mercoledì 17 novembre 2021

Rai. Fuori la politica dalle nomine dei direttori TG. IL ruolo di Palazzo Chigi ( da Corriere della Sera, di Marco Galluzzo)

 La reazione di  Giuseppe Conte era prevista, in qualche modo annunciata. Prima della chiusure delle nomine Rai l’ex premier ha fatto una telefonata a Draghi non proprio serena, in cui ha protestato, ha detto che  i Cinque Stelle sono sotto rappresentati. Ma il capo del governo ha deciso di tirare dritto, per quanto lo riguarda «è stato assicurato il criterio del pluralismo» e delle professionalità. Insieme a quello, per lui irrinunciabile, della parità di genere. «Ora nei posti di vertice della Rai ci sono due donne», rivendicano a Palazzo Chigi, e anche questa è una risposta alle proteste di Conte. 

 

Nello staff del presidente del Consiglio non hanno difficoltà a raccontare i passaggi delle ultime settimane, i contatti che ci sono stati, e nessuno ovviamente li nega, con l’amministratore delegato dell’azienda pubblica e i componenti del Cda. A Palazzo Chigi, come del resto nel passato, è stata aperta una linea di contatto fissa con i vertici della Rai e si è seguito passo dopo passo la costruzione dello schema che ha portato alle nomine. In questo schema, ed è una rivendicazione, la prima richiesta del capo del governo è stata quella di attingere anche a risorse professionali esterne, dunque sul mercato. 

Sono stati vagliati profili di diversa estrazione, di donne che dirigono o sono ai vertici dei quotidiani, di volti noti di televisioni private, come quello di Giovanna Pancheri, di Sky, ma al premier è stato risposto che questa era una soglia non valicabile, che per il corpo di potere della televisione di Stato sarebbe stato troppo, meglio professionalità interne. 

 A questo punto Mario Draghi si è sintonizzato su una linea di pragmatismo e forse anche di disincanto: ha delegato al suo segretario di gabinetto, Antonio Funiciello, la chiusura della partita. Ha vagliato l’esito delle trattative condotte con tutti i partiti, ha giudicato più che equilibrato lo schema finale. Una sola cosa ha richiesto e al contempo protetto: una donna al vertice del Tg1 e alla fine ha dato il via libera alla Maggioni, considerata come una delle punte di competenza che la Rai stessa è in grado di esprimere. Riconosciuta da tutti gli schieramenti come professionista che ha dimostrato sia sul campo, già inviata di guerra, sia in ruoli istituzionali, come presidente dell’azienda pubblica, il suo valore. 

Del resto a Palazzo Chigi ricordano che anche al momento della formazione del governo Draghi fu molto attento alla parità di genere, sia nella scelta dei ministri, sia nella distribuzione dei posti dei sottosegretari: anche in qualche caso non tutti i partiti furono soddisfatti, alcuni protestarono, avevano candidati diversi, ma il capo del governo tirò dritto, senza recedere rispetto ad una sua personale visione della caratura dell’esecutivo. 

 Il solo sospetto che Draghi abbia voluto accelerare rispetto ad una scadenza che poteva essere rimandata al prossimo anno, chiudendo un dossier con una soddisfazione forse più marcata del centrodestra, persino di Giorgia Meloni che ottiene la direzione di Rai News, viene respinta come totalmente infondata nel suo staff. Ogni pensiero recondito alla partita del Quirinale viene considerato talmente inappropriato da non aver bisogno di un commento. «Tutti sono stati soddisfatti, anche i Cinque Stelle», chiudono nello staff del premier. 


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