mantenere la barra dritta e di questo ho già parlato con il sovrintendente Pereira e con il direttore Peruzzi".
Commento positivo, ma più cauto arriva direttamente dal Maggio Musicale (con il sovrintendete Alexander Pereira già in viaggio per la tournee con il maestro Zubin Mehta nel nord Europa). "E’ una notizia che entusiasma il Teatro e che richiama giustamente l’attenzione, vista la clausola di amministrazione straordinaria con una possibile liquidazione, a una gestione che sia sempre in equilibrio". Il Maggio però, prudentemente – "attende i dettagli di quale sarà il riparto che arriverà alla Fondazione e di conseguenza deciderà come impiegarli al meglio per rendere più sostenibile anche la gestione".
Soddisfatti, ma guardinghi i sindacati del Maggio, Cgil, Cisl e Uil. "Un sostegno statale così importante – spiegano – ci fa capire il ruolo fondamentale che queste istituzioni rivestono nel nostro Paese". "La somma sicuramente servirà – aggiungono – per azzerare i debiti per quelle fondazioni, come il Maggio che negli anni hanno visto il loro debito crescere e diventare insostenibile: una boccata di aria fresca per mettere al sicuro il teatro". Con una specifica: "Vigileremo affinché questa somma venga impiegata in modo corretto, per risanare quindi tutto il debito accumulato negli anni dovuto alle cattive gestioni del teatro. Con particolare attenzione vigileremo sull’utilizzo delle risorse che verranno risparmiate sul debito per evitare che si possano ripresentare sbilanci e che si crei un nuovo debito".
A proposito
La notizia dello stanziamento di 150 milioni di Euro a fondo perduto per ricapitalizzare le fondazioni lirico-sinfoniche con debiti, non può che rendere soddisfatti i sovrintendenti che le guidano. Si tratta di una bella notizia.
Ma accanto a questa bella notizia, inattesa, ve ne è una ancora più bella, che molti vedranno come brutta invece.
E cioè che le fondazioni che l'anno successivo alla destinazione di detti fondi (2022) torneranno nuovamente a fare buchi in bilancio, verranno commissariate.
Per non arrivare a decisioni tanto traumatiche sarà opportuno che anche tutti i lavoratori, attraverso le loro rappresentanze, vigilino sulla corretta amministrazione delle Fondazioni.
Qualche anno fa, al Teatro Regio di Torino, Vergnano , dopo molti anni da sovrintendente, dovette dimettersi, a causa del bilancio in rosso del teatro. E sapete come si giustificò? Mi hanno sempre detto che i bilanci erano in ordine.
Insomma il sovrintendente non gestisce come dovrebbe lui i bilanci, li 'appalta' ad altri, dei quali ovviamente si fida ma che gli raccontano balle. Dopo Vergnano, a Torino, è arrivato Graziosi, per volontà diretta di Grillo - meglio perderlo che acquistarlo! - che ha fatto un disastro economicamente e che è stato mandato a casa, anzi inquisito; dopo di lui è arrivata la commissaria Purchia che dovrebbe aver messo in ordine i conti e che ora è stata promossa ad assessora alla cultura dal nuovo sindaco di Torino.
Il caso di Torino, che è solo un esempio, ancora una volta fa emergere il duplice problema ancora da rivolvere nelle Fondazioni lirico-sinfoniche. Innanzitutto che il Sovrintendente non può essere un perito agrario - è successo anche questo in una fondazioni lirica, per decisione del sindaco leghista - ma un amministratore, in grado di tenere sotto controllo i conti che deve far sempre e comunque quadrare sulla base dei fondi di cui dispone ( mai fare come certe amministrazioni comunali arrivate al dissesto finanziario senza che nessuno (?) se ne fosse accorto perchè erano state messe in bilancio entrate troppo sovrastimate).
E poi pretendere, per legge, dal Sovrintendente la responsabilità in solido dei conti. Se fa buchi di bilancio e non riesce a riempirli, o se spende più di quello che può (come nel caso della 'famosa' Traviata di Verdi 'glamour' ( Coppola, Valentino) dell'Opera di Roma, gestione Fuortes, che costò una bella cifra - si disse oltre 1 milione di Euro - il cui costo è stato pareggiato dopo anni di tournée dell'all'estero e di riprese in sede) il sovrintendente va mandato via - commissariato - ma deve anche tirar fuori di tasca propria le spese inavvedute che ha fatto.
Dopo questa enorme somma a fondo perduto previsto dalla legge di Bilancio, non si può continuare come prima, si deve girare pagina, e soprattutto si devono tenere i bilanci in ordine. ( P.A.)
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