L'Opera di Roma, da luglio, dopo il trasloco di Carlo Fuortes a Viale Mazzini come Amministratore delegato; il Regio di Torino, da fine ottobre, quando la commissaria Rosanna Purchia aveva accettato la nomina ad assessore alla cultura del Comune offertole dal neo sindaco, due fra le più importanti fondazioni liriche del Paese, sono senza sovrintendente. Anche se, nel caso di Roma, Fuortes continua a fare ancora il sovrintendente dell'Opera oltre che l'Amministratore delegato Rai. Anomalia inconcepibile questa della quale nessuno sembra darsi pena.
Le suppliche ai due neo sindaci - Lo Russo e Gualtieri - a darsi una mossa sono rimaste evidentemente inascoltate. A Roma sono già trascorsi sei mesi, a Torino solo un mese; e mentre da Torino arriva la notizia che la nomina del nuovo sovrintendente non avverrà prima del 2022, a Roma non sappiamo quando Gualtieri si deciderà.
Nei giorni scorsi s'era fatto il nome di Francesco Giambrone, certo di non essere riconfermato al Massimo di Palermo, perchè il suo padrino Orlando non potrà più presentarsi come candidato sindaco, ma poi silenzio. S'era letto anche che a Fuortes, che certamente consiglierà il sindaco, al quale non basta suonare al chitarra per una decisione la più saggia, era d'accordo per tale scelta; a Torino la Purchia ovviamente consiglierà il sindaco, dalla sua poltrona di assessore alla cultura, e già sovrintendente a Napoli e commissaria a Torino.
Nel corso di questi mesi di attesa viene alla mente quanto scrivevamo all'indomani della nomina di Fuortes in Rai. Era del tutto evidente che la sua sostituzione all'Opera avrebbe avuto tempi lunghi. Ma di questa anomalia non fregava niente a nessuno, tanto meno a coloro ( compresa Giorgia Meloni, certa di vincere alle elezioni che, invece, ha perso) che volevano nominare il successore di Fuortes.
Se avessimo avuto bravi e coscienti amministratori è ovvio che la scelta di una guida di una importante 'azienda' culturale, per loro avrebbe dovuto prescindere da simpatie ed antipatie politiche. Ma non è così. I capi di tante istituzioni vengono scelti in base agli anni di 'onorato servizio' di portaborse o simpatizzanti di questo o quel politico o partito in auge. Anche perchè chi viene scelto, amministri bene o male, non paga mai di tasca sua. Dunque può farlo chiunque.
Certe facce che abbiamo visto circolare ai piani alti di troppe istituzioni musicali e culturali in genere, nella società civile a mala pena avrebbero potuto assumere l'incarico di impiegato semplice. A certuni nessuno con un pò di cervello e a rischio dei propri soldi affiderebbe incarichi di direzione, come hanno fatto spesso in prestigiose istituzioni del nostro paese.
E del resto la stessa musica si ascolta nelle stanze del potere, dove i suoi abitanti non rappresentano, come dovrebbero e sarebbe auspicabile e logico, la crema della società.
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